Perdono, amici miei lettori. Vi avevo ammannito una “bufala”. Non era la pancia di Crocetta ad entrarci col “caso Tutino”, il suo amico e chirurgo plastico arrestato a Palermo per una storia di identificazioni e qualificazioni di operazioni nei rapporti con il Servizio Sanitario Nazionale (Regione) per il diritto ai rimborsi.
Scusatemi anche per quel giuoco di parole (un po’ sciocco, come tutti i giuochi di parole) tra riduzione della pancia e riduzione del deficit. Ma la colpa non è mia, ma dell’inconsueto quasi – silenzio stampa sull’argomento. Non c’è stato un solo servizio sui giornali con gli abituali riferimenti agli atti processuali. Sapete com’è: uno che non ha certe “entrature” in Procura ci si abitua a leggerle sui giornali e, quando è costretto ad orientarsi solo tra ciò che volenterosamente forniscono i varii siti internet (che non possono essere imbavagliati neanche a Palermo!!) ci si perde e capisce fischi per fiaschi. Vediamo dunque di rimediare. Il caso non è meno interessate: dal punto di vista giuridico, a prescindere dal resto, che lo è assai di più.
Pare, dunque, che questo dott. Tutino, valente chirurgo plastico, si sia specializzato in una operazione singolarissima, anche se di questi tempi probabilmente piuttosto largamente richiesta, relativa non alla pancia, ma ad un’altra parte del corpo, che una certa antiquata verecondia mi impedisce di nominare esplicitamente. Questa operazione ha un nome, non so quanto puntuale ed aderente letteralmente all’effettivo effetto dell’intervento “sbiancamento”. Sbiancamento della “parte” operata.
Non è solo la verecondia che mi impedisce di essere più esplicito. Non è che mi intenda molto di queste moderne diavolerie (o miracoli) della chirurgia. Però lì sullo scaffale avanti a me c’è un volume, opera e dono di un mio amico, valente professore di diritto all’Università Complutense di Madrid: “Blanqueo di capitales..” etc. etc. Blanqueo, letteralmente “sbiancamento”, “pulizia”, ma nell’uso giuridico-penalistico ha il significato del nostro “riciclaggio”.
Ecco, l’operazione in cui è specializzato il Tutino è un “riciclaggio” della parte operata. “Riciclaggio” rende bene l’idea.
Non vado oltre, sempre per quella antiquata verecondia. E pongo quel classico interrogativo “Quid juris?”. Ciò che se ne sa basta a formulare la prima conclusione: la tesi di Tutino, il quale pare che si difenda (e difenda i propri clienti tra cui ci sarebbe, -il condizionale è d’obbligo-, Crocetta) sostenendo che le operazioni in questione non sono di chirurgia estetica” e quindi ne è legittimo il rimborso, ma “funzionale” è tesi tutt’altro che peregrina.
Che il “blanqueo”, il “riciclaggio” della parte in discussione non sia “estetico” mi pare sostenibile. Estetica è concetto legato alla veduta, all’apprezzabilità della figura. Parlare di estetica di una parte su cui non batte il sole, che non si mostra ma si nasconde è di conseguenza impossibile.
Quanto alle “funzionalità” dell’effetto perseguito dal geniale chirurgo, è un’altra cosa! Mi pare che essa non possa essere negata, a meno di non retrocedere al concetto di “contro natura” di questa funzione, usando il quale la Santa Inquisizione perseguitava il peccato di “sodomia”, mandando al rogo chi se ne rendesse responsabile.
Ed allora Tutino ha ragione a pretendere che il Servizio Sanitario Nazionale (ma la gente dice ancora “la mutua”) paghi le sue operazioni. Non lo dico per farmi perdonare la topica del mio precedente articolo e nemmeno per compensare il mio rifiuto di considerare il matrimonio dei gay non una esigenza di libertà ma un po’ infantile tentativo di mimetizzarsi.
Ed allora i gay farebbero bene, invece di organizzare sfilate folkloristiche con la solita partecipazione di gay onorari quali il Sindaco etc., ad occuparsi del caso Tutino e del “blanqueo”, dello sbiancamento di quella certa parte del corpo degli appartenenti alla categoria suoi clienti ed in particolare (se quel che si dice non è fantasia) di Crocetta che autorevolmente tutti li può rappresentare.
Un’ultima considerazione. Io non so, ovviamente, se le imputazioni di Tutino riguardino solo la questione della “funzionalità” o meno dei suoi “sbianchettamenti” (ricordate Forattini?).
Ma se solo di questo si tratta, questo Tutino, magari antipatico per il suo ostentare l’altolocate amicizie, non è poi questo delinquente da incarcerare sulla base della “esteticità” invece che della “funzionalità” dello scopo dei suoi interventi chirurgici. La Procura non ha altro di cui occuparsi? Magari di megadiscariche che puzzano ma fruttano milioni di euro?
E mi sorge il dubbio che la questione vera non sia il “blanqueo” operato dal Tutino, ma, al contrario la solita operazione di “infangamento” del Governatore. Non per ciò che veramente fa, ma per quel tanto che basti a fargli sentire, per ora, il fiato sul collo anche a lui dei veri padroni.
Sapete chi sono.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info