Lettera aperta di Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia, e Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente, al governo Crocetta sul Piano regionale dei rifiuti, che sarà presentato nei prossimi giorni.
La “nuova” proposta per risolvere gli atavici problemi siciliani di gestione dei rifiuti con la realizzazione di un sistema di inceneritori è la prova dell’incapacità della politica di governare il settore. Di tutta la politica, dal livello nazionale a quello regionale.
Poche settimane fa il governatore Crocetta replicava alla minaccia di commissariamento del governo Renzi sostenendo che si cercava di favorire le grandi multiutilities del nord che volevano venire in Sicilia a speculare realizzando grandi inceneritori. C’eravamo illusi che anche Crocetta, cambiando per l’ennesima volta opinione, si fosse convinto di quanto vecchia e fuori dal tempo fosse ormai l’opzione incenerimento.
Qualche giorno dopo, sempre il Governo regionale chiarì che preferiva tanti piccoli impianti piuttosto che pochi grandi. Quindi, non si trattava di una differenza sulla strategia complessiva da utilizzare per arrivare a una gestione efficace, quanto piuttosto sul tipo di imprenditori che la scelta avrebbe favorito: i grandi più vicini al governo nazionale, i piccoli più vicini al governo regionale.
Adesso la Regione propone una mediazione, o meglio un patto scellerato. C’è spazio per tutti: due impianti per i grandi e sei per i piccoli. Che poi tutto questo avvenga a danno dei siciliani pare secondario.
È necessario ritornare alle solite domande che siamo costretti a riproporre:
1) perché proporre fuori tempo massimo una tecnologia che sta andando irreversibilmente in crisi anche nelle regioni dove ha avuto un ruolo negli ultimi vent’anni, resa insostenibile economicamente dalla crescita del recupero di materia che ha ormai raggiunto percentuali molto alte?
2) come si può proporre come soluzione al problema siciliano, la raccolta differenziata sostanzialmente a zero e le discariche quasi esaurite, con la realizzazione di impianti che, se va bene, entreranno in funzione tra cinque anni?
3) ci si rende conto che la rapidissima evoluzione tecnologica rischia di rendere ancor più vecchia e superata questa scelta prima ancora che gli impianti vengano realizzati?
4) pur ammettendo che stiamo parlando di un dimensionamento relativo alla potenziale parte residuale, che senso ha partire dalla fine?
Comunque la si pensi, un solo dato è oggettivo e indiscutibile: in Sicilia stiamo perdendo l’ennesima occasione perché nessuno sta lavorando alla soluzione del problema quanto piuttosto al sostegno di alcuni interessi particolaristici, e ciò finirà per rinviare ancora una volta le scelte che la Sicilia dovrebbe fare urgentemente per evitare che le proprie strade possano in qualunque momento essere sommerse dai rifiuti.