Se fossi un mafioso mi vergognerei come un cane. Mi vergognerei d’esser tale. Mi vergognerei di quegli esseri meschini che con me fanno affari e non pagano mai. Mi vergognerei di certi “onesti”, quelli che di questa “onestà” hanno fatto il proprio vessillo e in affari con me fanno le peggiori porcate e non le pagano mai.
Mi vergognerei dall’essermi fatto sfruttare da chi con i miei crimini si è arricchito, ha fatto carriera, poi predica, mi giudica (si fa per dire) e non paga i propri misfatti.
Se fossi un mafioso non pagherei io per loro. Non starei a 41bis mentre vivono nelle loro ville, nei loro uffici, con le loro auto di lusso e yacht, frequentando i locali alla moda, con il codazzo dei loro servetti. No, se fossi un mafioso non marcirei in galera lasciando la mia famiglia, con i figli che si devono pure vergognare di me, mentre loro continuano a far la bella vita e a gestire il potere più di quanto non ne avrei gestito io neppure se fossi vissuto cento anni. Sì, se fossi un mafioso mi vergognerei dell’esser tanto imbecille da essermi ridotto così.
Se fossi un mafioso, mi vergognerei dall’aver permesso a certi politici di sporcare la mafia, che pure zozza lo era già di suo.
Se fossi un mafioso, non mi sarei mischiato a simil gentaglia, non avrei permesso che questi pidocchiosi, incapaci persino di un briciolo di coraggio e senza alcuna dignità, si facessero le leggi in autotutela, godessero dell’immunità parlamentare, riuscissero a passare tra le maglie della giustizia con la stessa facilità con la quale un anguilla passa attraverso una rete per tonni.
Se fossi un mafioso mi chiederei dov’è il coraggio quando uccido un bimbo, quando spazzo via le vite dei ragazzi con la droga che commercio. Mi chiederei dove sta il mio onore quando accetto per due soldi sporchi di riempire le mie cave di rifiuti tossici, quando permetto di uccidere così anche le persone a me care nella maniera più subdola e meschina. Mi chiederei dove sta la mia intelligenza quando grazie a questo loro si arricchiscono e io rendo povero e malato il paese in cui vivo, quello di cui mi vanto d’essere signore e padrone.
Se fossi un mafioso non trascorrerei vent’anni di latitanza tra pecore e sterco, con la paura d’essere ucciso o arrestato, mentre i miei complici vivono nel lusso più sfrenato e si possono pure permettere di dire che la mafia fa schifo. Già, come se lo schifoso fossi solo io…
Se fossi un mafioso mi sentirei come il fango che permette al porco di sporcarlo con la propria merda.
Ma forse, se fossi un mafioso, lo sarei solo grazie al fatto che permetterei tutto questo. Che permetterei al porco di guazzar nel fango e nella propria merda e poi, profumato e infiocchettato per partecipare ad un concorso di bellezza, torcere il naso e dire che il fango è sporco.
Contento io, ancor più contento il porco…
Gian J. Morici