Benvenuti ad Agrigento, città dei Templi, del sole, del folklore, del mandorlo in fiore, del mare inquinato, delle strade dissestate, dei marciapiedi inesistenti, del randagismo, dell’ospedale fatiscente, della spazzatura lasciata agli angoli delle strade. Città in cui l’acqua costa più della benzina, in cui le forze dell’ordine non intervengono nemmeno se sei palesemente morente davanti ai loro occhi. Benvenuti nella città di Pirandello, indegna e superba, arrogante e menefreghista, bella al primo sguardo, mostruosa nei suoi retroscena. Città in cui “fregare” è meglio di “fare”, che taglia le gambe ai giovani, che toglie e non offre, che sbatte fuori dalla porta i suoi figli e li costringe a non tornare. Una reggia dorata costruita su fondamenta di sabbia. Questa è Agrigento, accorrete a vederla in tutto il suo splendore, ben impalcata all’arrivo di un Papa o di Chicchessia, “al naturale” nei restanti giorni dell’anno. Città che mi ha deluso, spiazzato, annoiato, che mi ha indotto a nutrire un disprezzo che mai avrei immaginato di provare per il luogo in cui sono nata, e pur sapendo che “tutto il mondo è paese”, preferirei girare le spalle e non voltarmi più indietro. Città ipocrita, ci stai rubando ogni speranza! Città piccola, piccola città, grande paese. Paese di “mezz’uomini, ominicchi e quaquaraquà”, paese le cui donne entrano in chiesa per sfoggiare la pelliccia nuova e alla fine della messa domenicale di nuovo tutte a “sparlarsi”. Paese di storia, di archeologia, di conquiste secolari, di guerre, di miti dimenticati, di origini infangate dal presente. Paese delle risse del sabato sera, delle risse tra consiglieri comunali, delle risse alla posta, delle risse in banca, dal salumiere, perché qui tutti vogliono avere sempre ragione. Il Paese degli uomini che hanno Sempre ragione. Il paese in cui se sei ad un evento degustativo o in cui viene offerto qualcosa gratuitamente, meglio se hai mangiato a casa, perché sembra sempre “che gli Agrigentini non ne hanno visto mai”. Il paese degli spioni, dei curiosi, dei vicini impiccioni, del mancato rispetto degli orari di riposo e degli spazi altrui. Il paese della Non-raccolta differenziata, dei frigoriferi, degli scaldabagno e quant’altro gettati nelle spiagge, il paese della Non-palettina e del Non-sacchettino quando il proprio cane sta defecando per strada. Il paese in cui i figli vengono educati dai genitori al mancato rispetto verso la vita animale, verso l’ambiente, verso la natura. Il paese in cui tutti guardano, tutti mormorano, ma nessuno aiuta nessun altro, nessuno collabora, in cui tutti sono giudici irreprensibili e tutti sono tribunali su due gambe. Paese di folklore, di piatti tipici, di dialetto colorito. Paese in cui nessuno muove il deretano per evolversi. E allora, mia cara Agrigento, cambia, i mezzi li possiedi, so che li possiedi, devi solo utilizzarli per le giuste cause! Perché anche se noi “Giurgintani DOC” andiamo matti per la Sagra del Mandorlo in Fiore, poi sentiamo il peso di quei soldini sperperati, durante i restanti 357 giorni dell’anno. Perché dovremmo essere più logici, più pragmatici e meno ingordi e saccenti. Perché le parole “Progresso” e “Civiltà” potrebbero appartenerci, senza doverle temere. E allora alzati, fatti un esame di coscienza e prova a maturare, sempre che la tua vigliaccheria e la tua pigrizia te lo consentano, sempre che i tuoi “cani da guardia” smettano di rosicchiarti le ossa. Alzati e cambia, prima di diventare il fantasma di te stessa. E allora benvenuti ad Agrigento! Welcome! Bienvenue! Bienvenido! Willkommen!