Ventisei affiliati al clan di S. sono stati colpiti da condanne definitive, per oltre 230 anni di reclusione, a seguito dell’operazione convenzionalmente denominata “Agorà”.
Con la decisione della Corte Suprema di Cassazione dell’11 marzo scorso, che ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dagli imputati, è divenuta definitiva la sentenza della Corte d’Appello di Bari che, il 15 luglio 2019 (in riforma della sentenza, datata 20 dicembre 2017, del GUP di Bari), aveva riconosciuto gli stessi colpevoli dei delitti contestati, a vario titolo, di “associazione per delinquere di tipo mafioso”, “estorsioni”, “possesso di armi”, “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti” e “tentato omicidio”. Quindici imputati, dei quali due agli arresti domiciliari, sono stati arrestati, nelle prime ore della mattina di oggi, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari a seguito di un’operazione che ha visto impegnati oltre cento militari del Comando Provinciale Carabinieri di Bari, con il supporto di un elicottero del 6° Nucleo Elicotteri di Bari e del Nucleo Cinofili di Modugno. Per gli altri 11, i provvedimenti restrittivi sono stati notificati presso le Case Circondariali ove si trovavano già detenuti.
Il provvedimento odierno costituisce l’epilogo dei processi avviati a seguito delle indagini condotte, negli anni 2013-2015 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese, nei confronti del clan S., consorteria mafiosa tuttora attiva in Bari e provincia. L’operazione eseguita nel luglio 2015 e convenzionalmente denominata “Agorà”, poichè il centro operativo dell’associazione mafiosa colpita si identificava all’epoca con la piazza principale del quartiere Carbonara ove, tra l’altro, nel 28 maggio dello stesso anno venne ucciso Nicola Telegrafo, elemento di spicco del clan (cognato di S.D. e S.S., vertici incontrastati del sodalizio), costituisce il risultato di tre anni di indagini del Nucleo Investigativo del Comando Provinciali di Bari, svolte nei borghi della città ove l’influenza della consorteria mafiosa esercita la maggiore influenza. L’indagine consentì di accertare, nel periodo investigato, la primazia, su gran parte del capoluogo, del clan, in particolare nei quartieri di Carbonara, Bari Vecchia, Libertà, San Girolamo, San Pio, Santo Spirito, Santa Rita, oltre che nei comuni di Adelfia e Bitonto e di registrare l’esistenza di due articolazioni organizzate (in parte coincidenti con l’associazione mafiosa) finalizzate al traffico illecito di sostanze stupefacenti, operanti in Bari e provincia. Nella circostanza, furono portati alla luce i metodi e i sistemi adottati dal clan per l’approvvigionamento dello stupefacente, di armi ed esplosivi, questi ultimi in talune occasioni utilizzati per azioni intimidatorie sul territorio finalizzate alla riscossione del “pizzo” da parte dei cantieri edili, specie nella zona di Bari – Carbonara.
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