Non vorrei peccare di ottimismo, né confidare troppo sulla capacità di un’intera classe politico-culturale di avvertire ed assecondare movimenti e reazioni che si manifestano, portandoli alle loro conseguenze.
Ma credo che i fanatici oltranzisti dell’Antimafia, gli esponenti dell’oltranzismo eversivo germogliato dal Partito dei Magistrati, la loro “scheggia impazzita”, i Gratteri, i Di Matteo, Scarpinato, Grasso e compagni (anche se non tanto “compagni” come una volta), abbiano finito per rendere un pessimo servizio all’Antimafia devozionale (definizione di Vitiello), all’Antimafia mafiosa loro figlia adottiva, all’oltranzismo dell’incompetenza e della retorica alla Rosy Bindi.
Quello che doveva essere il risultato trionfale della loro demenziale opera di distruzione della certezza del diritto, del principio di legalità e dell’”Ordine nuovo” della persecuzione dell’indizio, del principio nazista della “colpa d’autore”, parlo dell’approvazione del “Codice Antimafia”, rischia di segnare l’inizio di una vera retromarcia dalle loro pericolose e devastanti dissennatezze pseudogiuridiche e pan-giurisdizionaliste.
Per la prima volta voci non soffocate dall’esclusione dai mezzi di comunicazione di massa, di qualcuno che non sia un Mauro Mellini qualsiasi (anche se un po’ più, come dire, disinformato ed assuefatto al sentito dire) protesta e lancia l’allarme per la pericolosità di alcune delle norme di una legge “antimafia”. Questo, fino a ieri era eresia, “concorso esterno”, oltraggio alla memoria di Falcone e Borsellino, etc. etc.
C’è dell’autentico stupore in personaggi assuefatti al ruolo di icone di questa nuova religione demoniaca dell’antimafia, degli Ingroia, delle Bindi, di quelli di Antimafia 2000, e via dicendo nel constatare queste reazioni, anche se esse sono assai meno estese, determinate, approfondite di quanto dovrebbe comportare questo attentato alla civiltà ed al sistema economico giuridico del Paese.
Stampa, televisione danno spazio a critiche, anche se parziali e poco organiche, ma assolutamente inconsuete.
Che cos’è successo? Improvvisamente le menti e gli occhi si sono aperti? La cortina fumogena si è dissolta? La paura, il timore più o meno reverenziale è venuto meno?
Bisogna saper apprendere quel che c’è di vero anche in certe solenni sciocchezze, nelle reazioni degli stolti.
Uno dei commentatori dei miei articoli sul mio profilo fb, uno di quelli che si accaniscono in critiche assurde ed arroganti (ce n’è sempre qualcuno che periodicamente compare) l’altro giorno ha inveito per il fatto che “solo ora ci saremmo accorti dell’incostituzionalità delle norme antimafia” e che è invece giusto che, visto che si applicano agli imprenditori sospettati di essere mafiosi, si applichino anche a quelli sospettati di essere corruttori ed ai funzionari sospettati, tutti, più o meno, di essere corrotti. Una di quelle proposizioni che fanno incazzare anche chi le giudica quello che sono. Ho reagito come era mio dovere e gusto. Ma a ben riflettere se solo un imbecille o uno che vive in Patagonia può venire a dire a me ed a quanti mi sono intorno nel mio battagliare, che “solo ora ci siamo accorti” dell’assurdità devastante, più ancora che dell’incostituzionalità patente delle norme falsamente “di prevenzione”, in realtà punitive dell’indizio e, poi, dell’indizio dell’indizio, è pur vero che quelli che, invece, sembra solo ora abbiano aperto un occhio su tutto ciò dopo aver dormito sonni tranquilli e vegliato distratti fino a che si trattava della depredazione demolitoria delle imprese meridionali, Siciliane, Calabresi, Campane etc., sono improvvisamente divenuti sensibili ed hanno autorizzato i loro giornali e televisioni ad esserlo perché i fanatici antimafia rischiano, in nome della lotta alla corruzione, di provocare analogo sconquasso, analoga fine della certezza delle proprietà, del credito etc. per le imprese e per la società del Nord. L’idea che un Procuratore fantasioso di un qualche tribunale, i suoi colleghi conniventi e solidali, con qualche tratto di penna mettano a terra le loro imprese, il meccanismo stesso della vita economica, cosa che oggi è in atto a Palermo, a Reggio Calabria, a Catania, a Salerno, a Napoli, li ha fatti svegliare ed ha fatto loro concepire la resistenza a questa messa al bando dei principi costituzionali e del diritto dei popoli civili.
Gli oltranzisti, i fanatici togati e no dell’antimafia e del forcaiolismo più sciocco e pericoloso hanno bussato alle porte delle case sbagliate. Quegli altri hanno aspettato che l’ingiustizia arrivasse alle porte delle loro case. Speriamo che il loro risveglio non sia troppo tardivo.
Non faremo certo il discorso di quel poveraccio che ci rimproverava di esserci accorti solo ora del disastro e di ritenere giusto estenderlo ai funzionari corrotti. Quale che sia la ragione di questo risveglio, esso ben venga. Purché non si acqueti quando tra i magistrati prevarrà il criterio che certi vandalismi giudiziari sono da adoperare solo con i terroni. Non pecchiamo di ottimismo ma neppure di testardo pessimismo.
Mauro Mellini