Che succede? Succede nel P.D. quel che sempre si verifica quando si prende una brutta botta: si cerca di buttare la responsabilità sugli altri. E, poi, qualcuno vorrebbe rilanciare, qualcun altro ritiene che prima occorre leccarsi le ferite.
Ma quanto più i giornali, le televisioni, dimenticando quanta parte dei malanni di quella gente siano stati conseguenza del loro servilismo pressoché unanime, dedicano titoli cubitali ai dissensi ed alle polemiche che travagliano il partito di Renzi (ammesso che ancora si possa chiamare così), tanto più mi convinco che quel che accade nel P.D. è quello che dovrebbe accadere altrove, in un confronto risolvibile con una consultazione elettorale (con una legge appena decente, che non fosse fatta per l’occasione) tra diversi partiti.
Oggi la “resa dei conti” (che poi sarà fatta con un’aritmetica che manco in prima elementare), le polemiche, la rissa, avvampano nel P.D. perché altrove manca persino il più pacato confronto. La rissa, i coltelli sotto il tavolo in cui si giuoca la partita, sono tipici dei regimi autoritari. Nel P.D. c’è questo casino perché Renzi non era una “minaccia”, di deriva autoritaria. L’aveva già realizzata, “senza colpo ferire” (tranne che alla logica, al buon senso, alla democrazia, alla Costituzione). Aveva vinto trasformando il P.D. in un balordo “Partito della Nazione”, miraggio di tutti gli imbecilli e, purtroppo, di tutti i troppo intelligenti. Ha voluto stravincere, avere la “legittimazione” (per quanto manipolata e truccata) del voto popolare. Ha perso. Però non si trova chi ha vinto. La gente ha fatto a meno di etichette, di leader, di idee, di ideologie. Bella cosa. Cioè la migliore che potesse venir in essere con questa classe politica.
Se mi domandate, quindi, che succede nel P.D., alzo le spalle e poco me ne preoccupo.
Mi preoccupo che non succeda altrove, che un’altra occasione per la gente di dire chiaramente, saggiamente, quello che pensa è assai difficile che l’avremo e che l’avranno anche i meno decrepiti di me. Per molto tempo ancora. Oggi dovremo vedercela con le leggi elettorali fatte dalla Corte Costituzionale (in proprio e per conto terzi) combinate e concepite, come prima manche di ogni elezione, completate con pezze colorate, negoziate sul mercato del sottogoverno con le cosiddette forze politiche. C’è poco da “esprimersi”.
Ma facciano attenzione: a tutto c’è un limite.
Mauro Mellini