Sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma – Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata – ed i poliziotti della locale Squadra Mobile hanno condotto complesse ed articolate investigazioni, all’esito delle quali è stata accertata l’operatività nella Capitale di un agguerrito gruppo criminale, connotato da modalità mafiose, specializzato nel narcotraffico internazionale e resosi responsabile di gravi fatti di sangue avvenuti a Roma.
In particolare, le Fiamme Gialle del G.I.C.O. sono riuscite a ricostruire in maniera analitica le rotte delle ingenti partite di droga importate nella Capitale, pervenendo al sequestro di circa 600 chilogrammi di narcotico tra cocaina e hashish.
Gli esponenti apicali del sodalizio investigato, originari di San Luca, risultano da anni radicati in città, nei quartieri Appio – San Giovanni, Centocelle, Primavalle ed Aurelio, dove possono contare su una fitta rete di connivenze, in grado di garantire completo anonimato e fornire, all’occorrenza, supporto logistico ai latitanti calabresi.
In tale contesto, si inseriscono le catture, in Roma, ad opera dei finanzieri:
- in data 9.1.2014, nella locale via Lucciano, del latitante internazionale M. L. cl. 72, contiguo alla cosca di San Luca (RC), ricercato dal maggio 2012;
- in data 2.10.2013, in zona Prima Porta, del latitante internazionale S. C. E. J., cl. 1970, contiguo a potenti e note cosche di ‘ndrangheta, ricercato dal luglio 2011;
- in data 6.7.2013, presso la Stazione Termini, in partenza per Reggio Calabria, del latitante N. F. cl. 1987, contiguo ad esponenti di note cosche di ‘ndrangheta, ricercato dal dicembre 2012;
Il gruppo criminale, gerarchicamente organizzato, è risultato vantare, peraltro, anche importanti ramificazioni a Genova, Milano e Torino, località ove costituivano consolidate basi logistiche, necessarie al momentaneo stoccaggio delle partite di droga importate.
Le odierne indagini, in sintesi, hanno documentato come la cellula criminale ‘ndranghetista, forte di propri emissari, stanziati in Colombia e Marocco, fosse in grado di trattare, alla pari, con i più agguerriti cartelli di narcos colombiani e risultasse determinata a monopolizzare il mercato della droga capitolino, ponendosi come referente affidabile e competitivo per le altre organizzazioni criminali operanti sul territorio, sia collegate a diverse ‘ndrine calabresi sia per soggetti contigui a clan camorristici del napoletano.
Il tutto per un giro d’affari di decine di milioni di Euro che, inevitabilmente, sarebbero stati immessi nel circuito legale dell’economia, andando ad alterare quelle regole di concorrenza che sovrintendono al regolare andamento del mercato.
In aggiunta, aderendo alla volontà della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma di attribuire ampio respiro alle attività investigative, per il tramite della Direzione Centrale Servizi Antidroga, venivano avviati paralleli approfondimenti anche in Sudamerica e Spagna, dove venivano individuate strutturate basi operative gestite dall’organizzazione criminale investigata.
Parallelamente alle descritte investigazioni, sempre sotto il coordinamento della Distrettuale Antimafia di Roma, la Polizia di Stato ha svolto indagini originate dall’omicidio di V. F., ritenuto il referente sul territorio romano della cosca N., di San Luca (RC) assassinato in Roma il 24 gennaio 2013 con tipiche modalità evocative del metodo mafioso, a opera di un commando di killer formato da M. S., F. P., A. P. e G. C., arrestati dalla Squadra mobile di Roma per il reato di omicidio volontario aggravato dall’art. 7 l. 203/91 per aver agevolato l’operatività della ‘ndrangheta, con articolazioni territoriali operanti in Calabria e nella provincia di Roma.
