Lasciavano consultare appunti durante l’esame di guida, oppure si sedevano vicino agli esaminandi per suggerire le risposte, consentendo spesso a persone estranee di sostenere l’esame al posto dei candidati.
In questo e molti altri modi i titolari di alcune scuole guida di Latina e provincia favorivano le persone che, senza averne i requisiti, volevano conseguire la patente di guida.
Chiaramente il trattamento di favore era riservato solo a coloro che pagavano per questo “servizio”: bastavano 3mila euro e l’esame di teoria era superato a pieni voti.
L’organizzazione che ha dato vita a questo fiorente mercato illegale di patenti, è stata smantellata dagli investigatori della sezione polizia stradale del capoluogo laziale con l’operazione denominata “Pay to drive”.
L’indagine, durata quasi due anni, ha portato all’arresto di 14 persone, cinque delle quali sono finite in carcere e nove ai domiciliari. In totale sono 169 gli indagati in stato di libertà e oltre 30mila le ore di video, intercettazioni telefoniche e ambientali registrate dai poliziotti.
Le accuse nei loro confronti sono, a vario titolo, associazione a delinquere, concussione, corruzione, abuso d’ufficio e falsità ideologica.
Nel corso dell’operazione sono state inoltre sequestrate, a più riprese, 50 patenti di guida e 160 fascicoli custoditi presso la motorizzazione civile di Latina. Denunciati anche alcuni medici militari che rilasciavano falsi certificati di idoneità per il rilascio o il rinnovo della patente, anche a persone che non avevano i requisiti fisici, a volte addirittura senza nemmeno aver mai visto i candidati.
Tra gli arrestati pure quattro funzionari della motorizzazione civile che favorivano le pratiche, seguendole fino alla fine del loro iter.
L’indagine ha avuto impulso nel 2010, dopo che la trasmissione televisiva “Striscia la notizia” ha mandato in onda un filmato nel quale alcuni stranieri immigrati denunciavano i fatti.
Gli investigatori hanno verificato che in effetti molti candidati, soprattutto stranieri di origine indiana, che negli anni scorsi hanno conseguito l’abilitazione alla guida, in realtà non sono in grado di comprendere la lingua italiana e inglese, escludendo così la possibilità che possano aver sostenuto l’esame. In qualche caso è stato accertato che qualcuno di essi non poteva nemmeno essere presente fisicamente sul luogo dell’esame.
Per indurre gli stranieri a richiedere i propri “servizi”, l’organizzazione era in grado di provocare la sistematica bocciatura di alcuni di loro, che di conseguenza non avevano altra scelta che pagare.
Con l’operazione “Pay to drive” la polizia ha così posto fine all’attività di un’organizzazione criminale che non solo lucrava con un’attività illecita, ma creava i presupposti per l’incremento della pericolosità nella circolazione stradale. Il gruppo di criminali infatti permetteva di conseguire la patente a persone assolutamente incapaci di comprendere le regole basilari della guida e degli elementi che la regolano, compromettendo così la sicurezza dei cittadini sulle strade