Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù» ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile ed il gallo cantò. E la serva vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli» ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti chiesero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo» ma egli incominciò ad imprecare ed a giurare: «Non conosco quell’uomo che voi dite». Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte» e scoppiò in pianto. Così recita il Vangelo secondo Marco.
E in questa storia, che non pretende d’esser Vangelo, il canto del gallo è strettamente legato ai tradimenti degli amici.
La penna “politically correct” riconosce ciò che conviene scrivere da quello che non conviene. Conosce i calli da pestare e li distingue da quelli che potrebbero finire con il lasciare la propria impronta sul suo sedere. Tradotto in soldoni, fa di necessità virtù ed evita accuratamente quelle strade pericolose che una volta rappresentavano la sfida quotidiana di un buon giornalista.
E se serve accusarti di aver buttato “una polpetta avvelenata” in campagna elettorale pubblicando di un’indagine, archiviata, che vedeva l’on. Riccardo Gallo Afflitto tirato in ballo da un pentito per concorso in omicidio di mafia, ci sta, il gallo ha cantato. Di diverso avviso la giornalista del quotidiano AgrigentoSette, che nel riprendere la nostra notizia evidenzia come l’on. Riccardo Gallo e “Sciabica (il pentito che lo ha accusato – ndr) fossero amici di vecchia data, era un fatto noto a tutti in città. Ma sulle amicizie, di Gallo forse si potrebbe dire che non è proprio fortunato, considerato il rapporto di amicizia e vicinanza politica con l’ex senatore Marcello Dell’Utri, oggi in carcere per scontare una condanna di sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Se con Sciabica ha condiviso gli anni della gioventù, col senatore palermitano amatissimo da Berlusconi, Gallo è stato in grande simbiosi, con scambio reciproco di cordiali visite. E tra tutti i possibili detti sull’amicizia quel che più sembra adattarsi al parlamentare agrigentino è l’agrigentinissimo “amici e guardati” (ovvero “stai attento agli amici” – ndr).
Certamente per chi conosce la realtà dell’informazione, in particolare quella locale, non andrò a dire nulla di nuovo se non spiegare quel che tanti pensano ma che non hanno il coraggio di dire.
L’essere “politically uncorrect” specie nel mondo dell’informazione, significa andare controcorrente e parlare o scrivere di fatti di cui si viene a conoscenza. Tutto questo, se da un lato ha degli aspetti positivi, quali il fare informazione senza pregiudizi e posizioni precostituite dando al lettore la possibilità di conoscere i fatti e di farsi una propria opinione, dall’altro, ha non pochi risvolti negativi specie per chi ha deciso di percorrere la strada dell’informazione che va al di là degli stereotipi, degli interessi dei potentati di turno o della ricerca di facili consensi che nell’epoca dei social e del web vengono espressi in “like” e “click”, nuovi principi attivi per la cura dell’impotenza giornalistica. E il bello è che, a differenza della famosa “pillolina blu”, non occorre neppure presentare una ricetta medica.
Ma la vicenda non era finita e così, dopo aver incassato la solidarietà dell’associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione, ad occuparsi della minaccia di querela da parte dell’onorevole Gallo Afflitto nei riguardi di chi aveva la colpa di aver fatto il proprio dovere informando l’opinione pubblica di una notizia che non andava taciuta, è stato l’osservatorio sui giornalisti minacciati che in data odierna ha pubblicato la notizia.
Chi sul momento aveva scritto di “polpetta avvelenata” in campagna elettorale, affermando che la notizia era quasi inesistente visto che l’indagine era stata archiviata per assoluta mancanza di indizi, trascorso qualche giorno scriveva che si era trattato solo di aver anticipato una notizia che si era pronti a divulgare.
Nel nuovo articolo, l’assoluta mancanza di indizi che avrebbe dato luogo alla richiesta di archiviazione da parte del PM, si trasforma in “mancanza di riscontri da poter vantare in un eventuale giudizio”. Esattamente come avevamo scritto su questo giornale sulla richiesta del PM che aveva così motivato:
“Chiede alla S.V. l’emissione di decreto di archiviazione per inidoneità degli elementi acquisiti ed acquisibile nelle indagini preliminari a sostenere l’accusa in giudizio ex art. 125 disp. att. c.p.p.
