“Quello che colpisce nella vicenda del petrolchimico di Gela è la superficialità e l’incompetenza con cui gli esponenti della maggioranza di governo affrontano una situazione difficile che sta portando alla desertificazione produttiva e sociale di una delle più importanti aree industriali della Sicilia. Sostenere, come fa Faraone, che c’è solo un ritardo della burocrazia nell’applicazione del protocollo d’intesa e che tutto si risolverà presto nella riconversione verde della raffineria, utilizzando prodotti vegetali come il guayule messicano, dà il segno dell’inadeguatezza dei colonnelli siciliani di Renzi”. A dirlo è Massimo Fundarò, segretario regionale di Sinistra ecologia e libertà Sicilia, intervenendo sulla vertenza Eni di Gela.
“E’ chiaro a tutti che l’ Eni stia scappando da Gela, dismettendo i suoi impianti produttivi, non procedendo alle indispensabili bonifiche e cercando di non risarcire il devastante danno ambientale e sanitario che ha provocato in questi anni – continua Fundarò – chiediamo un serio progetto di riqualificazione produttiva ed ambientale del comprensorio di Gela, adeguatamente finanziato, e che abbia al centro la salvaguardia dei posti di lavoro e la salute dei suoi abitanti. Questa vicenda non si può concludere con un doppio danno: la scomparsa di un polo industriale strategico e la cambiale in bianco concessa all’Eni riguardante le nuove Trivellazioni in tutto il territorio siciliano. Oltre il danno, gravissimo, anche la beffa”.