Egregio Signor Presidente,
lo scenario sociale, economico e politico emerso a seguito delle elezioni del 4 marzo mostra una realtà difficilissima e paradossale.
Da un lato numerosi indicatori che rilevano una ripresa che sembrerebbe consentire all’Italia di lasciarsi alle spalle quasi dieci anni di crisi.
Dall’altro lato, una gravissima ferita: disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile ai limiti dell’emergenza e un dilagante numero di persone che vivono in povertà.
Fotografa un contesto, caratterizzato da tante eccellenze ma, al tempo stesso, attraversato da lacerazioni profonde e da un disagio crescente.
Manifesta una realtà nella quale confliggono due blocchi: al nord quello composto dal sistema produttivo che reclama nuova semplificazione, meno burocrazia e meno tasse.
Al sud un blocco sociale composto prevalentemente da un numero elevatissimo di persone che non lavorano e da nuovi poveri che attendono di avere qualcosa.
Nord – Sud: una visione così plastica del Paese non si era mai vista. Un affresco di un Paese incerto, volatile che ha bisogno di una classe dirigente pragmatica, competente e impegnata, in grado di affrontare le emergenze. Non di qualunquismo. Non di forze settarie che utilizzano il tema securitario, le paure e il bisogno al solo fine elettorale.
Certamente non un ceto politico che mostra tutti i propri limiti ed ha prodotto una situazione di stallo e di incertezza: una impasse che potrebbe condurre il Paese verso una pericolosa deriva.
La politica deve avere l’ambizione, il coraggio, il dovere, la capacità di ascolto e di dialogo e di dare risposte concrete attraverso una piattaforma programmatica, alla domanda che proviene dai cittadini.
Una piattaforma che preveda in primo luogo investimenti infrastrutturali a partire dal Sud, vere misure per l’occupazione per il sud e una significativa riduzione del cuneo fiscale per le imprese.
Un antidoto per neutralizzare il cambiamento che asseconda le linee radicali ed estremiste. Che in definitiva sono le ragioni della sconfitta della politica: mancata interpretazione della esclusione, della paura e della solitudine.
Soprattutto al Sud dove il voto denuncia un estremo disagio di una parte del Paese che non ce la fa più a sopportare il peso del sottosviluppo e un establishment in cachemire che se ne frega o peggio non ha la capacità di assicurare le politiche di sviluppo che il Paese richiede. Il colore giallo del Mezzogiorno la dice lunga sulla sfiducia nel futuro e quindi sulla protesta. E fa il paio con realtà diffuse.
Risentimento e ribellione delle periferie e di coloro che si sentono periferici : Le Pen in Francia, Brexit in Gran Bretagna, Donald Trump negli Stati Uniti.
Nonostante l’evidenza delle criticità emerse, si assiste a un impianto irresponsabile che non offre una prospettiva e che, piuttosto che dare il giusto peso al grido di dolore, porterà il Paese a nuove elezioni.
E, presumibilmente, al totale stallo.
Un impianto che non considera le politiche internazionali, la “questione economica” e le presumibili reazioni degli investitori.
Che non considera la sensibilità del mercato: vero tiranno. Un impianto che potrebbe causare gravissimo danno all’economia e all’interesse generale.
Appunto per le superiori questioni l’economia per offrire un orizzonte, potrà servire da orientamento – bussola per la politica e considera re soprattutto, una variabile dirimente: il Paese che cresce meno di tutta l’eurozona e si trova in grave stato stato di confusione, è nelle condizioni di scegliere politiche conservatrici o deve piuttosto promuovere politiche progressiste e riformiste.
D’altrocanto l’esperienza insegna che risulta indispensabile svolgere una analisi diagnosi corretta sulla reale situazione del Paese che come emerge da recenti rilevazioni è il Paese con i più bassi livelli di istruzione dell’eurozona e che, come ricorda l’Ocse l’Italia è il Paese con le più alte diseguaglianze della zona euro.
Che è il Paese che favorisce la rendita e scoraggia il merito.
Che la questione più grave è la il divario Nord – Sud.
Che il Mezzogiorno è la parte del Paese cresciuta significamente meno negli ultimi vent’anni, quella con i più bassi livelli di istruzione, quella in cui le diseguaglianze sono più alte, quella con la più alta disoccupazione, la più alta emigrazione, la più alta povertà.
