“Io non vedo questo problema di rapporti tra magistratura e politica, io vedo uomini. Non esiste una guerra tra magistratura e politica, o tra magistratura e polizia giudiziaria. Ognuno risponde delle proprie azioni. Ci sono tre o quattro che possono essere infedeli, che non fanno il loro lavoro e quindi creano danni di immagine, di credibilità. Ma, posso dire per esperienza, quando c’è una violazione, una fuga di notizie, quasi sempre la fuga di notizie esce o dalla procura o dalla polizia giudiziaria. E, in genere, quando la polizia giudiziaria fa la fuga di notizie, c’è quanto meno una sorta di silenzio-assenso da parte della procura. Se no le notizie non escono fuori”. Così Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, intervistato stamattina nella trasmissione Mix 24 di Giovanni Minoli in onda su Radio 24, risponde alla domanda del giornalista sul rapporto tra politica e magistratura dopo il caso delle intercettazioni tra Renzi e suo padre.
Alcune ONG in contatto con libici
“Confermo quello che ho detto su Zuccaro.” Così Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, sulla veridicità delle parole di Zuccaro e aggiunge: “Nella sostanza si è rivelato che alcune di queste Ong erano in contatto con gente che stava in Libia. Sicuramente non chiedevano che tempo c’era, se c’era il sole o pioveva, sicuramente parlavano di punti nave, dove incontrarsi e quando sbarcare, non c’è dubbio su questo”.
In Libia i servizi segreti
“Perché non si comincia a pensare di utilizzare i servizi segreti come agenti sotto copertura che lavorino anche con la polizia giudiziaria, perché non si può andare oltre? Perché questo patrimonio, questo potenziale dei servizi segreti non lo si utilizza? Io vedo una macchina imballata che non lavora a regime. Manda cinquanta uomini dei servizi e infiltrali in Libia, mandali nel centro Africa da dove partono questi flussi di migranti, vediamo chi organizza i viaggi dal centro Africa alle coste della Libia, prima ancora della Libia”.
L’intercettazione lascia tracce
Gratteri, parlando della sua esperienza trentennale nell’utilizzo delle intercettazioni spiega “io ne ho visto la tracciabilità. L’intercettazione è come una canzone, quando si scarica da internet una canzone, si lascia traccia. E io posso controllare l’ora, il minuto, il secondo in cui lei ha scaricato quel disco o quella canzone. La stessa cosa vale per l’intercettazione. Quando lei dal server scarica un file audio sulla pennetta usb nel computer resta traccia.” e aggiunge: “In ogni sala intercettazione d’Italia, di ogni procura, c’è un responsabile di sala ogni giorno, che è un ufficiale di polizia giudiziaria che risponde al magistrato. Il procuratore è il responsabile della sala di registrazione, e infatti la norma dice che le sale di registrazione devono essere presso la procura. Allora se io vado, vedo esattamente chi ha scaricato il file. L’ufficiale di polizia giudiziaria dirà ‘me l’ha chiesto il procuratore’. Ma se non ha una ricevuta, intanto risponde lui. Quando becchi due o tre così, finisce il gioco”.