C’è sempre chi tollera o, magari, applaude le cazzate dei magistrati se sono compiute in danno di altri, come se l’abuso della giustizia non fosse sempre un’offesa per tutti. Ed un pericolo per tutti.
Le prime battute di “Mani Pulite” furono applaudite non solo dai Comunisti, ma anche da parte, almeno, della D.C. perché considerate un “buon colpo a Craxi ed al P.S.I.”.
Oggi di fronte alle gesta del Procuratore di Agrigento che mette sotto accusa Salvini, riaffermando la supremazia del potere giudiziario (cioè del Partito dei Magistrati) sulla condotta dell’Italia nei confronti dell’Europa in fatto di immigrazione, con uno “sconfinamento” che non ha precedenti nella storia (che ne è piena) del nostro Paese, tranne la Lega, tutte le (cosiddette) forze politiche sogghignano soddisfatte. Non vedono altro che “una bella botta a quel rompiscatole di Salvini” (al quale probabilmente il P.M. Patronaggio ha fatto il miglior favore).
Che il Partito Democratico applauda Patronaggio non può meravigliare nessuno. Il Partito dei Magistrati è nato, si può dire, da una costola del P.C.I. e si è sviluppato e rafforzato nella sua funzione di “braccio secolare” delle formazioni politiche in cui il P.C.I. è transitato e si è dissolto. Che i Cinquestelluti, che hanno sempre, un po’ per ignoranza, un po’ per istintiva tendenza alla violenza ed ostilità per ogni regola e garanzia, anteposto l’alleanza con i P.M. più rozzi ed invasivi ad ogni altra espressione politica siano soddisfatti di quello che a loro sembra un incidente di percorso della scalata di Salvini alla supremazia nel Governo e nello schieramento che lo sostiene, è un corollario della loro intrinseca, ineliminabile rozzezza ed impenetrabilità alla ragione.
Più grave è il silenzio di quel che resta di Forza Italia. E’ la storia di questi anni che ha fatto di Berlusconi e di Forza Italia un naturale polo opposto al Partito dei Magistrati. Era questa l’occasione per Berlusconi di dimostrare che considerarsi ancora alleato in un ipotetico centrodestra, pur stando all’opposizione, dalla Lega che sta al Governo, poteva avere un qualche significato, ma soprattutto poteva farsi paladino di un “senso dello Stato” e dei principi fondamentali di una Repubblica intessuta di libere istituzioni, oggi così brutalmente aggrediti.
La ridicola attesa che “la giustizia faccia il suo corso” e che la figura e la condotta di Salvini vadano difesi nelle sedi giudiziarie (“rispettando i P.M.”), l’incapacità di capire che non è Salvini che si deve salvare, ma il buon senso, il diritto, le Istituzioni, la Repubblica, è cosa che allarma assai di più che la cantonata, in sé incredibile, di un Patronaggio.
La storia non si ripete. Ma si ripetono gli errori dei suoi protagonisti ed attori. Soprattutto quelli più gravi.
Mauro Mellini