Vengo informato da Claudio Cerasa, successore nientemeno che di Giuliano Ferrara alla direzione de “Il Foglio”, che io faccio il gioco del partito che sogna il “governo delle toghe” e che, pronto a digerire ogni stupidità e nefandezza, con allegria, mi appresto a far parte di una schiera di “apprendisti Zagrebelsky”.
Vengo a sapere tutto questo da un editoriale del 16 luglio dal titolo che più esplicitamente mi fa carico di concorrere nientemeno che ai disegni “del partito che sogna il governo delle toghe” prodigandomi, per quel poco che posso, per il NO al referendum sulla riforma costituzionale.
“Apprendista Zagrebelsky” cioè apprendista teorico di quel partito che io, molto più esplicitamente, ho definito “il Partito dei Magistrati” (si informi da Ferrara) io sarei un “praticante della teologia della fuffa” (?? o truffa?) che si “concentra sul dettaglio da quattro soldi”, che “riesce a pensare solo al frame (??) o all’elefante (allude magari all’Elefantino?) “come direbbe George Lakoff, senza badare più alla sostanza dei fatti”.
La sostanza dei fatti sarebbe quella che Cerasa ha appreso dal Giovanni Negri-pensiero (espresso sulle colonne del suo giornale che si è incaricato riscoprirlo e di “pomparlo”, dopo la sua professione di fedeltà al si): “non è governabile un Paese in cui un governo espresso da un Parlamento eletto dal Popolo è ostaggio di una minoranza di magistrati”.
La contorsione del pensiero di Cerasa (suffragato da quello del Negri) perviene alla conclusione che questa cosiddetta riforma “nell’insieme” (!!!) mette in condizione “di vincere le elezioni e di governare”. Già, ma non aveva appreso dal Negri che un governo che ha vinto le elezioni è, poi, ostaggio di una minoranza di Magistrati?
Questa storia della governabilità è tutt’altro che recente. Se ne parlava ai tempi della D.C. A vanvera, come oggi.
Chi governa male, chi non ottiene consensi a sufficienza, invoca la mancanza di “governabilità”, come questione del sistema, non della propria debolezza o incapacità.
Un sistema che dia la maggioranza a chi non ce l’ha (“in virtù di nuove leggi – chi perde voti acquista seggi” della vignetta di Maccari) e, magari, che “prescinde” dalla maggioranza. Questa sarebbe la questione della “governabilità”.
Mettendo assieme le critiche alla riforma costituzionale e quelle alla legge elettorale, ironizzando sugli “allarmi democratici” e sui rilievi all’”imperfezione del Senato delle Regioni” (alla faccia dell’imperfezione”!!!) ironizzando pure sul “pericolo” grillino, Cerasa afferma che vogliamo, noi del NO, l’ingovernabilità che ci consegna, guardate un po’, ai grillini che “sognano il governo delle toghe” (questo è quel che si capisce delle contorsioni del Cerasa-pensiero).
Ora, afferma il Nostro, “l’internazionale del NO (!!!) non può che provare a dimostrare che la Costituzione oggi è intoccabile”. Quella Costituzione che “alimenta l’ingovernabilità” da cui “ha tratto giovamento il partito delle toghe”.
Cerasa, naturalmente, dimentica e cancella il dato di fatto che il “Riformatore” Renzi, il suo “Partito della Nazione” sono i beneficiari di almeno due golpe giudiziari realizzati da quel partito. E dimentica che proprio Renzi si impegnò in un “braccio di ferro” (si fa per dire) con Napolitano per mettere al Ministero della Giustizia proprio uno dei più oltranzisti esponenti del “Partito delle Toghe”, che poi trovò il modo di piazzarlo eugualmente al Ministero come una sorta di badante dell’ignoto Orlando.
Ma, fermo nel proposito di tutti quelli del SI, Cerasa si guarda bene dal parlare del merito della riforma che impedirebbe al Partito dei Magistrati di tenere in ostaggio i governi espressione del Parlamento eletto (bene o male, dovrebbe aggiungersi) dal Popolo. Che “l’ingovernabilità”, nel senso del termine di cui abbiamo detto poc’anzi, se c’è, favorisca quel partito, è indiscutibile, ma è pur vero che il Paese è ingovernabile perché la classe politica ed i “poteri forti” (della cui esistenza credo Cerasa non dubiti) hanno lasciato che i golpe giudiziari realizzassero proprio l’ingovernabilità.
E’ però, piuttosto, il governare male (che poi cerca giustificazione nell’ingovernabilità) che aumenta il potere dei Magistrati ed il consenso popolare alle loro prevaricazioni.
Ed, infine, è con il legiferare a vanvera che si aumenta smisuratamente il potere di chi dovrebbe applicare le leggi. Cerasa parla con disinvoltura di “imperfezioni” della riforma che, malgrado ciò, sarebbe un toccasana anche contro questo potere distruttivo, prevaricatore della magistratura. Ma se le leggi malfatte sono il “brodo di coltura” dell’infezione giustizialista, una Costituzione malfatta, come risulterebbe dalla cosiddetta riforma Boschi-Renzi, soltanto con l’”imperfezione” (!!!) del Senato e del bicameralismo che, da “perfetto”, diventerebbe un “bicameralismo impasticciato”, provocherebbe una marea di contestazioni di illegittimità costituzionale formale delle leggi (per l’incertezza tra i ben sette diversi percorsi legislativi) da paralizzare la vita non solo giudiziaria del Paese, imponendo, più che favorendo, la “supplenza” del potere giudiziario. Una bazza per il Partito dei Magistrati che renderebbe padrone del campo.
Per dire questo siamo dunque degli “apprendisti Zagrebelsky”.
Cerchi, Cerasa di imitare un po’ meglio il suo maestro Ferrara.
E “apprendista Zagrebelsky” lo vada a dire a suo Nonno.
Mauro Mellini