A seguito dell’arresto, il contributo fornito da un indagato, che aveva ammesso di far parte della ‘ndrangheta calabrese, ha fornito decisivi elementi che hanno consentito di individuare un nucleo direzionale rappresentato da soggetti di elevatissimo spessore criminale, stabilmente dediti al traffico internazionale di stupefacenti ai massimi livelli, e caratterizzato, nel contempo, oltre che dal contesto criminale di appartenenza, dalla disponibilità di armi e da una considerevole potenzialità offensiva; ai sodali sono stati contestati, con l’aggravante del metodo mafioso, i reati di lesioni, ricettazione, estorsione, danneggiamento, favoreggiamento personale, simulazione di reato, possesso e fabbricazione di documenti falsi e porto e detenzione abusiva di armi.
In questo contesto è emerso che il movente dell’omicidio era da ricollegare a contrasti sorti nella spartizione del mercato della droga nella Capitale, gestito da due potenti cosche di ‘ndrangheta di San Luca che avevano trasferito i propri interessi economici a Roma, in particolare quella dei N., rappresentata dai fratelli C., e quella dei P., che faceva capo a G. P.; in città operavano figure di grande rilievo e prestigio criminale, tra le quali M. S., G. P. e B. C.
Proprio G. P. aveva costituito nella Capitale un gruppo di fuoco composto, tra gli altri, da M. S. e da G. C., gravati da precedenti per omicidio. Tra gli episodi loro ascrivibili, va menzionato il ferimento di un marocchino ad Ardea, responsabile di aver occupato illegalmente una abitazione già occupata da un amico di G. P., nonché il ferimento di T. B., carrozziere gambizzato nell’ottobre 2012 per aver mancato di rispetto nei confronti di G. C. e M. S., che si erano recati presso la carrozzeria per rintracciare un parente della vittima che aveva un debito pregresso con F. S., zio di M.
Sempre nel prosieguo delle investigazioni sono state descritte, in maniera dettagliata, le fasi dell’affiliazione e dell’acquisizione delle successive “doti” o “gradi” in seno alla compagine criminale e, nel corso della perquisizione dei locali in uso a uno degli indagati, è stato sequestrato un “arsenale” di armi da fuoco ad alto potenziale, composto da sei pistole, un fucile da caccia, un giubbotto antiproiettile e munizionamento di vario calibro, un quantitativo di sostanza stupefacente e un quaderno ove erano riportati degli appunti, criptati utilizzando un alfabeto non ulteriormente individuato, i quali, opportunamente decifrati dalla Squadra Mobile, hanno svelato i contenuti e gli arcaici meccanismi procedurali che regolano il “rito di affiliazione” alla ‘ndrangheta: l’eccezionalità del rinvenimento del documento, denominato “Codice San Luca”, contenente informazioni la veridicità delle quali era sospesa tra la tradizione e la leggenda, ha dato il nome all’operazione.
Nel corso delle indagini è stato ricostruito e contestato un episodio estorsivo in danno di un imprenditore, consumato mediante utilizzo di armi da fuoco, con la medesima aggravante dell’aver agevolato l’associazione di tipo mafioso denominata “ndrangheta”.
L’odierna attività di p.g. ha visto l’impiego di oltre 450 tra militari della Guardia di Finanza e agenti della Polizia di Stato, con il supporto di elicotteri ed unità cinofile. Valido supporto all’attività della polizia giudiziaria capitolina è stato fornito poi dal personale delle Questure e dei Comandi delle Fiamme Gialle operanti nelle province di Reggio Calabria, Bologna, Torino, Pescara, Terni, Catanzaro, Frosinone e Genova, oltre che dai Reparti Speciali e di Polizia Scientifica, dai “Baschi Verdi” della GDF nonché dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria.
In sintesi, sulla scorta dei consistenti e pregevoli elementi probatori raccolti, in data odierna, la Squadra Mobile di Roma ed il G.I.C.O. della Guardia di Finanza del Nucleo Polizia Tributaria di Roma, hanno dato esecuzione ai provvedimenti emessi dal Tribunale su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.