«I cambiamenti climatici sono in atto, ormai non lo possiamo negare, ma va senza dubbio definita una strategia di intervento al fine di capire quali sono quelli a livello locale, non globale, nei singoli territori, in particolar modo nelle isole».
Lo ha affermato Paolo Figini, professore dell’Università di Bologna ed esperto di Economia del Turismo, nell’ambito della terza assemblea generale di SoClimPact, progetto cofinanziato dal programma di Ricerca e Innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea (www.soclimpact.org), tenuta a Palermo.
Tre giorni di lavori tra addetti ai lavori, desiderosi di confrontarsi per sviluppare modelli volti a valutare gli impatti dei cambiamenti climatici e a ridurre le emissioni di carbonio in 12 isole e arcipelaghi europei in diverse aree (Cipro e Malta, Isole Baltiche, Isole Baleari, Sicilia, Sardegna, Corsica, Creta, Azzorre, Madera, Isole Canarie e Indie occidentali francesi).
«Da ora in poi – aggiunge Figini – il nostro lavoro sarà vedere l’impatto economico che tutto questo avrà in alcuni settori dell’economia regionale, tra cui il turismo, tra i più condizionati dai cambiamenti climatici. Uno degli obiettivi del progetto è definire in maniera più precisa e quantitativa aspetti interconnessi come gli arrivi, gli effetti in termini di prezzi, i comportamenti di spesa dei turisti. Bisogna, per esempio, valutare se la diminuzione di turisti a luglio e agosto verrà compensata da un probabile aumento nelle stagioni intermedie. Valutazione con un fronte temporale che guarda al 2.100».
Focal Point per la Sicilia del progetto è l’Osservatorio sul Turismo delle Isole Europee (OTIE) – facente parte del consorzio del progetto Soclimpact – grazie al quale si è riusciti a mettere un gruppo di lavoro locale che possa raccogliere dati necessari a misurare i costi economici e non di mercato dei cambiamenti climatici.
«Facciamo parte di questo progetto sul claime change – spiega Giovanni Ruggeri, presidente dell’OTIE – insieme a 30 partner di altrettanti contesti insulari appartenenti all’Unione Europea. Capofila le isole Canarie, nostro modello di riferinento. L’obiettivo che ci ha dato la Commissione Europea è comprendere cosa accadrà nelle isole nei prossimi 30 anni in conseguenza del cambiamento climatico nel settore dell’economia del turismo. Questo vuol dire cercare di capire anche quali saranno le politiche che l’Unione Europea, prima la Commissione e poi il Parlamento, dovranno e vorranno mettere in campo per sostenere, aiutare e indicare un percorso diverso. Parliamo di imprese del settore turistico, balneare, agricolo, nautico. La Commissione Europea ha deciso di partire dalle isole perché sono territori più fragili rispetto ai cambiamenti climatici, per vedere come trasferire il know how e la conoscenza scientifica da e verso altri contesti non insulari».
Presente e particolarmente attiva anche l’ENEA.
«Per il futuro ci si aspetta variazioni significative nell’Europa del Sud – sottolinea Giovanna Pisacane, esperta dell’ENEA di climatologia ed evoluzione del clima -. Non si tratta di un progetto scientifico in se e per se, ma di una traduzione del dato scientifico in variabili che siano di uso per la comunità scientifica. I tre giorni sono un work in progress, infatti stiamo stabilendo una serie di contatti con accademici ma anche con chi, nel territorio, deve adottare politiche volte ad adattarsi ai cambiamenti climatici. L’Enea partecipa come laboratorio di modulistica climatica, opportunità di crescita personale in quanto come scienziati siano abituati a rimanere chiusi in una torre d’avorio. Occasioni del genere, invece, ci danno modo di imparare cosa si aspettano da noi gli economisti e coloro che hanno poi a che fare con la gestione del territorio. Ci si mette anche in discussione perché a volte la variabile scientifica, se non è significativa per noi, può non essere lo stesso per gli amministratori e chi per loro».
Un progetto arrivato a metà percorso, che si avvale dei contributi di numerosi esperti del settore.
«Siamo a buon punto ma dobbiamo ancora lavorare – conclude Carmelo León, dell’Università di Las Palmas Gran Canaria, capofila del progetto -. Questo è un progetto che, lavorando nelle isole, ritengo darà risultati molto utili per tutti quegli ambiti previsti. Siamo nella fase intermedia. La risposta che mi sento di dare è che il cambiamento climatico c’è e si sente, ed è dovuto all’azione dell’uomo».