Ci sono molti modi per farsi fregare. Uno, che non mi sembra il meno meritevole di comportare, oltre il danno, le beffe, è quello di considerare le trappole “con obiettivo distacco” e “senza pregiudizi”.
Questo pensavo leggendo le dichiarazioni di Riccardo Magi, segretario dell’”ostinato” ectoplasma del fu Partito Radicale che, in merito al referendum confermativo della cosiddetta riforma costituzionale ha dichiarato che l’importante è ottenere che si voti per parti separate, per evitare di “trasformare il referendum in un plebiscito pro o contro lo stesso Renzi”.
Cioè per evitare che un referendum su un “coso”, un atto di vandalismo politico-costituzionale per adattare la Repubblica al potere monocratico del “Partito della Nazione”, si dovrebbe chiedere di “votare per parti separate” come se fosse una vera proposta di modifica della Costituzione, tale da poter contenere anche qualcosa di nuovo e non una “rottamazione” della Costituzione. Che, come tale non contiene parti da salvare (neanche l’abolizione del CNEL, che io richiesi in una delle mie prime proposte di legge).
Magi, persona garbata, piena di buona volontà e degna d’ogni rispetto, ma che, ereditato l’ex partito trasformato da anni (dopo che lo era stato un po’ sempre) da Pannella in un mero palcoscenico delle sue esibizioni, vorrebbe continuare a gestire il palcoscenico vuoto.
Con questa presa di posizione, Magi dà una mano al Partito della Nazione, offrendo a Renzi l’idea di impasticciare il referendum dopo avere sconciamente impasticciato una Costituzione, che era ed è tutt’altro che perfetta, piena di contraddizioni e frutto di non poche riserve mentali.
Ma è pur sempre una Costituzione.
La riforma Renziana-Boschiana (Etrusca, insomma) è un orribile pasticcio di revisione delle norme costituzionali, di costituzionalizzazione di (pessime) norme intrinsecamente ordinarie, persino di norme regolamentari trasformate in norme costituzionali. E’ però un “unicum”: un mostruoso strumento di un regime che volta malamente le spalle alla democrazia.
Ritenere che bisogna votare per parti separate una mostruosità del genere sa di applicazione della giaculatoria pannelliana dell’ultima sua stagione “conoscere per deliberare” con la quale si è coperto un vuoto doloroso di conoscenza e di capacità ed incidenza di deliberazione.
E, magari, c’è la gran voglia di fare e dire quello che non fanno gli altri, ciò che si è soli a dire (quanto al fare…) così da averne un inutile e sciocco se non rovinoso, monopolio.
A Magi, al quale devo riconoscenza per una cortesia di cui, da quella parte, non avevo da decenni, se non da sempre, mai avuto modo di fruire, vorrei suggerire di riflettere bene su tutto ciò. Perché sono convinto, e lo ho scritto ripetutamente, che per un NO ad un attentato alle libere istituzioni tutte le motivazioni siano buone e tutti quelli che si battono contro l’attentato stesso sono dalla nostra parte. Contro l’attentato. Non riesco invece a capire che significhi (ma so dove conduce) essere contro un pezzo di attentato ed a favore di un altro pezzo.
Cari saluti Riccardo.
Mauro Mellini