Che i confini della geografia politica non rispondano a quelli etnico-culturali è un dato di fatto che non possiamo ignorare, così come non si può ignorare che nel corso dei millenni di storia le nazioni e i loro territori hanno sempre subito enormi cambiamenti. Dall’Impero Romano a quello Ottomano, fino ad arrivare ai nostri giorni con l’annessione della Crimea alla Russia, passando dalla caduta dell’Unione Sovietica, i confini delle nazioni si sono spostati a seguito di accordi o guerre condotte per ragioni economiche, di fede o di solo principio.
L’attuale politica espansionistica di Mosca, in contrapposizione a quella condotta dai paesi NATO, sta ingenerando un’evoluzione degli aspetti geopolitici che riguardano i paesi confinanti con la Russia, visti dal Cremlino come zone cuscinetto alle mire dell’Occidente.
All’impegno delle forze armate russe in Crimea, si aggiunge la necessità di Mosca di dimostrare come l’attenzione verso altri paesi è sempre alta e i territori annessi alla Federazione restano sotto il controllo del Cremlino.
Dopo la cosiddetta “guerra dei cinque giorni, combattuta nel 2008 dalla Georgia da una parte, e da Russia, Ossezia del Sud e Abcasia dall’altra, l’aviazione russa è tornata a sorvolare i cieli della Georgia. Una prova di forza che mira a sconsigliare la velleità di alcune nazioni di entrare a far parte della NATO.
Una guerra senza morti che spesso sfugge anche all’attenzione della stampa, ma che indica come il Cremlino miri a ricostituire quella che fu l’ex URSS.
Le guerre si combattono con le armi, o quantomeno con la minaccia dell’uso delle stesse. Il ritardo di circa cinque mesi da parte della Croazia a portare a termine la consegna ai russi di cinque aerei da combattimento e la ristrutturazione e revisione di sette Mikoyan MiG-21bisD e UMD-model, che vengono revisionati a Odessa, ha costretto il Ministro della Difesa Croato a doverne spiegare la causa, addotta a “problemi tecnici”, precisando che non c’è alcun legame con l’attuale crisi in Ucraina.
Gli aerei da combattimento russi avrebbero dovuto essere integrati con nuove apparecchiature di navigazione e comunicazione CLS e la conversione digitale del segnale analogico. Un progetto da quasi venti milioni di dollari che vede la partecipazione dell’ucraina Ukrspecexport.