Renzi può dirsi sicuro del voto di fiducia del Parlamento sulla questione degli affari cuor-petrolieri della sua ministra Guidi (e di altri). Può anzi approfittare di questa brutta faccenda per farsi beffe ed umiliare ancora una volta la minoranza del suo partito, il PD.
Ma credo che mai, come in questo momento, Renzi cominci a sentire il peso soffocante della tutela del Partito dei Magistrati.
Un’altra “fuga di notizie” ed un’altra bordata di misure cautelari, che non fosse rimandata a dopo il voto, renderebbe, ad esempio, molto difficile la sua posizione.
Ma ciò che più conta in queste contingenze è il fatto ormai evidente che Renzi ed il PD sono, nei confronti del Partito dei Magistrati, assai più deboli di quanto non lo fosse Berlusconi, anche se ciò può essere reso meno evidente dal fatto che con Berlusconi il PdM era in guerra e con Renzi era allora e formalmente anche oggi alleato.
Renzi ed il PD sono al Governo ed hanno una maggioranza solo grazie al “lavoro” del PdM ed alla manifesta propensione verso un atteggiamento più o meno di sinistra, che questo da tempo dimostra. Ma, soprattutto, Renzi, un po’ per ignoranza e un po’ per mancanza di una cultura liberale e del senso dello Stato e della divisione dei poteri, oltre che per una sua manifesta esigenza di fare concorrenza piatta e becera ai “cinquestelluti” (che dei Magistrati sono oggi la claque), si è privato degli strumenti politici e costituzionali, che gli consentano di tentar di porre un confine netto ed un argine valido all’invadenza del potere giudiziario sul potere legislativo ed esecutivo.
Non ho, come quasi tutti quelli che ne parlano, una esatta informazione sull’impianto accusatorio dell’inchiesta lucana sul petrolio.
So che si parla dell’art. 346 bis c.p., uno dei pasticci stravolgenti l’architettura del Codice Penale e dei principi costituzionali, espressione di una confusione tra censura politica e repressione penale. Ho l’impressione che i magistrati lucani vogliano indagare sulla “liceità penale” dell’ormai famoso emendamento, infischiandosene dell’incensurabilità delle funzioni parlamentari.
Il prezioso parere che Giuliano Vassalli espresse da Presidente della Giunta delle autorizzazioni a procedere sulla perseguibilità dei parlamentari, anche in presenza di condotte altrimenti qualificabili come di corruzione passiva (caso Felici), è cosa dimenticata se non demonizzata, avendola dovuta superare per fottere Berlusconi.
Ma oggi la Sinistra, il PD, che nel nome della “doverosa persecuzione” di Berlusconi ha voluto abbattere tutte le salvaguardie di un sistema costituzionale, che aveva un certo equilibrio dei poteri, è moralmente e giuridicamente (inteso, almeno, il diritto come dato vivente e rispettato) disarmata di fronte ad ogni possibile prevaricazione della magistratura.
Questa vicenda politico giudiziaria darà materia abbondante per constatare e confermare tutto ciò. Non siamo ancora al “chi di verbali ferisce di verbali perisce”, ma ormai solo gli ottusi o quelli in mala fede potranno ignorare questa anomala situazione italiana.
Il Partito dei Magistrati, del resto, è esso stesso una componente essenziale del Partito della Nazione, ne integra il sistema e condiziona il potere renziano. Una pesante ipoteca.
Tutto ciò vale a far confusione sulla vera essenza e gravità del “caso Guidi-Sindustria” etc.
L’affarismo che coinvolge il “nocciolo etrusco”, ma anche tutto il giovanilismo retorico e di scena del renzismo, i suoi collegamenti con altre piaghe, quali l’oramai sgangherata mafia dell’antimafia etc etc, non hanno –cioè non dovrebbero avere- bisogno di un suggello giudiziario per essere fatti oggetto di pesante censura politica, che imponga al “Partito della Nazione” di gettare la maschera. Renzi supererà anche lo scazzo con i magistrati, cui peraltro troppo deve e dai quali troppo ha da temere.
E’ la politica la ragione. Sono i principi di libertà e la loro etica che debbono farci uscire da questa melma, salvando il Paese e le sue Istituzioni.
Se ci crediamo, avremo i mezzi per realizzarlo.
Mauro Mellini