La situazione ucraina mette in chiaro un aspetto ormai innegabile. Ci troviamo dinanzi una nuova Guerra Fredda, sperando che solo tale rimanga.
Dopo i falliti tentativi diplomatici di ricucire lo strappo tra Washington e Mosca, non sono mancate le ripercussioni in campo finanziario e le iniziative militari che fanno dell’Ucraina lo scenario d’apertura di un nuovo conflitto tra i paesi NATO e quelli della Federazione Russa. Una situazione ormai troppo compromessa per pensare ottimisticamente che la si possa risolvere senza conseguenze.
Se sul piano militare gli scenari sono ancora tutti aperti, sotto il profilo economico e burocratico la situazione ormai è ogni giorno più chiara. Gli Stati Uniti alle eventuali sanzioni contro la Russia, hanno già iniziato ad applicare misure che regolamenteranno il movimento di cittadini russi all’interno del paese ed eventuali nuovi ingressi. La stessa cosa certamente avverrà sul fronte russo.
Alla minaccia da parte di Putin di non pagare i debiti contratti con le banche statunitensi, mettendo così in ginocchio il sistema economico americano, in risposta Obama ha deciso oggi di applicare le prime misure economiche nei confronti di chiunque, siano essi soggetti fisici o giuridici, minacci la pace, la sicurezza, la stabilità, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, bloccandone tutte le proprietà e gli interessi che hanno negli Stati Uniti.
Una determinazione che unitamente a quelle di sospendere la cooperazione militare NATO-Russia, il ritiro di ambasciatori da parte di entrambi i paesi e l’invio di unità navali e mezzi aerei in aree prossime all’Ucraina, rende sempre più difficile la possibilità che si arrivi a una soluzione diplomatica della crisi.
L’importanza dell’Ucraina per le intelligence
Seppur ufficialmente fino a poco tempo fa veniva data poca importanza da parte degli Stati Uniti all’Ucraina, tanto da non rappresentare una priorità la raccolta dati da parte dell’intelligence statunitense, la Central Intelligence Agency seguiva già da tempo le vicende politiche e aveva delineato un possibile intervento militare russo a seguito di uno sconvolgimento degli scenari politici interni al paese.
La stessa CIA, seppur tardivamente, aveva ritenuto di dover avvisare il governo americano sul possibile intervento militare russo, qualche settimana prima che Putin decidesse di far invadere la Crimea da contingenti militari senza le insegne nazionali russe.
Più scettica al riguardo era la Defense Intelligence Agency del Pentagono, che riteneva improbabile un’azione militare da parte dei russi. Quello che agli occhi di molti appare certo, il fatto che le agenzie americane si sono mosse tardivamente, raccogliendo informazione in maniera lacunosa e senza saper fornire elementi di certezza sull’operato e sulle intenzioni dei russi.
Ad onor del vero, bisogna dire che se anche le agenzie fossero venute preventivamente a conoscenza dei piani russi, il governo americano si sarebbe comunque ritrovato nelle condizioni di non poter agire in maniera incisiva per evitare che Putin invadesse la Crimea.
Ma sono attendibili coloro i quali affermano oggi che l’Ucraina non rientrava tra le priorità delle intelligence statunitensi, visto che in una scala di priorità da 1 a 5 occupava soltanto il quinto posto?
In realtà, da molto prima che iniziassero i disordini e le manifestazioni in Ucraina, le agenzie americane, almeno sedici delle ventidue esistenti tra governative e paragovernative, si erano già messe alacremente al lavoro.
L’Ucraina ha una notevole importanza nella distribuzione del gas russo, visto che l’80% di quello diretto in Europa passa dai gasdotti che attraversano il paese. Ma non è questa l’unica ragione per la quale Mosca dà estrema importanza a quell’area.
Diversamente da quanto sostenuto da docenti universitari che hanno ridotto al “non perderci la faccia” da parte di Putin, le ragioni sono ben altre.
La dissoluzione dell’Unione Sovietica ha comportato un arretramento dei confini della vasta area controllata da Mosca di circa 1.500 km. Questo ha portato alla perdita di posizioni strategiche che prima rientravano all’interno dei confini dell’URSS, seppur divise tra loro da semplici confini amministrativi.
In questo contesto va vista la Crimea e il porto di Sebastopoli concesso da Kiev ai russi che ne hanno fatto la base della loro flotta e che rappresenta l’unica via d’accesso diretta ad altri mari. Ovvio che Putin non voglia correre il rischio di vedersi tagliata fuori questa importante via che permette il controllo di mari altrimenti difficilmente raggiungibili.
La Russia non può quindi che spingere in direzione di una secessione della penisola che porti la Crimea ad una annessione alla Federazione russa garantendo così il controllo di quell’area di particolare valenza strategica.
Resta tuttavia intatto il problema della mancanza di continuità territoriale con la Russia che di fatto, nel caso di uno stravolgimento degli equilibri politici interni all’Ucraina, metterebbe in discussione ogni certezza di controllo dell’importante base navale.
Da ciò il rischio che Putin possa pensare di invadere l’Ucraina.
Quella che potrebbe sembrare una qualsiasi teoria, è in verità supportata da un “confidential” dei servizi americani, dal quale si evince l’importanza dell’Ucraina come partner strategico della NATO e l’apporto dato alle operazioni della coalizione in Iraq, Afghanistan e Kosovo. Il nuovo piano di difesa missilistica europea degli Stati Uniti, includerebbe infatti nuovi siti in Europa centrale e orientale. Da questo contesto, come si evince dal documento, i tentativi della Russia di dominare lo spazio post-sovietico e l’attuale determinazione di Putin a non retrocedere dalla Crimea.
Già da tempo veniva sottolineato il timore che i confini ucraini non fossero sicuri e come un apparente disimpegno statunitense avrebbe incoraggiato la Russia ad esercitare pressioni sull’Ucraina e ad attivare le ONG pro-separatiste in Crimea e altrove. I servizi statunitensi ritenevano attendibili le informazioni secondo le quali l’intelligence russa aveva messo a punto piani per lo smembramento di Ucraina.
Un’eventualità che avrebbe messo a rischio i nuovi piani per la difesa missilistica dell’Europa centrale e orientale,che prevede inoltre la modernizzazione dei siti radar di allarme precoce di Sebastopoli e Mukachevo che entrerebbero a far parte di un sistema europeo globale di difesa antimissile.
Un altro aspetto da non sottovalutare, il fatto che nessun parlamento ucraino ratificherebbe un emendamento alla costituzione che permetterebbe lo stazionamento della flotta russa del Mar Nero al di là 2017. Anche se la Flotta del Mar Nero ha perso in parte la sua importanza strategica, conserva tuttavia una grande importanza per la capacità della Russia di influenzare l’Ucraina.
Gian J. Morici