E’ che non c’è molto più da fare. Il sole taglia in due la scalinata. E’ il pomeriggio immobile. Lontano alla risacca il mare è olio. Le bambine scendono i gradini, scompaiono nel sole. Il corrimano di ferro brucia, portano in mano una piccola bottiglia di vetro per giocarci con il mare. Saranno deluse della trasparenza dell’acqua, che credevano blu. Hanno abiti leggeri e neppure si conoscono tra di loro. Si ritroveranno sulla spiaggia, e poi mai più nella vita, forse.
Il caldo è violento, inanimato. Il muro di fronte alla scalinata raccoglie lo sguincio del sole e trasuda. Nei bungalow le coppie giacciono e si avvinghiano come se agonizzassero. E davvero muore senza amore l’ora fissa del pomeriggio, il sole la schiaccia, l’assedia.
Una delle madri ha vestito la sua bambina sbadigliando: Metti il vestito con i fiori, non andare alla spiaggia ora, rimani in albergo.
Poi ha spinto il carrello con stracci e scopettoni ed è andata a rifare le stanze ai piani.
La piccola ha stretto in mano due conchiglie, un sasso, ed è andata verso la luce forte, giù per la scalinata, verso il mare.
La madre di Anna, la più piccola, le ha infilato il vestito di lino grigio con le maniche a sbuffo:
-Non seccarmi ora, vai dove ti pare-
E si è chiusa nella stanza.
Anna ha seguito l’altra bambina.
-Loro fanno così- le ha detto quando l’ha raggiunta
-Così come?-
-Gridano, forse si picchiano. Dicono basta e ancora, non sanno decidersi.-
La grande le ha offerto una conchiglia. Si sono tolte le scarpe e sono entrate in acqua. Il mare è liscio, opprimente. Nessuno le ha viste scomparire.
Non è di quest’ora
La fragilità
Percorre ossa e unghie
E punte di capelli
fini come spighe morenti
non è di questo vento
che scuote gli abiti intorno
al corpo
e gambe incerte che solcano la vita.