Data la “gravità” dell’attuale situazione socio economica – che registra un Sud devastato economicamente e socialmente – sarebbe risultato ragionevole aspettarsi dalle classi dirigenti, dai partiti, dai movimenti un maggiore senso di responsabilità e programmi adeguati.
Perché chi assume la responsabilità di un gravoso impegno politico deve avere un realismo lungimirante e il coraggio di indicare e di motivare, dove necessario, anche passaggi faticosi e difficili per arrivare a soluzioni vere e durature per il bene di tutti.
Temi assenti dai programmi politici e dal dibattito. Basterebbe accennare solo alcuni dei temi cardine della convivenza civile e delle condizioni per uno sviluppo sostenibile.
Che avrebbero dovuto offrire motivazioni agli elettori, per esprimere la propria partecipazione alla vita del Paese e rafforzane il senso democratico.
Adesso gli elettori si sono espressi con la protesta. La politica ha il dovere di dare risposte.
La lista delle cose più urgenti: il Sud – che è stato lasciato indietro, che negli ultimi 15 anni ha registrato la progressiva erosione del reddito pro capite e l’insopportabile aumento dell’ emigrazione (1,7 mln) e che, parte più debole di un Paese che ha subito una lunga crisi – oggi è in evidente “allarme” per l’incidenza della povertà assoluta, più che relativa, tra i giovani a rischio.
Tutti gravissimi problemi che richiedono risposte nette e non soluzioni semplici a situazioni complesse. I giovani non vogliono elemosine e assistenzialismo ( anticamera delle clientele) cercano opportunità, cercano di essere protagonisti e attori del loro futuro.
Infrastrutture e Lavoro sono la vera priorità. La definizione del Corridoio Berlino – Palermo è una priorità. La moderna infrastruttura ferroviaria è una priorità. L’autostrada è una priorità. La rete dei porti è una priorità. Il contenimento del dissesto idrogeologico è una priorità. La sostenibilità è una priorità. La riconversione dell’industria che inquina è una priorità. Il Digital divide è una priorità. La infrastruttura scuola – università è una priorità. La mobilità e la mobilità sociale sono una priorità. Creare lavoro dignitoso è una priorità. E’ fortemente radicata l’idea che creare lavoro sia, prima di tutto, il compito delle imprese, ma non basta. Lo Stato deve concorrere e assicurare condizioni favorevoli e infrastrutture fisiche ed immateriali perché le imprese germoglino e creino occupazione.
La necessità di acquisire nuove competenze durante la vita professionale e di migliorare l’incontro fra domanda e offerta sul mercato del lavoro rendono urgente il completamento dei percorsi iniziati sulle politiche attive: Stato e Regioni devono insieme impegnarsi perché chi cerca lavoro non sia lasciato solo, valorizzando le agenzie del lavoro.
Promuovere politiche dirette a utilizzare con maggiore efficacia i fondi strutturali e i finanziamenti europei, potenziare la formazione e l’accompagnamento dei giovani, risulta essenziale per attenuare l’ elevato tasso di giovani che non lavorano, non studiano (Neet).
Sembrerebbe “ragionevole” affrontare il tema dell’abbassamento del costo del lavoro e della defiscalizzazione al Sud, misure dirette ad attrarre investimenti effettivi e non solo quelli di “impresari” interessati allo sfruttamento dei contributi, per poi andarsene.
Non per reintrodurre le cosìdette gabbie salariali ma per avvicinare il costo del lavoro alla più bassa produttività del Sud.
Altro tema scottante e preoccupante è la Scuola: è scandaloso che nel Paese il gettito dell’Irpef vada per oltre il 22% per spesa pensionistica e solo il 10% per l’istruzione.
L’altissimo tasso di dispersione scolastica e la lunga la transizione tra la conclusione degli studi e l’inserimento nel mondo del lavoro sono elementi estremamente preoccupanti. Occorre pertanto porre particolare attenzione e ripensare un vero investimento nella Scuola.
E’ necessario rafforzare e qualificare ulteriormente il metodo dell’alternanza scuola lavoro e diffondere le tipologie di apprendistato utili al conseguimento dei titoli di studio secondari e terziari durante il rapporto di lavoro (c.d. sistema duale).
E’ necessario, in particolare, irrobustire i sistemi dell’Istruzione e Formazione Professionale (I&FP) e della formazione post-diploma come quella degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), che sono in grado di dotare i giovani delle competenze richieste dalla trasformazione digitale e, più in generale, di quelle legate ai settori emergenti dell’economia globale.
