Il Ministro Bonafede, quello che si commuove all’idea di trovarsi nientemeno che al Ministero della Giustizia, pare abbia completato la sua “squadra” di direttori generali delle varie banche del Ministero di Via Arenula.
Si fa per dire: sono tutti, come prescrive una legge assai discutibile, magistrati “fuori ruolo”, una “categoria” che completa la forza di quella casta. A nominarli, almeno nel caso, è più probabile che siano state le “Correnti” dell’A.N.M. piuttosto che l’”incolpevole” (Bonafede) e insipiente ministro.
Uno dei candidati ai “posti chiave” del Ministero, il D.A.P., Dipartimenti Carceri, il più ambito, è rimasto fuori. Almeno per ora.
Indovinate chi è? Nino Di Matteo.
Visto che nessuno si è ricordato di farlo Ministro, incarico per il quale si era dichiarato disponibile, l’”eroe dei due posti” (Roma, Procura Gen. Antimafia – Palermo, Procura e processo “Trattativa”) ma che ama molto, evidentemente, cambiare sede e funzioni (correre ovunque c’è da combattere la mafia in posizione di “visibilità”, naturalmente) pare aspirasse “almeno” a quel posto.
Nel giuoco delle “Correnti” della magistratura e della politica, non è scattata (per ora) l’occasione buona per un altro trasferimento del Nostro, benché “condannato a morte da Totò Riina”, fatto che finora pare gli assicuri qualsiasi nomina gli vada a ciccio. Che sia venuto meno il valore, il titolo di preferenza assoluto conferitogli da quella frase del vecchio boss morituro captata opportunamente dai secondini?
Con questa mania del “nuovo” di quelli che ora “comandano” è possibile anche questo.
Nella Bibbia e nelle altre storie e leggende antiche, nei momenti critici per gli Eroi, i Profeti, i Patriarchi, una voce divina, dal cielo o dalle viscere della Terra veniva in loro soccorso a dettare ai popoli il da farsi, ad indicare la via da scegliere.
A Di Matteo le “voci provvidenziali” vengono, pensate un po’, dal carcere.
La frase di Totò Riina che, incazzato non si capisce perché, sentenzia “Quel Di Matteo è andato troppo oltre…Deve fare la fine del tonno” (Formula della “condanna a morte”) gli è valsa finora più, che so, di un primo posto al concorso per l’ingresso in carriera (l’unico che fanno i magistrati).
Ha fatto “dimenticare” quel brutto incidente del suo accanirsi contro gli imputati dell’assassinio di Borsellino, accusati da un pentito “intermittente”, condannati e poi prosciolti in sede di revisione. Gli ha fatto vincere il concorso per la Procura Nazionale Antimafia. Poi la “doppia destinazione”, con indennità di trasferta, a Roma ed a Palermo. Per non dire la scorta più numerosa e l’auto blindata antibomba più tecnologicamente avanzata. E, soprattutto, il conferimento delle cittadinanze onorarie di cento Città e villaggi. Tutte cose che non si potevano negare ad un “condannato a morte dalla mafia”. Grazie a quella voce, a quella frase così opportunamente intercettata.
Quella “sentenza” ha perso il suo valore carismatico? Ministri, C.S.M., partiti, Comuni, hanno dimenticato i loro doveri di venerazione e di riconoscenza che quella “voce” imponeva?
Ed allora un’altra voce, anch’essa “intercettata” dai secondini dei “bracci” del 41 bis, voce “contraria” ma di effetto favorevole al Nostro, è venuta dal profondo delle carceri, dai detenuti (stavolta, per ora, anonimi) soggetti al 41 bis.
Hanno detto: “Se al DAP va questo Di Matteo, per noi è finita…!!!”.
Come dire: se ci vogliono fottere, noi mafiosi, non hanno che da nominare Di Matteo. Una “consulenza” di insuperabile “valore”.
Una voce “biblica” che suona agli immemori “che aspettate?”. Volete combattere la mafia? Nominate Di Matteo alla direzione del Dipartimento delle Carceri!!!
Chi sa se la Bonafede del Ministro non abbia a dare a quel supremo ammonimento che viene dalla “controparte” un valore maggiore delle “segnalazioni” di Casaleggio, dell’A.N.M., di Conte, e persino di Salvini.
Di Matteo alla Direzione delle Carceri! Vox populi (mafiosorum). Vox Dei.
E avremo così la ripresa della serie delle cittadinanze onorarie. Con la motivazione: “se arriva lui i boss mafiosi si sentono perduti!”.
- dicono che c’è mancanza di buoni politici e di buoni burocrati!!!!
Mauro Mellini
22.06.2018
P.S. Se Salvini osasse voler togliere o ridurre la superscorta a Di Matteo, vedrete che qualche “voce” intercettata in carcere lo costringerà a rimangiarsi una tale enormità. E’ chiaro: i Cinquestelle dicono “noi ascoltiamo la voce del popolo”. A cominciare da quella del popolo delle carceri. Purché “opportunamente” intercettata…