Io antisistema: avevo 18 anni e vendevo l’Unità davanti ai cancelli della
fabbrica il venerdì e la domenica sul corso principale, poi ero segretario
della Fgci dei giovani comunisti. Avevo 22 ed ero segretario di fabbrica della sezione del PCI e facevo parte della segreteria del PCI. Allora Occhetto mi proponeva di fare il deputato nazioale, io non ero d’accordo perché mi
consideravo troppo giovane e temevo di essere schiacciato dal sistema. Negli anni ho sempre lavorato e non mi sono mai candidato a nulla, solo a sindaco in età matura.
Mi ero sempre occupato di politica e non avevo mai preteso nessuna poltrona.
Nell’89 mi sono opposto allo scioglimento del PCI, allora in tanti mi
condannavano perche comunista, perche cattolico, non sono mai piaciuto a
nessuna del due aeree che poi hanno formato il Pd. A quella cattolica perché
non mi ha mai perdonato la mia diversità, a quella comunista perché non
essendo io di cultura leninista, non mi ha mai riconosciuto come sua
espressione. Un bell’affare per un uomo come me, eretico per i cattolici ed
eretico per i comunisti.
Non sono stato mai tra coloro che per dire quale era la propria linea,
aspettavano che uscisse l’Unita’, malgrado mi piacesse molto come giornale – ci ho pure scritto – ma ho sempre ragionato liberamente con la mia testa, aperto al confronto con gli altri. Se sono diventato sindaco per 6 anni , eurodeputato e oggi presidente, qualche dialogo devo averlo aperto. L’unica cosa che non mi è mai piaciuta sono i soprusi, sono come un gatto, rizzo il pelo e reagisco. Il popolo siciliano mi ha eletto per rompere con il vecchio sistema e fare la rivoluzione, e io l’ho cominciata, con uno zainetto, un paio di scarpe da tennis e un megafono sotto il braccio. Qualcuno pensa che essendo diventato presidente, dovrei abbandonare questo stile, cambiare la mia storia personale e cominciare mediazioni non mediabili, pensando che alla fine pur di tenere un posto di potere sono disposto a ogni mediazione. Io sono stato eletto per fare la rivoluzione, rappresento non solo la mia coalizione ma i siciliani, che si aspettano fatti concreti. Abbiamo avviato una rottura e lo racconterò con i nostri pizzini. Adesso io dovrei consegnarmi. Non chiedono un armistizio, ma una resa. Una resa nella quale non c’e’ un dibattito democratico, un programma, si parla solo di imposizioni nei confronti del presidente. Ma un presidente che si fa imporre le cose che presidente è? Io non lo stimerei, e siccome non mi stimerei neppure io, mi dissocio personalmente da questo presidente. Il presidente rimane sempre Rosario Crocetta, eletto dai siciliani, con le sue scarpe da tennis, col suo zainetto e con il megafono sotto al braccio.
Dirigente del Pd ma non servo di qualcuno. Sono disponibile ad avere solo un padrone, il popolo sovrano, che giudicherà se ho fatto bene o male. Se avrò fatto bene mi premierà, se avrò fatto male mi punirà.
Questa è la democrazia e questo è Rosario Crocetta.
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