di Agostino Spataro
Ormai non c’è scampo: anche per redigere un modesto “coccodrillo” si applica il “pensiero unico”. Se vi aggrada, potrete riscontrarlo scorrendo, su Google, le pagine del 24/6 dei quotidiani siciliani (stampati o online), dove si ripete lo stesso testo, breve e incompleto, a
proposito della morte dell’avvocato Francesco Morgante, di 93 anni, detto il “re del sale”.
Eppure, si potrebbero dire tante cose sul suo conto. Nel bene e nel male.
Invece, il piccolo “coccodrillo” lo ricorda soltanto per le sue alte cariche raggiunte all’Italkali e per qualche donazione elargita a questo o a quello.
Senza volerlo, diventa una sorta di detrazione a danno della memoria di un protagonista di varie vicende economiche, compenetrate con il potere politico dominante in Sicilia negli anni ’60, 70, 80, del secolo scorso che per arrivare al “trono” mise in atto metodi e i comportamenti, assai discutibili e discussi. .
Personalmente, non l’ho conosciuto, né incontrato, ma come tanti ho combattuto- lealmente- certe sue “strategie” industriali che- a nostro parere- arrecavano danno alle prospettive di sviluppo della mia provincia, Agrigento, una fra le più povere d’Italia. Nulla di personale, dunque!
Tuttavia, le circostanze vollero che in un paio di occasioni entrassi in relazione conflittuale con l’avvocato e i suoi sostenitori politici, in particolare per gli accordi di fusione fra l’Ente minerario siciliano, a totale partecipazione della Regione siciliana e la privata Sams del Morgante e soci.
UN PROCESSO PER DIFFAMAZIONE A MEZZO STAMPA
Su questi due episodi, generati dal chiacchierato accordo, desidero dire quanto segue. Non per polemica, né per rancore (sentimento a noi sconosciuto), ma solo per contribuire a fare chiarezza sulla figura e la storia del personaggio. .
Il primo episodio é relativo a un processo a mio carico (co-imputato il direttore de l’Unità) sulla base di una denunzia, presentata al tribunale di Roma, dall’onorevole Giuseppe La Loggia (potente ex presidente della Regione) e amico (e forse socio) dell’avvocato Morgante, per presunta diffamazione causata da un mio articolo (del settembre 1971) sull’organo del Pci relativo al sopracitato accordo.
La fusione, che già nel titolo si definiva “accordo truffa”, oltre a provocare un grave dispendio di denaro pubblico (valutazione degli apporti), avrebbe seppellito, nello poche miniere di salgemma rimaste in attività, in particolare in quella nuovissima dell’Ems a Realmonte, gli impegni governativi per la verticalizzazione industriale del minerale (i cui nuovi giacimenti si estendono per circa 40 km da Porto Empedocle a Ribera) e quindi le speranze di rinascita economica e occupazionale delle popolazioni della fascia costiera agrigentina.
A sostegno di tali programmi si sviluppò una grande e combattiva mobilitazione popolare, sindacale e politica. Emblematica fu “la marcia della miseria e della disperazione” su Palermo che, sotto la guida dei tre sindacati unitari, e con il concorso attivo degli enti locali e della stessa Chiesa cattolica, consentì di strappare ai governi impegni precisi per la realizzazione dei progetti di sviluppo, validi e lungimiranti, dell’Ems, allora presieduto dall’ex sen. dc Graziano Verzotto.
Ricordo che una società svizzera elaborò, addirittura, un piano per il recupero ecologico della “salamoie” e la loro lavorazione mirata alla produzione di componenti per l’industria aerospaziale.
L’accordo Ems e Sams annullò tutto e lasciò mano libera ai partner privati che, pur essendo minoranza, la facevano da padroni, favoriti in ciò da diversi esponenti politici di maggioranza e- come appurammo- anche dell’opposizione del Pci, il mio partito.
(Su tale, delicato aspetto c’é un imbarazzante retroscena… )
Insomma, dalle componenti per l’industria aerospaziale alla mera vendita del sale!
Questa fu la penosa conclusione della vicenda.
Dopo un certo tempo, Verzotto sarà arrestato e condannato, per una manciata d’interessi neri sui conti dell’Ente, e, così, il cerchio si chiuse tutto a favore della componente privata.
Parentesi: alla luce di tale vicenda e di altre ancora più importanti, come la realizzazione del metanodotto Algeria, Sicilia, Italia (di cui mi occupai intensamente quale parlamentare del Pci), bisognerebbe riscrivere, almeno in parte, la storia di Verzotto.
Tornando al nostro processo, desidero precisare che fummo denunciati alla Procura del tribunale di Roma (vedi foto) dal solo on. Giuseppe La Loggia. Alla fine fummo assolti dall’accusa di diffamazione. Ergo: se non commisi il reato di diffamazione vorrà dire che scrissi… la verità.
