Erano le 18:00 del 9 Gennaio 2004 quando partì dall’Albania verso l’Italia un gommone carico di migranti, che avevano pagato per la traversata 1.500 euro ciascuno. Poche ore dopo l’imbarcazione naufragò in mare aperto nel Golfo di Otranto causando la morte di 21 persone, oltre a 7 dispersi.
Una tragedia evitabile, stando agli accertamenti svolti dalle Autorità albanesi, se solo gli scafisti avessero segnalato per tempo la loro posizione con i razzi presenti a bordo, così da attivare tempestivamente i soccorsi. Infatti, la ricostruzione di quegli eventi dimostrò poi che i mezzi di soccorso in quella notte di tempesta sfiorarono per almeno quattro volte il gommone in avaria con a bordo 39 persone, 11 delle quali soltanto furono tratte in salvo l’indomani mattina.
A distanza di quasi 11 anni da quella tragedia, la Guardia di Finanza di Perugia ha ora individuato ed arrestato uno dei principali responsabili di quel traffico criminale, R.V., quarantenne albanese, condannato a 25 anni di reclusione dal Tribunale di Valona per traffico di esseri umani e ricercato dal 2005 per mezzo di un ordine di cattura internazionale.
A mettere sulle tracce del pericoloso latitante, sospettato di essere tuttora attivo nel traffico internazionale di droga, gli uomini del G.I.C.O. del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Perugia, è stata una paziente attività di osservazione degli spostamenti e delle abitudini di vita di alcuni suoi parenti, domiciliati nel capoluogo umbro.
La rete tesa dalle Fiamme Gialle è scattata così nella serata del 27 dicembre scorso, allorquando venivano notati strani movimenti all’interno di un locale pubblico cittadino, in quel momento frequentato da alcuni soggetti di origine albanese, già noti ai Finanzieri per i loro plurimi precedenti in materia di spaccio di sostanze stupefacenti.
All’atto del controllo uno dei presenti esibiva un passaporto albanese a prima vista assolutamente regolare, risultato intestato ad un nominativo immune da precedenti di polizia.
I successivi approfondimenti, però, confermavano la bontà dell’intuito investigativo dei militari del G.I.C.O. di Perugia: grazie alle impronte digitali presenti nelle banche dati di polizia e al cartellino fotodattiloscopico relativo ad un controllo effettuato dalla Squadra Mobile di Lecce nel 2000, infatti, era possibile identificare la persona sottoposta a controllo nel latitante R.V..
E proprio da quel passaporto prendevano avvio nuove indagini delle Fiamme Gialle perugine, che, attraverso la collaborazione dell’Interpol e della polizia albanese, hanno permesso di appurare che il documento era materialmente autentico, ma riportava la fotografia del latitante abbinata alle generalità di un cittadino albanese incensurato, emigrato nel Regno Unito ed all’oscuro di tutto.
Seguendo queste tracce la polizia albanese è riuscita così ad identificare ed arrestare coloro i quali hanno coperto la latitanza del condannato.
Questa mattina R.V., denunciato anche alla locale Autorità Giudiziaria per i reati di “sostituzione di persona” e “possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi”, ha lasciato il carcere perugino di Capanne per essere estradato in Albania ove sconterà la pena definitiva.