Ottobre 2013: le autorità di Pechino lanciano un ennesimo grido d’allarme sull’inquinamento della Città imperiale e promettono un piano d’urgenza.
Pechino si trova in una conca, un’ubicazione che impedisce uno smaltimento almeno parziale dell’inquinamento atmosferico, provocato principalmente dalle centrali elettriche a carbone che alimentano la capitale dalle province vicine e, soprattutto, dalla parte esterna della Mongolia. Per limitare tali emissioni Pechino offre a questi governi locali degli “incentivi economici” purché ottengano dei risultati.
Due anni fa le autorità cinesi cercavano ancora di nascondere il degrado della situazione ambientale in Cina nonché le sue conseguenze per la salute. Ora, finalmente, cominciano a pubblicare alcuni indici d’inquinamento. Un cambiamento verificatosi grazie alla pressione popolare manifestatasi su internet tramite microblog.
Emancipazione verde ?
Manifestazioni che riuniscono decine di migliaia di persone sono state organizzate in questi ultimi anni in diverse città di provincia per chiedere l’annullamento di progetti industriali inquinanti. Manifestazioni spinte da un movimento «Verde», ovviamente clandestino, che comincia a formarsi nel paese.
Un movimento che preoccupa le alte sfere pechinesi. E se la popolazione della capitale cominciasse a criticare la politica governativa, la crisi economica e altre “amenità” di uno dei paesi che più controllano la popolazione ed i suoi pensieri?
Ma un regime dittatoriale, che deve per definizione imporre spiegazione a tutto, per seguire i propri intenti, non può che aggrapparsi ad impossibili spiegazioni fino al punto di cadere nel ridicolo. Pare quindi che friggere con una padella “contribuisca in buona parte” all’emissione di micro particelle superinquinanti.
Le alte autorità dimenticano che la popolazione, almeno quella più cittadina, ha accesso ai forum internet nei quali può esternare il proprio dissenso o sarcasmo. Eppure la tv nazionale è riuscita a tacciare i rari produttori agricoli delle vicinanze di Pechino di essere grandi inquinatori. Che i poveri agricoltori siano presunti colpevoli perché filmati davanti ai loro forni a legna?
Diciamocelo, Pechino è una megalopoli di 11 milioni di abitanti e deve ridurre drasticamente talune attività. La popolazione non può restare chiusa in casa e ridurre drasticamente la propria vita.
Il pericolo inquinamento è un dato di fatto. Purtroppo la Cina, che a dir suo vuol ridurre del 25% il livello delle particelle inquinanti entro il 2017, annuncia la misura di voler smantellare circa 500 bancarelle che preparano cibo per strada come gli spiedini di carne. Un annuncio che potrebbe andare nelle rubriche “insolito”, che fa sicuramente sorridere, ma che dimostra una volta ancora quanto i vertici di questo paese siano distaccati dalla realtà. Vietati i barbecue? Certo, sorridiamo tutti. Ma non c’è nulla da sorridere. La Cina vive in un mondo parallelo che c’è chi ha pensato di cambiare radicalmente con le Olimpiadi del 2008. Forse dovevano cambiare prima, soprattutto nell’ambito del rispetto dei diritti umani.
Luisa Pace