Formare giovani capaci di affrontare i continui e radicali cambiamenti che caratterizzano la società odierna, è necessario, come nel resto d’Europa, garantire piena autonomia alle istituzioni statali e paritarie del sistema scolastico nazionale, al fine di potenziare e valorizzare la responsabilità di tutti i soggetti protagonisti della proposta formativa.
A tal fine, l’individuazione del costo standard per studente, il riconoscimento della quota capitaria per ciascuna istituzione scolastica e la completa detraibilità fiscale delle spese sostenute per l’istruzione dalle famiglie sono traguardi imprescindibili della politica.
Perché non bisogna dimenticare che la politica è importante. La politica deve creare alleanze con la società civile perché deve comprendere che quanto più una situazione sia difficile, tanto più è importante l’impegno di ognuno e il dialogo.
Così diventa possibile contribuire senza illusioni e senza rassegnazioni alla faticosa costruzione di un futuro migliore per il paese all’interno della casa comune europea e valorizzare le numerose esperienze che documentano quanto impegnarsi per il bene comune contribuisca davvero alla crescita sociale e contrasti la tentazione del risentimento, della rassegnazione o della ribellione.
A tale proposito risulta estremamente utile ricordare lo straordinario impegno delle reti familiari e dell’associazionismo – i corpi intermedi della società – che hanno contribuito a garantire stabilità sociale. A cui va aggiunto il contributo decisivo di migliaia di imprese e di imprese sociali.
E’ indispensabile che la politica costruisca una vera rete con le persone e le tante realtà associative per un sistema educativo capace di valorizzare le aspettative e i talenti dei giovani, per un welfare solidale e sostenibile e per una crescita economica orientata all’interesse generale.
Una realtà che reclama la necessità di una politica che abbia come scopo il sostegno alle iniziative sociali, culturali ed economiche presenti nella società.
Statalismo e assistenzialismo possono sembrare soluzioni efficaci nell’immediato, ma relativizzano inevitabilmente l’unica fonte di uno sviluppo reale e duraturo: l’iniziativa libera e responsabile della persona, vissuta in modo solidale all’interno di relazioni stabili.
Nella lista delle urgenze, il tema della famiglia è centrale.
Di fronte al disagio di tante famiglie e a una denatalità sempre più preoccupante, si deve favorire, con strumenti fiscali e adeguate politiche di welfare, chi si assume la responsabilità di formare una famiglia. Devono essere valorizzate le imprese che si stanno già impegnando in nuovi progetti anche di welfare aziendale per conciliare tempo della famiglia e tempo del lavoro, favorendo al contempo il benessere della persona e la produttività.
L’ impresa è una leva insostituibile. E, pertanto, è urgente uno Piano di sviluppo straordinario che ponga al centro delle politiche nazionali i bisogni e la necessità di sostegno del Sud. Un piano che consideri, tra l’altro, anche le politiche territoriali: trasformazione e rigenerazione urbana. Il piano Industria 4.0 ha prodotto effetti positivi per le imprese, aumentando la loro capacità di creare nuova occupazione e di ottenere miglioramenti nella produttività.
Ma è evidente che ha funzionato al nord e poco o nulla al Sud. Occorre, pertanto, tempestivamente ripensare la programmazione ed inserire risorse ed azioni di carattere solidale, per favorire le imprese del Sud notoriamente deboli e sottocapitalizzate, per renderle competitive e orientarle verso i nuovi mercati che l’innovazione continua ad aprire.
Il metodo potrebbe essere applicato anche in altri settori, ad esempio nel turismo.
Il potenziamento, la diversificazione ed la razionalizzazione del processo produttivo tramite il rafforzamento e la qualificazione dell’offerta di posti letto e di molteplici servizi potrebbe intercettare un mercato in continua espansione con effetti occupazionali ragguardevoli e notevole valore aggiunto.
Rimangono centrali ulteriori impegni per la semplificazione delle disposizioni fiscali e la velocizzazione delle procedure nel rapporto con la Pubblica Amministrazione per togliere pesi inutili alle imprese. Sostenere chi crea lavoro deve essere la vera priorità politica.
Ci appelliamo pertanto al Suo ruolo di Garante della Costituzione e alla Sua sensibilità istituzionale perché intervenga nei modi che riterrà più opportuni, al fine di evitare i gravi rischi per l’Italia.
Auguri di buon lavoro, signor Presidente.
Alessio Lattuca