di Silvio D’Auria
A 89 anni è morto a Las Vegas B.B.King, il “re del Blues”. Se ne va uno dei più grandi. Considerato dalla rivista “Rolling Stone” tra i migliori 5 chitarristi di sempre, ha influenzato generazioni di musicisti rock, da Eric Clapton a Stevie Ray Vaughan.
“Se dici Blues, dici B.B.” sosteneva Aaron Neville, leggendario leader dei Neville Brothers, famiglia simbolo di New Orleans. “Lui è the Master, the Grand Master” gli faceva eco Eric Clapton. Dai campi di cotone del Mississippi alle glorie del successo internazionale sui palcoscenici rock, King ha avvicinato milioni di fan al blues ed ha influenzato generazioni di musicisti, vendendo milioni di dischi in tutto il mondo. La leggenda del blues aveva ricevuto il suo 15° Grammy nel 2009, categoria “Blues” con l’album “One Kind Favor”. In un’autobiografia, il musicista, sposato due volte e padre di 15 figli, affermava: “Non campo senza le donne. Ho bisogno delle donne quanto all’aria da respirare e l’acqua di bere. Per tutta la vita – aggiungeva il vecchio King – sono stato perdutamente innamorato delle donne”. Ma il bluesman non si illudeva: “Quante donne possono interessarsi a me per ciò che sono?” si chiedeva affermando “non sono bello, giovane, ricco o sexy, tuttavia desidero ardentemente una donna. Mica sono morto!”.
King amava la sua chitarra come una donna e la presentava col nomignolo, dato nel 1949, di “Lucille” che riusciva a suonare magistralmente. In seguito a una rissa e un incendio in un bar, King fuggì senza chitarra. Tornò per salvarla e seppe che la rissa era scoppiata per amore di una cameriera di nome Lucille. “Con l’eccezione del sesso, solo Lucille mi dà pace”. Il mostro sacro del blues si rivelava modesto sul suo successo: “Per me la musica è stata un divertimento, non un lavoro”, finché un giorno sentì dire da John Lennon che avrebbe voluto suonare la chitarra come lui. Da quel giorno iniziò a prestare più attenzione a ciò che riusciva a fare magicamente con la sua “Lucille”. Indimenticabili i suoi duetti con Eric Clapton o con Bonovox degli U2 (in foto) durante la tournée americana della band irlandese del 1987 che diede vita al film-documentario, diretto da Phil Joanou, “Rattle and Hum” e pubblicato nell’autunno dell’anno successivo dopo il “The Joshua Tree – Tour” (l’album è ancora uno dei più venduti live della musica rock). Da oggi il vecchio bluesman è nell’Olimpo dei mostri sacri del rock. Accanto a Jimi Hendrix, ne siamo certi. GRAZIE B.B., GOD BLESS YOU! (Sil.Dau)