Tra i tanti contributi offerti in questi giorni prima del referendum costituzionale del 4 dicembre, quello del Centro Studi Livatino si distingue per razionalità e buon senso.
L’analisi offerta dal centro studi dedicato alla memoria del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia nel 1990, è riassunta in un volantino diffuso che riassume in cinque capitoli “le ragioni di un no responsabile”: costi, Parlamento, Regioni, democrazia, progresso. Cinque motivi per far “vincere la realtà sugli slogan”. Cinque ragioni che si soffermano su alcuni degli argomenti sviluppati sul sito del centro studi (www.centrostudilivatino.it). Ne ricordiamo un paio: “Cronos mangia i suoi figli, lo Stato divorerà le Regioni”, e “Un revolver alla tempia per la sussidiarietà regionale”.
L’affermazione centrale? “La riforma della Costituzione oggetto del referendum del 4 dicembre è ostile ai territori e alle autonomie perché aumenta a dismisura gli ambiti dell’intervento legislativo statale”. Non si tratta di difendere a spada tratta la riforma del titolo V della Costituzione, ma di non creare più problemi di quanto se ne vorrebbero risolvere. “Il vero attacco ai popoli che abitano i diversi territori d’Italia è nella cosiddetta clausola di supremazia (articolo 117, quarto comma), grazie alla quale il legislatore centrale potrebbe derogare, a suo piacimento, al riparto delle competenze”. Una espressione generica del nuovo testo della Costituzione affiderebbe al voto parlamentare, dell’unica Camera rimasta, la decisione su cosa “richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”, azzerando ogni pluralismo istituzionale o politico. Con buona pace di quell’articolo 5 della Costituzione che vorrebbe il riconoscimento e la promozione delle autonomie locali.
Caprioglio: Ci vuole il federalismo municipale
Il sindaco di Savona, Ilaria Caprioglio, ha da sempre sostenuto le ragioni del no, fino dalla manifestazione organizzata ad Arezzo la scorsa estate, per lanciare l’iniziativa “No, grazie”.
La sua recente esperienza di amministratore pubblico, iniziata strappando alla sinistra il governo del Comune di Savona, storica roccaforte “rossa”, le ha fatto dire sempre la necessità di un auspicabile federalismo fiscale. “È una proposta che si spiega proprio con il fatto che non basta dire no. Vogliamo fare proposte che migliorino la vita delle nostre città, e favoriscano il ruolo di noi sindaci”. I sindaci come esattori delle tasse statali è un orrore che nega il ruolo stesso del sindaco, istituzione primaria a stretto contatto con i bisogni dei cittadini. “Il territorio di Savona e’ a disposizione delle attività che spieghino e sostengano le ragioni del no al referendum costituzionale del 4 dicembre”.
Castelli : le Marche dicono di no
Oggi a Macerata, domani a Porto San Giorgio, lunedì all’Università di Ancona e poi ancora ad Ascoli (mercoledì 30 novembre) e a San Benedetto del Tronto (il primo dicembre): in tutte le Marche per dire No al referendum del 4 dicembre.
Il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli, batte la sua regione per spiegare le ragioni del No alle proposte di modifica della Costituzione che sarà sottoposta al voto degli italiani domenica 4 dicembre. “Caro Matteo, tu dici che il cambiamento nasce dal Si. E’ vero il contrario. Con il No si cambia davvero – commenta Castelli – con il No si cambia lo status quo che sta bloccando il nostro Paese in una finta democrazia, dove governa chi non è mai stato votato. Con il No si cambia. Si cambia Governo. Si cambia davvero”. Castelli, come ha fatto nelle scorse settimane in tante città italiane, presenterà nelle province marchigiane il suo libro “No, caro Matteo”, dove sono sintetizzate tutte le ragioni per cui è ragionevole e opportuno dire No al referendum costituzionale.