Cielo grigio e sprazzi di sole. Le giornate sono ancora molto calde qui a Parigi.
L’antica Lutezia mantiene intatto tutto il suo fascino. Lo dimostrano gli oltre 28 milioni di turisti che ogni anno passeggiano lungo le sponde della Senna. La “più romantica città del globo”, com’è stata definita Parigi, ammalia chiunque si trovi a visitare la Torre Eiffel, il Louvre, Notre Dame de Paris, la Basilica del Sacro Cuore, le Musée du Montparnasse, il Centre Georges Pompidou o a frequentare i tanti locali notturni e ristoranti che vivono quasi esclusivamente di turismo.
Ma se questa è la “più romantica città del globo” che i turisti di tutto il mondo ammirano, c’è un’altra Parigi meno visibile o che di proposito non si vuol vedere.
Basta poco per accorgersi di come la crisi stia incidendo sull’economia della capitale francese e sulla cultura dei parigini.
Un giro di notte lungo le vie cittadine, è il primo segno tangibile del cambiamento in atto. La semioscurità che vi avvolge è uno dei tanti effetti della crisi economica: è necessario risparmiare sull’energia.
Qua e là, si vedono, anche durante il giorno, i giacigli dei clochard. I tanti senzatetto che sempre più numerosi invadono le vie cittadine. Facce curate, abiti che ancora ricordano di momenti migliori della vita di uomini e donne che hanno in breve tempo perso il loro lavoro e si sono trovati all’improvviso in mezzo ad una strada. Qualcuno di loro morirà nelle notti del rigido inverno parigino. Qualcuno verrà ucciso, qualche altro finirà ad alloggiare presso le patrie galere.
Per tutti, un futuro incerto fatto di miseria e di storie che nessuno racconterà. Neppure quel clochard che ogni giorno, qui a Montparnasse, seduto sopra una valigia, dinanzi ad un negozio legge un libro in attesa che un passante gli dia qualche centesimo.
La crisi. Quella stessa crisi che ha portato i dipendenti dell’Hotel Dieu, ospedale pubblico parigino, ad occupare la struttura in segno di protesta contro la chiusura del centro sanitario.
Parigi, con i suoi quasi due milioni e mezzo di abitanti, conta su 9 centri attrezzati per i servizi d’urgenza. Troppo pochi se si pensa che Boston (USA), con poco più di seicentomila abitanti, puo’ fare affidamento su ben 11 strutture pubbliche. Ma nonostante le strutture ospedaliere pubbliche a Parigi siano poche, la crisi non lascia scampo e, secondo la politica, è necessario operare dei tagli.
Alla crisi si aggiungono i problemi legati alla sicurezza e all’ordine pubblico. Notre Dame de Paris. Studenti, turisti e soldati in tenuta da guerra con il dito sul grilletto dei mitra. Non servono ulteriori commenti per comprendere il disagio che si prova nel vedere la “più romantica città del globo” pattugliata da militari armati fino ai denti.
Nonostante un Governo nazionale di centrosinistra, l’aria che si respira sembra quella antecedente al ’42, culminata con le deportazioni degli ebrei verso i campi di sterminio nazisti.
Ad iniziare i lavori di “pulizia razziale”, il ministro dell’Interno francese Manuel Valls che nel corso di in un’intervista alla radio francese ‘France Inter’, ha dichiarato che gli accampamenti illegali in Francia verranno smantellati e i gitani romeni e bulgari verranno espulsi nei loro paesi d’origine.
Valls ha già ordinato ed avviato lo smantellamento di alcuni campi nomadi, tra i quali quello di Lille, nella Francia settentrionale. Uno dei più grandi accampamenti del Paese. L’Europa ha un bel da protestare contro le misure prese dal Ministro. Il cow boy di Francia va avanti nel suo programma.
E mentre grazie ad un modo facile di far politica stigmatizzando lo straniero come causa di tutti i mali, il Fronte Nazionale – organizzazione di estrema destra – vede aumentare i propri simpatizzanti, come già accaduto in Grecia con Alba Dorata – altra organizzazione estremista – si avvertono i primi segnali di un odio razziale che potrebbe ben presto crescere con tutte le conseguenze che è fin troppo facile immaginare.
La Torre Eiffel, il Louvre, Notre Dame de Paris, ma anche lo sceriffo Valls e il suo pugno duro contro i Rom.
Quanto tempo dovrà passare prima che ci si accorga dell’errore?
Gian J. Morici