di Agostino Spataro*
Nel marzo 1981, Abu Ayad capo dei servizi di sicurezza dell’Olp, incontrò nella sua abitazione di Beirut una delegazione parlamentare unitaria (DC, PCI, PSI, PDUP, PR) per informarli delle notizie in suo possesso a proposito della strage di Bologna.
Come rilevato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta Mitrokhin, “La delegazione, in missione in Libano, incontrò Abu Ayad il 5 marzo 1981. Era guidata dall’on. Giuliano Silvestri (Dc) ed era composta da Andrea Borri e Francesco Lussignoli (Dc), Guido Alberini e Giorgio Mondino (Psi), Agostino Spataro e Alessio Pasquini (Pci), Aldo Ajello (Partito radicale), Eliseo Milano e Alfonso Gianni (Psiup). Al seguito della delegazione parlamentare, vi erano quattro giornalisti: Igor Man (La Stampa), Maurizio Chierici (Il Corriere della Sera), Domenico Del Giudice (Ansa) e Vincenzo Mussa (Famiglia Cristiana). All’epoca, presidente della Commissione Esteri della Camera era l’on. Giulio Andreotti”. (1) (
1) Relazione Gruppo Separat https://ilfuocoeilsilenzio.files.wordpress.com/2015/08/relazionelibaneseclean.pdf
Una missione difficile, a tratti aspra, non solo per gli argomenti trattati, ma anche per alcuni episodi indicativi della tensione, del clima di violenza, d’intrigo che si respiravano a quel tempo a Beirut. Una visita- a dir poco- “movimentata”. Come primo impatto fummo costretti ad assistere, durante un pranzo ufficiale, a un duro alterco fra il nostro ambasciatore Stefano D’Andrea e Bassam Abu Sharif (portavoce dell’Olp) a proposito delle responsabilità relative (mai accertate) della misteriosa scomparsa in Libano di due giornalisti italiani Graziella De Palo e Italo Toni.
Successivamente, durante l’incontro-clou con Yasser Arafat, che ci accolse sorridente nel suo bunker all’una di notte, si verificò un altro spiacevole incidente durante la conferenza stampa, quando Fabrizio Del Noce, inviato di Rai1, incalzò Arafat con una sequela di domande, a senso unico, mirate a dimostrare la natura terroristica dell’Olp. L’intervistato rispose alle prime due con validi argomenti. Alla terza s’inalberò, qualificò come provocatoria l’azione di Del Noce, e ordinò il sequestro delle attrezzature di ripresa e il fermo dello stesso giornalista che venne “spostato” in una sala attigua dagli uomini della sicurezza palestinese.
Un episodio increscioso, grave che poteva provocare enormi conseguenze politiche e mediatiche. Tanto che chiamai a parte Nemer Hammad, rappresentante dell’Olp a Roma, per suggerirgli di fare in modo di rilasciare subito Del Noce e di restituirgli l’attrezzatura. Nemer, che era una persona intelligente, provvide a far rientrare il giornalista, a pieno titolo, nella conferenza stampa. Ovviamente, con il bene placido di Arafat.
Trovandoci a Beirut, ospiti del vertice dell’Olp, chiedemmo notizie su certe voci relative alla tremenda strage della stazione di Bologna dell’anno prima, circa una pista che portava in Medio Oriente e più precisamente in Libano.
Abu Ayad (alias Abu Iyad, Salah Khalaf), capo dei servizi di sicurezza dell’Olp, ci invitò a pranzo casa sua per parlarne. Mentre consumavamo un sobrio pasto a base di cous cous, udimmo un forte botto provocato dall’esplosione di una bomba collocata all’interno di un’auto posteggiata proprio davanti il portone dell’abitazione del nostro ospite.
Ayad, con un sorriso nervoso, appena accennato, ci rassicurò: “Questo é il saluto degli israeliani alla delegazione italiana”.
A proposito della strage di Bologna, il dirigente palestinese ci disse di avere trasmesso le informazioni in loro possesso alle autorità italiane (probabilmente ai servizi) presenti a Beirut. Ci fece un sunto che, grosso modo, è quello che dichiarò nell’intervista a Rita Porena. Ecco un brano tratto dalla citata relazione del “Gruppo Separat”.
” … Abbiamo catturato nove persone che in questo momento si trovano presso di noi, ma che non sono nostre prigioniere. Dai tedeschi abbiamo appreso che circa undici mesi fa nel campo (maronita ndr) di Aqura il gruppo aveva discusso con gli italiani la strategia per restaurare il nazifascismo nei loro Paesi ed erano arrivati alla conclusione che l’unica via sarebbe stata l’attacco contro le istituzioni più importanti. I fascisti italiani hanno affermato che il loro maggior nemico è rappresentato dal Partito comunista e dalla sinistra in generale e che perciò avrebbero cominciato le loro operazioni con un grosso attentato nella città di Bologna, amministrata dalla sinistra…”
Al rientro in Italia, la delegazione parlamentare, per prima cosa, trasmise un documento unitario informativo alla Procura della Repubblica di Bologna la quale provvide a interrogarci nel merito presso la Camera dei Deputati.
Il contenuto del colloquio fu pubblicato dai giornalisti al seguito e da altri organi di stampa italiani e stranieri.
Per la cronaca, Abu Ayad fu ucciso, a Tunisi, 10 anni dopo, da un commando israeliano venuto dal mare. Tuttavia, tale brutale assassinio non sembra avere avuto a che fare con la vicenda di Bologna.
In sede di Commissione parlamentare d’inchiesta concernente il “dossier Mitrokhin” (relazione: sul gruppo Separat e il contesto dell’attentato del 2 agosto 1980), la maggioranza di centro-destra tentò d’ ipotizzare, di accreditare una “pista palestinese”.
Com’è noto, tale “pista, non trovò conferma nelle diverse inchieste giudiziarie, nelle sentenze definitive relative alla strage con le quali furono condannati, come esecutori, tre esponenti del terrorismo neofascista italiano.
E i mandanti?
C’è da sperare che, al più presto, si diradino “le ombre” che – come ha scritto Mattarella – ancora avvolgono i fatti di 38 anni fa, e si possano individuare e condannare i complici e, soprattutto, i mandanti dell’orribile strage.
(già membro delle commissioni Esteri e Difesa della Camera dei Deputati)