“Impiccate i marò”, una pagina Facebook sulla quale, come riportato da vari organi di stampa, erano stati pubblicati insulti, foto macabre e commenti agghiaccianti contro Latorre e Girone, i due fucilieri della marina che dopo tre anni di prigionia in India sono in attesa di un verdetto da parte del Tribunale di Amburgo .
Diversi utenti hanno segnalato il gruppo chiedendo la rimozione di una pagina vergognosa che ha ferito anche le famiglie dei due marò, ma secondo gli amministratori del popolare social network, quella pagina rispettava gli standard della comunità e doveva dunque restare online.
Tra i fotomontaggi pubblicati, anche uno che ritraeva i due fucilieri col cappio al collo seguita da questa didascalia: “Qui in India siamo pronti. Stiamo aspettando la burocrazia”.
Purtroppo non è la prima volta che il social network si vede protagonista di scelte quantomeno sconsiderate e assai discutibili, avendo dato spazio a soggetti che inneggiavano alla mafia e al terrorismo, rendendone difficoltosa la rimozione, ma forse è la prima volta che gli amministratori della piattaforma sociale attuano una sorta di vendetta trasversale, un metodo normalmente a ben altri soggetti ascrivibile.
A subirne le conseguenze, la pagina Siamo TUTTI Cretini e Nacle Alessandra Colombo che aveva postato il link alla pagina da segnalare affinchè fosse rimossa.
Una scelta che evidentemente agli amministratori di Facebook non dev’essere piaciuta affatto, visto che di lì a poco, anziché rimuovere la pagina “Impiccate i marò”, hanno preferito bloccare chi segnalava quella vergognosa pagina che era stata ritenuta rispettosa degli standard della comunità e che doveva dunque restare online.
Dopo ulteriori lamentele da parte degli utenti, Facebook ha finalmente ha sbloccato la pagina “Siamo TUTTI Cretini” e l’account di Nacle Alessandra Colombo, che adesso sono nuovamente online, ma continuano a tenere bloccata l’utente alla quale viene impedito di pubblicare sulla propria bacheca.
Quali sono dunque i criteri adottati da Facebook se pagine che inneggiano a mafia e terrorismo o che pubblicano insulti, foto macabre e commenti agghiaccianti contro i due fucilieri della marina sono ritenute rispettose degli standard della comunità, mentre chi segnala, come nel caso di Nacle Alessandra Colombo, è passibile di blocco del profilo o di forme di censura atte ad evitare che possa pubblicare qualcosa sulla propria pagina?
Gli amministratori della piattaforma sociale, alla scelta assai discutibile di mantenere online una pagina che ha suscitato non poche proteste, ne hanno aggiunta una assai vergognosa censurando chi aveva osato lamentarsene. Strana democrazia quella di un social network che pur di tacitare i dissidenti, seppur in maniera incruenta, ricorre ad epurazioni che ricordano i metodi di Pol Pot, il dittatore cambogiano che fu a capo dei famigerati Khmer Rossi…
Gian J. Morici