Vero allarme o grande bluff? I possibili retroscena
Giorno dopo giorno aumentano i proclami di guerra fra il Presidente americano Donald Trump e il dittatore nordcoreano Kim Jong Un, con frasi sempre più crudeli, al limite dell’agghiacciante, che fanno davvero temere in ogni momento il peggiore degli incubi, l’olocausto nucleare. L’ultimo proclama del giovane Kim è di quelli da far tremare davvero i polsi: far esplodere una bomba atomica nel Pacifico.
Lo scenario, come descritto anche da alcune riviste scientifiche, tra cui l’autorevole FOCUS, sarebbe assolutamente inquietante. Innanzitutto sarebbe il primo test del genere effettuato in un oceano dopo oltre 30 anni (l’ultimo in ordine è stato eseguito dalla Cina nel 1980; nel 1996 la Francia sperimentò delle nuove tipologie di armi nucleari nel fondale marino di Muroroa, arcipelago al largo della Nuova Zelanda: vibranti furono le proteste in tutto il mondo; negli anni a seguire aumentarono sempre di più i casi di tumore nella popolazione dell’atollo, che risulta oggi disabitato, e pattugliato costantemente da navi militari francesi). Con la memoria tale infausto progetto ci fa ritornare indietro a metà anni 50’, quando gli Stati Uniti portarono ad esecuzione numerosi esperimenti atomici nell’arcipelago delle isole Marshall, tra Australia ed Hawaii. Le immagini di quelle esplosioni nucleari hanno fatto il giro del mondo, rimanendo per sempre nella mente di tutti, e le conseguenze di tali test sono state drammatiche: quasi tutti gli ufficiali, o i soldati impiegati in tali esperimenti sono morti dopo alcuni anni per gravissime malattie, nonostante si fossero tenuti a notevole distanza dalle deflagrazioni; la radioattività è ancora altissima in tutte isole interessate, e non vi è praticamente più alcuna forma di vita terrestre o marina, anche a distanza di quasi 100 km (gli enormi crateri lasciati dalle esplosioni in questi atolli sono ancora oggi visibili dallo spazio).
Ma si trattava comunque di bombe con una potenza minore di quelle odierne.
In qualsiasi zona dell’Oceano Pacifico venga fatto oggi esplodere un ordigno di tale potenza, causerebbe la fine della vita marina e sottomarina di un’area enorme, contaminandola per sempre. Le radiazioni causerebbero anche a svariate decine di km. di distanza la contaminazione di pesci e molluschi e di ogni altra forma di vita marina. Il fungo atomico in mare scatenerebbe una pioggia radioattiva che ucciderebbe sul colpo chiunque ne venga investito (torna alla mente il caso dell’operazione Castle Bravo nel 1954, quando, un test americano nucleare tenutosi nell’isola di Bikini, si rivelò decisamente più potente del previsto, provocando una pioggia letale in un’area situata ben oltre il limite prefissato di sicurezza: molti pescherecci soprattutto giapponesi furono investiti da tale improvvisa “tempesta”radioattiva, con la conseguente morte di quasi tutti gli uomini a bordo delle imbarcazioni coinvolte). Il fall – out radioattivo generato dall’esplosione potrebbe essere trasportato ovunque dalle correnti, in qualsiasi nazione d’Asia o del mondo.
Ma chi Kim Jong Un ha davvero intenzione di compiere un gesto simile?
Probabilmente si, è davvero propenso a una scelta cosi azzardata, ma si rende forse anche conto di tutte le possibili conseguenze. In qualunque caso, tale mossa verrebbe vista da alcuni Paesi vicini e dagli USA come una dichiarazione di guerra, a cui seguirebbero risposte militari immediate, ancora di più nella malaugurata ipotesi che tale test venga eseguito a ridosso del Giappone, o dell’Isola di Guam (sede di una importante base americana nel Pacifico). La reazione di tutta la comunità internazionale sarebbe inoltre impietosa davanti a un esperimento simile, perdendo cosi anche il pur flebile appoggio dei vicini alleati Russia e Cina, che niente potrebbero fare per giustificare tale provocazione. Per non parlare anche dei risvolti legati ai residui radioattivi, che i venti potrebbero trasportare anche nella sua stessa nazione, generando anche lì un forte malcontento per una mossa davvero azzardata. Non è poi molto chiaro come Kim Jong Un abbia intenzione di far detonare tale ordigno: se per lo scopo venisse impiegato un missile intercontinentale, l’operazione si presterebbe a questo punto ad ulteriori gravissimi rischi, come quello di sbagliare il punto prefissato per il test, e andare a colpire in un altro territorio marino non previsto, o peggio in un’altra nazione. Un malfunzionamento del vettore inoltre (cosa non impossibile, data l’infinità di lanci falliti negli anni scorsi dalle forze militari nordcoreane) potrebbe addirittura causare un’esplosione della bomba direttamente nell’atmosfera, con conseguenti pesantissime ricadute di ogni genere.
Una mossa del tutto incosciente, che non farebbe per niente tutto l’interesse del dittatore nord – coreano. Ma da Kim Jong Un c’è ormai da aspettarsi di tutto.
Graziano Dipace