“E le vedo lontane le mie parole.
Più che mie esse son tue.
Si arrampicano sul mio vecchio dolore come l’edera”.
Parole prese in prestito a Pablo Neruda, dalla sua poesia “Perché tu mi oda”
Insomma neanche Shakespeare sarebbe riuscito ad immaginare un personaggio di tanta tregenda. Ancorché mi vien da pensare a Giulio Cesare da Bruto pugnalato con Marco Antonio lanciato nella sua grande oratoria accanto al corpo dell’imperatore spirato. Antonio che sobillava il popolo romano a rivoltarsi contro i congiurati con parole che sembravano dire il contrario.
“Amici, romani, concittadini, prestatemi le vostre orecchie; sono venuto a seppellire Cesare, non a tesserne l’elogio. Il male che gli uomini compiono si prolunga oltre la loro vita, mentre il bene viene spesso sepolto assieme alle loro ossa”.
E le penne doppiamente fatturate si staranno chiedendo gli americani? E le penne gliele avrà rubate qualcuno per sbaglio. Si sa che finisce sempre così… per questa ragione se le fece rimborsare due volte il buon medico. Fu un gesto di previdenza “prevenire è meglio che curare”.
Ma dopo cotanta prosa e poesia a chi distribuire i ruoli di Cesare, Bruto e Antonio? E qui sì che manca Shakespeare… forse lui saprebbe come far ritirare in buon ordine Marino che fa il prode per non andarsene “nell’ignominia”.
William!!! Aiuto!!!
L.P.