A lanciare l’allarme di un’epidemia senza precedenti è l’esperto statunitense Tom Frieden, direttore dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, che punta il dito contro chi, a suo dire, avrebbe sottovalutato il numero dei casi verificatisi.
Dopo i primi casi di equipaggi di alcune compagnie aeree che nei giorni scorsi si sono rifiutati di effettuare collegamenti con le nazioni colpite dal virus, arriva la decisione ufficiale da parte di alcune compagnie aeree di sospendere i voli verso i paesi africani.
Martedì era stata la British Airways a sospendere, almeno fino al prossimo anno, i voli per Liberia e Sierra Leone. Nella giornata di ieri, accogliendo la richiesta del governo, è stato il turno dell’Air France che ha deciso di sospendere precauzionalmente i propri voli. Allo stato attuale gli aeroporti delle capitali dei due paesi africani per i collegamenti internazionali possono contare soltanto sui servizi garantiti dalla Royal Air Maroc e dalla Brussels Airlines che, nonostante abbia già cancellato diversi servizi in Liberia, Sierra Leone e Guinea, si è impegnata a garantire tre voli separati per Freetown, Monrovia e Conakry in risposta alla domanda dei passeggeri e per fornire 40 tonnellate di forniture mediche dalle Nazioni Unite. A giorni, dopo aver effettuato questi voli, anche la Brussels Airlines potrebbe decidere di sospendere i collegamenti aerei con i paesi africani sul cui territorio sia stata accertata la presenza del virus.
Mentre Tom Frieden ribadisce come “il mondo non ha mai visto un focolaio come questo”, le cui cifre sarebbero state sottovalutate a causa della mancata segnalazione di molti casi verificatisi in aree interne e disagiate, i ministri della Salute degli Stati dell’Africa occidentale si riuniranno nella giornata di oggi nella capitale del Ghana, Accra, per discutere in merito ai provvedimenti da prendere con urgenza in risposta all’epidemia.
Il timore palesato dai vertici sanitari di molti paesi è quello che il virus possa raggiungere le metropoli dei paesi più industrializzati o le grandi città di paesi in via di espansione (come l’India) e da lì, grazie ai alla facilità dei collegamenti internazionali e intercontinentali, raggiungere il resto del mondo.
Una prospettiva drammatica che spiega l’atmosfera da caccia all’untore che si avverte già negli aeroporti internazionali, laddove i passeggeri – ma anche gli equipaggi delle compagnie aeree – guardano con sospetto quanti provengono da paesi interessati dall’epidemia o presentano sintomi influenzali.
Gian J Morici