Nonostante distino appena qualche centinaio di chilometri, distanze siderali sembrano dividere l’Italia e la Germania. Lo scorso febbraio la cancelliera Angela Merkel annunciava di aver accettato seppure a malincuore le dimissioni del ministro dell’istruzione tedesco, la 57enne Annette Schavan accusata di aver copiato la tesi di dottorato.
Proprio ieri in Italia Silvio Berlusconi è stato condannato in secondo grado per il cosiddetto processo Mediaset, a 4 anni di reclusione, cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, tre anni dal dirigere ogni società ed infine al pagamento di 10 milioni di euro.
Neppure lontanamente Berlusconi è stato sfiorato dal pensiero di dimettersi dalla carica istituzionale e politica che ricopre (Berlusconi occupa uno scranno in Senato) e lo stato maggiore del PDL, lontano dal tacere di fronte a una sentenza tanto attesa quanto scontata nel contenuto, ha ostentato indignazione per quello che ritengono un “accanimento disgustoso” della magistratura verso il povero Berlusconi.
Ghedini ha parlato di “Giudici prevenuti”, mentre per Renato Schifani, ex presidente del Senato, ha affermato che “per una certa magistratura la stagione della pacificazione è ancora lontana, e forse non arriverà mai”.
Una pacificazione che per gli uomini del PDL poteva passare soltanto per un’assoluzione di Berlusconi evitando ulteriori attriti e polemiche tra politica e magistratura. “L’uso politico della giustizia di certi magistrati contro Berlusconi – per Maria Stella Gelmini – non merita commenti: i voti degli italiani evidenziano il pensiero della gente sull’uso distorto della giustizia”.
Come al solito gli italiani si dividono in berlusconiani e antiberlusconiani, con i primi che si scagliano contro la magistratura e “l’uso politico della giustizia di certi magistrati contro Berlusconi”, perché il cavaliere nel bene o nel male è ancora in grado di dividere le coscienze mantenendo sempre forte il suo carisma ed accentrando a sé quel potere che lo pone come padrone indiscusso del PDL.
Per il momento sembrerebbe che le vicende giudiziarie del Cavaliere non debbano influire più di tanto sulla tenuta del governo Letta. Un governo che nato dall’inciucio PD-PDL non potrebbe operare senza che siano rispettati i patti stabiliti tra i due partiti al momento della nascita dell’esecutivo. Lo stesso Berlusconi ha parlato di uno sforzo per separare le proprie vicende giudiziarie da quelle del governo pur affermando che i giudici lo vogliono far fuori. Nel frattempo il PDL sabato 11 maggio scenderà in piazza duomo a Brescia per manifestare a favore del proprio leader.
Da Napoli, intanto, oggi è arrivata l’ennesima tegola giudiziaria per Berlusconi. Un rinvio a giudizio per la compravendita dei senatori al tempo del governo Prodi. Dopo aver dichiarato “non saremo noi a mettere in crisi il governo” prendendosela con i magistrati politicizzati che “mi vorrebbero interdetto e politicamente morto”, Berlusconi ha affermato: “Noi resisteremo per deludere le loro aspettative”, come a voler lasciare intuire che nulla è poi così scontato, neppure la tenuta dello stesso governo. La giustizia, dunque, rischia di essere il tallone di Achille di una coalizione che in senato non ha mancato di lasciar trasparire divisione sull’elezione del Berlusconiano Nitto Francesco Palma quale presidente della commissione giustizia. Eletto senza i voti del PD.
Tuttavia Berlusconi sembra tranquillo poiché sa benissimo che la camera di appartenenza – il Senato della Repubblica dove il M5S non ha la maggioranza e il PD al momento non può tradire in blocco l’alleato di governo pena la caduta di quest’ultimo – non darebbe le autorizzazioni necessarie a procedere ad arresto, perquisizione e privazione della libertà personale. D’altro canto nuove elezioni, visti i sondaggi, potrebbero rafforzare ulteriormente il Cavaliere portandolo da premier alla guida del Paese.
E se Grillo con i suoi veti, dopo aver spinto per l’inciucio, scrive sul proprio blog che “in un qualsiasi Paese democratico un personaggio come Berlusconi sarebbe in carcere o allontanato da ogni carica pubblica, da noi è l’ago della bilancia del Governo, punto di riferimento di Napolitano nel suo doppio settennato, protetto dall’opposizione del pdmenoelle formata a sua immagine e somiglianza, tutelato dai servi che ha nominato in Parlamento, difeso dalle menzogne delle televisioni e dei giornali”, il premier Letta nella giornata odierna ha dichiarato: “Comincia oggi un cammino. Una sola cosa non so: quanto sarà lungo”. Frase misteriosa quella di Enrico Letta che potrebbe prestarsi a diverse interpretazioni. Se da un lato infatti le vicissitudini processuali di Berlusconi potrebbero rafforzare, per la tenuta del governo, l’asse PD-PDL, dall’altro lato potrebbero creare divisioni tali da originare nuove alleanze capaci di poter mettere all’angolo Berlusconi e l’intero PDL.
Quali che siano le future decisioni di Berlusconi e le azioni che le diverse forze politiche dell’intero arco parlamentare metteranno in campo per ridare dignità all’Italia e agli italiani, l’esempio del ministro tedesco Schavan non sembra affatto replicabile in Italia. Da questo punto di vista la Germania sembra sempre più lontana.
Totò Castellana