In data 19/2/2018, la Corte d’Appello di Napoli, Terza Sezione Penale, (Pres. Dott. Carbone, Giudice Relatore Dott. De Stasio), in accoglimento dell’appello proposto dai legali, Avv. Giuseppe Lipera del Foro di Catania ed Armida Decina del Foro di Roma, ha assolto D’ALTERIO Giuseppe dal reato di associazione mafiosa a stampo camorristico per non aver commesso il fatto e dal reato di intestazione fittizia di beni perché il fatto non costituisce reato, condannandolo esclusivamente alla pena sospesa di anni uno mesi quattro di reclusione, con esclusione dell’aggravante dell’aver agito per favorire un sodalizio mafioso, per alcuni reati di truffa commessi in ambito finanziario.
Nel primo grado di giudizio, svoltosi nelle forme del rito abbreviato, il D’ALTERIO era stato ritenuto colpevole dei reati a lui contestati e condannato dal G.I.P. di Napoli, dott. Claudio MARCOPIDO, alla pena di anni dieci di reclusione, dopo che il P.M. d’udienza, al termine della propria requisitoria, ne aveva richiesto la condanna ad anni sedici.
La Corte partenopea ha altresì completamente assolto DAMIANO Isabella, moglie del D’ALTERIO, dai reati di truffa che le venivano contestati e per i quali in primo grado, dopo la richiesta della Procura alla condanna di anni sei di reclusione, era stata condannata alla pena di anni due mesi sei.
In seno al dispositivo di sentenza, la Corte d’Appello di Napoli, disattendendo la richiesta avanzata dalla Procura Generale di rigetto di entrambi gli atti di gravame, ha altresì revocato al D’ALTERIO Giuseppe la doppia misura coercitiva del divieto di dimora nella Regione Campania e dell’obbligo quotidiano di presentazione alla P.G..
L’Avv. Giuseppe Lipera, difensore di D’ALTERIO Giuseppe e DAMIANO Isabella, esterna tutta la sua soddisfazione: “La decisione della Corte d’Appello di Napoli è un atto di giustizia nei confronti di due soggetti che rischiavano di subire un clamoroso errore giudiziario. Un plauso alla Corte partenopea che, lette le carte del processo, ha avuto il coraggio di ribaltare una condanna a dieci anni di reclusione e di affermare che il D’ALTERIO Giuseppe non è un camorrista”.
La Corte ha indicato in novanta giorni il termine per il deposito delle motivazioni della sentenza.