23 Dicembre 2024
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2 thoughts on “DI MATTEO ANDRA’ AL C.S.M.? L’IMPUDENZA DI UNA CANDIDATURA

  1. IL C.S.M. SAPEVA TUTTO

    Catanzaro, 24 giugno 2019
    Racc. A.R.

    Al Consiglio Superiore della Magistratura
    Piazza Indipendenza n. 6
    00185 – ROMA

    Io sottoscritto Avv. Enrico Brogneri (cod.fisc.: BRGNRC43R14I095M) a suo tempo ho diretto all’intestato C.S.M. l’allegato esposto 19.8.2016.
    Dall’esame è poi scaturito il provvedimento che qui trascrivo ” … con riferimento alla Sua richiesta, pervenuta in data 15.2,2017 prot. n.CSM 7941/2017, concernente l’esposto già trasmesso in data 31.8.2016 prot. CSM n.48051/2016, Le comunico che il Comitato di Presidenza, nella seduta del 7 ottobre 2016, ha deliberato di prenderne atto non essendovi provvedimenti di competenza consiliare da adottare …”.
    In estrema sintesi, col detto esposto mi dolevo per una lunga serie di episodi caratterizzati da sviste, abusi e falsità, ma anche da protervie e scorrettezze degli avversari che mai sono state censurate dai giudicanti. Ovviamente, l’avvocato Mario Scaloni, mia controparte, ha potuto avere gioco facile in tutte le cause che avevo contro di lui intrapreso nei diversi gradi, e ciò nonostante l’evidenza delle mie buone ragioni. Pareva, insomma, che le mie domande contro il predetto avvocato Scaloni fossero sempre segnate dalla malasorte, una strana maledizione. Avevo evidenziato tra l’altro nel suddetto esposto come mi tornasse strano che giudici di provata esperienza potessero essere incorsi in ripetuti inspiegabili errori. I fatti, in fondo, risultavano abbastanza chiari, anche nei loro dettagli, ed erano di una tale evidenza, sia in fatto che in diritto, da non richiedere particolari lambiccamenti per orientarsi. C’era insomma qualcosa di anormale, ed è solo per questo che nello stesso periodo ho ritenuto opportuno presentare due separati esposti alla Procura della Repubblica di Catanzaro: il primo in data 19.10.2015, in via preventiva, confidando nel fatto che una tempestiva indagine avrebbe potuto prevenire e impedire che altre ingiustizie fossero compiute in mio danno; il secondo, in data 27.7.2016, a riprova dell’esistenza di una regia occulta sempre pronta ad alterare il normale svolgimento e l’esito dell’attività giudiziale.
    L’ipotesi di un intervento della politica sui giudici, stante lo strano richiamo di Scaloni ai fatti di Ustica, e soprattutto alla luce di quel che purtroppo sta emergendo a proposito di alcune assurde commistioni, non sembra un azzardo.
    Comunque, l’accaduto non potrebbe mai essere completamente giustificato da un ipotetico “superiore interesse”. Questo perché i magistrati devono sempre saper discernere un eventuale uso improprio della scriminante e, soprattutto, devono saper resistere ad ogni sollecitazione, magari trovando soluzioni accomodanti, senza mai arrecare grossi danni a chi, come lo scrivente, pur risultando esente da responsabilità, ha avuto l’unico torto di aver fatto il proprio dovere civico rendendo una testimonianza pericolosa. Nel caso in esame, invece, non mi pare che i giudici siano stati tutti capaci di fronteggiare al meglio la situazione, e non sempre per loro personali responsabilità. Il loro problema invero era legato alla presenza, tra i difensori di Scaloni, di un personaggio dalle grandi capacità, un giurista di indubbio spessore che ha avuto il difficile compito di doversi barcamenare tra l’oggettiva verità rappresentata dalla mia domanda giudiziale e l’assurdo offensivo contenuto degli atti di difesa predisposti dagli altri suoi colleghi di Ancona, attività queste che ha poi dovuto sottoscrivere e condividere in udienza. Si tratta del dott. Fabrizio Hinna Danesi, un ex altissimo magistrato che per lunghi anni ha ricoperto, da pensionato, la carica di Direttore generale del Ministero di Giustizia e che – improvvisamente – è stato chiamato a svolgere un nuovo compito, un compito che gli ha richiesto di presentare senza indugio la necessaria domanda di iscrizione all’Albo degli Avvocati di Roma. Io sono così rimasto la vittima sacrificale di Ustica. Una condizione che non ho mai accettato e che non intendo accettare nonostante le spaventose “sanzioni economiche” che – per Ragioni di Stato – mi sono state riservate per indurmi al silenzio.
    Per quanto precede, chiedo che la situazione sia ora riguardata per verificare:
    A)- se la nomina dell’avvocato Fabrizio Hinna Danesi nella difesa congiunta di Scaloni sia stata concordata per indurre strategicamente nei giudici timore reverenziale;
    B)- se è compatibile la professione di avvocato da parte di un ex magistrato che, per la funzione rivestita in passato di Direttore generale, ha avuto e continua ad avere un’assidua frequentazione della sede ministeriale.
    Per quanto possa occorrere, in aggiunta alle tante stranezze evidenziate nell’esposto allegato, mi preme segnalare:
    1)- che la Procura di Catanzaro ha stranamente tardato di ben due anni a trasmettere alla competente Procura di Perugia il secondo esposto (e di ciò si sta occupando la Procura di Salerno);
    2)- che il predetto tardivo inoltro ha di fatto impedito al PM di Perugia di effettuare una corretta valutazione dei due esposti in un unico contesto.
    Con osservanza.
    Avv. Enrico Brogneri
    Allegati
    – Copia esposto diretto al C.S.M. in data 19.8.2016;
    – Copia attestato del 3.12.2018 della Procura della Repubblica di Catanzaro, dal quale emerge la tardiva trasmissione del secondo esposto alla competente Procura della Repubblica di Perugia.

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