Sono infatti notori i requisiti richiesti dalla giurisprudenza della Suprema Corte in tema di valutazione della prova costituita dalla chiamata di correo: nel caso in specie, se non sussistono dubbi circa i requisiti costituiti dalla attendibilità del dichiarante e dalla attendibilità intrinseca della chiamata di correo (desunta dalla spontaneità, verosimiglianza, precisione e completezza della narrazione dei fatti), altrettanto non può dirsi per quanto attiene al terzo requisito, cioè a dire l’esistenza di riscontri esterni, atteso che l’attività d’indagine a riscontro delle dichiarazioni rese da Sciabica Daniele nel corso dei verbali del […], pur confermandone la piena attendibilità, non ha consentito di raccogliere ulteriori ed oggettive conferme alle stesse”
È mai possibile che i giornalisti non si siano neppure accorti che la richiesta di archiviazione presentata al Gip dal Pm, fa riferimento anziché al concorso in omicidio in danno di tale Gambino Pietro, avvenuto in Agrigento il 1 ottobre 1988, al reato di concorso in omicidio commesso in danno di Messina Gerlando, indicandone la data di uccisione nel 1 ottobre 1988 (v. immagine della richiesta)?
Dell’omicidio di Gerlando Messina, zio di Gerlandino, avvenuto il 27 agosto del 1985, si era accusato lo stesso pentito Daniele Sciabica, ma la vicenda per la quale aveva tirato in ballo l’onorevole Riccardo Gallo Afflitto, come risulta da richiesta di rinvio a giudizio per lo stesso Sciabica (v. immagine), riguardava l’omicidio di Gambino Pietro, avvenuto il 1° ottobre 1988 nell’ambito di un regolamento di conti tra le famiglie Grassonelli e Messina.
Cos’è successo dunque? Uno scambio di nome della vittima che non può sfuggire ad un giornalista che ha grande esperienza di nera e giudiziaria?
La richiesta di archiviazione degli atti proposta irregolarmente dal Pubblico Ministero o contenente un errore così palese, potrebbe inficiare la validità del successivo decreto?
Potevano e possono i familiari della vittima proporre opposizione all’archiviazione già decretata alla luce di quello che sembra essere un macroscopico errore?
Questione che non si può certo definire di lana caprina, per la quale sarebbe superfluo il discorrerne, visto che, per le ragioni su esposte, appare rilevante e non manifestamente infondata.
L’eccitazione forse ha portato i “politically correct” a commettere errori ai quali non ha fatto caso. Armati di coltello tra i denti, pardon, di penna o tastiera, gli occhi iniettati di sangue, i giornalisti de quo si sono scaraventati a raccattare confidenze e documenti, nella segreta speranza di lasciare ad altri il compito di cucinare notizie prive di qualsiasi interesse. Si sono lanciati dunque in voli pindarici su polpettoni, trinche e costolette, per soffocare la notizia di un’indagine che aveva visto accusato per concorso in delitto di mafia un parlamentare nazionale.
Ed è nel volo pindarico dell’arte culinaria associata al giornalismo, che fa tenerezza il fanciullino che è in ognuno di noi ma che questa volta si libra felice nel mondo della fantasia in un volo senza paracadute.
Per qualcuno a volte è sufficiente che la notizia sia stata fornita da una testata che coraggiosamente l’ha pubblicata anziché tenersela nel cassetto adducendo astruse motivazioni, per sentire tutti gli effetti della “pillolina blu” del giornalismo che provoca abbondante eiaculazione di parole e ripetuti orgasmi.
E la politica? A parte l’intervento dell’onorevole Marco Marcolin, della Lega Nord, candidato a sindaco di Agrigento, per il quale la notizia non c’era e si trattava di illazioni e schizzi di fango; quello dell’onorevole Lillo Firetto, anch’egli candidato a sindaco di Agrigento, per il quale si trattava di veleni, e qualche personaggio di secondo o terzo piano, i Big della politica tacciono… Un fragoroso silenzio che non suona diverso da quello di chi sapeva…
A quando il nuovo canto del gallo?
Gian J. Morici