La domanda l’avrei voluta porre allo stesso La Loggia, mio presidente della commissione bilancio alla Camera dei Deputati, ma me ne astenni. Acqua passata. Per altro con il presidente ebbi un rapporto di cordialità e di collaborazione, specie sulle cose riguardanti gli interessi della Sicilia (legge su ex articolo 38, Egam, ecc.).
SCIASCIA: DALLA MINIERA DI PETRALIA A PRAGA, ALLE BRIGATE ROSSE
Il secondo episodio mi fu confidato, più volte, da Leonardo Sciascia (vedi articolo di “LaRepubblica” collegato) , nei pour-parler che avevamo, da colleghi e paesani, quando veniva a Montecitorio, e riguarda lo stesso tema: l’accordo Ems- Sams in generale, con particolare riferimento al danno arrecato ad alcuni soci di una miniera di salgemma del palermitano, precisamente di Petralia.
Di là del merito specifico, di cui diremo, il problema provocò, involontariamente, un grosso caso politico collegato al terrorismo e alla tragedia dell’on. Aldo Moro.
Vi domanderete: ma che cosa c’entra la miniera di Petralia con il terrorismo “rosso” nazionale e internazionale?
E presto detto. Sciascia, che era assai indignato per questa chiacchierata fusione e per il “voltafaccia” di Guttuso nella polemica con Berlinguer, mi disse (e lo confermò in diverse interviste qui richiamate) che ai primi di maggio 1977 ebbe un colloquio, per il tramite del suo fraterno amico Renato Guttuso, alle Botteghe Oscure con Enrico Berlinguer al quale consegnò un memoriale, contrario all’accordo Ems-Sams, preparato da un suo amico grottese (mi fece il nome del prof. Antonio Lauricella, democristiano e sindaco di Grotte) che glielo aveva affidato per parlarne con i suoi (di Sciascia) amici comunisti.
Lo scrittore- mi disse- che ne parlò con alcuni dirigenti siciliani del Pci, ma non successe nulla.
Perciò, pensò di rivolgersi direttamente al centro del partito, al suo segretario generale, per il tramite di Renato Guttuso, nel frattempo eletto senatore nel collegio di Sciacca.
Consegnato il memoriale, il discorso si spostò dalla miniera di Petralia alle voci, piuttosto insistenti, circa un coinvolgimento dei servizi cecoslovacchi nelle attività delle Brigate rosse italiane. Il resto é noto.
Sciascia era indignato e deluso per gli andamenti e gli esiti della vicenda Ems-Sams, espresse giudizi pesanti che non voglio riferire. Non é corretto far parlare i morti.
Meglio lasciar parlare direttamente il protagonista, Leonardo Sciascia, che in diverse interviste così chiarì il suo pensiero.
1… “L’incontro avvenne in maggio, con tutta probabilità il 6…ci siamo incontrati alle Botteghe Oscure. Il colloquio era stato richiesto da me, tramite Guttuso, per parlare soprattutto di cose che riguardavano l’industria estrattiva siciliana, sulla base di un memoriale scritto un mio amico e che io consegnai a Berlinguer… (da una intervista all’Espresso)
2… “… Ad un certo punto, poiché la sera un parlamentare comunista, in casa degli amici in cui mi trovavo, aveva detto che il paese straniero di cui si era parlato tra DC e PCI fosse la Cecoslovacchia, non so se io o Guttuso, abbiamo chiesto a Berlinguer. Berlinguer confermò impassibilmente e aggiunse: “Pare che il governo italiano chiederà l’espulsione di due cecoslovacchi.” (da un articolo di Dagospia)
3… Tema: querela Sciascia a carico di Enrico Berlinguer.
Risposta di Sciascia a intervista di Lino Jannuzzi per radio radicale:
“… Posso dire quindi che all’on. Andreotti, avendo sostenuto nella sua relazione introduttiva di non sapere nulla di ingerenze straniere con il terrorismo italiano, ho detto che questo mi sorprendeva molto… Allora ho chiesto all’on. Andreotti com’è poteva ignorare una cosa (il presunto coinvolgimento cecoslovacco n.d.r.) che all’onorevole Berlinguer era stata comunicata, immagino, da fonte democristiana. Tutto qui.” (da “Radio Radicale”, sito.)
L’affermazione (per altro non malevola) dello scrittore fu smentita da Berlinguer che querelò Sciascia il quale, a sua volta, presentò una controquerela. L’esito della clamorosa controversia è noto (archiviazione) perciò non è il caso di dilungarci. A noi interessava, soltanto, rilevare come quell’accordo fra Ems e Sams, non piacque anche a Leonardo Sciascia che lo osteggiò nei modi possibili. Quella fusione oltre ai danni economici e ad alcuni processi, provocò, involontariamente, un caso politico davvero lacerante, doloroso, soprattutto nei rapporti personali fra Sciascia e Guttuso, i cui effetti si avvertono ancora in taluni settori della sinistra italiana.
Detto ciò, sincere condoglianze alla famiglia Morgante.
Agostino Spataro /24 giugno 2019.
Articolo connesso: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/11/20/lo-scrittore-la-politica-lo-strappo-col.html