Nicosia – ll Parlamento di Cipro dice no al prelievo forzoso sui depositi bancari. Con 36 voti contrari e 19 astensioni, in serata è stato bocciato il piano che prevedeva in cambio un salvataggio da 10 miliardi di euro.
“Chi mette i soldi dove ci sono poche tasse si deve assumere i rischi, non possono pagare solo gli europei”. Con queste parole Wolfgang Shäuble, il ministro delle finanze tedesco, aveva risposto ai vertici russi – tra cui Vladimir Putin e il premier Medvedev – critici su un possibile prelievo forzoso dai conti correnti delle banche cipriote in cui proprio i russi hanno depositi milionari. Cipro infatti è un paradiso fiscale facente parte dell’UE, immerso nel mediterraneo ma a poca distanza per i milionari russi. Il premier russo Dimitri Medvedev aveva dichiarato che la tassazione dei depositi bancari ciprioti “sembra una confisca dei soldi altrui”. Storicamente Cipro è stato infatti uno dei primi paesi dove, dopo la caduta del comunismo, i cittadini russi hanno potuto trasferire le proprie società e le loro plusvalenze anche quando in odore di riciclaggio. Il tutto favorito da blandi controlli fiscali e una tassazione vantaggiosa.
Tutto era iniziato la settimana scorsa quando i finanziatori internazionali e il governo cipriota avevano raggiunto un accordo per fissare un’imposta sui depositi bancari. Imposta che si traduceva, in prima battuta, in un prelievo forzoso del 6,75% sui conti bancari sotto i 100.000€ e del 9,9% su quelli che superano questo tetto. Desta scalpore – o forse non ne desta affatto, -che per salvare Cipro dal dissesto economico l’Unione Europea (UE) attraverso la Banca Centrale Europea (BCE) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) a fronte del rilascio di prestito/salvataggio di 10 miliardi chieda che contestualmente i correntisti delle banche cipriote ne versino ben 5,8 ricorrendo di fatto a una patrimoniale.
Il caso “Cipro”, nonostante le rassicurazioni che questo prelievo sarebbe rimasto un caso isolato e quindi non applicabile ad altri paesi dell’Eurozona, desta non poche preoccupazioni visto l’agire dei burocrati e politici europei di fronte a situazioni analoghe come fu la crisi greca. Inoltre Cipro è un piccolo Stato, con poco più di un milione abitanti, che incide solamente per lo 0,5% sul Pil dell’intera Eurozona; una situazione – visti i numeri – facilmente gestibile dalla UE. E invece, il pachiderma rischia di rifuggire dalle proprie responsabilità di fronte al topolino cipriota. La soluzione più auspicabile per una futura Europa più forte e unita, probabilmente sarebbe stata quella di rivalersi su chi fa speculazioni e non sui semplici correntisti delle banche venendo meno alla sacralità della restituzione del deposito.
I 5,8 miliardi di euro – il prelievo forzoso da effettuare – sarebbe pari all’esposizione finanziaria che le banche tedesche avrebbero con Cipro. E mentre da Berlino, fonti governative fanno sapere che nessun aiuto sarà dato senza l’approvazione del piano da parte del parlamento cipriota, la RAF starebbe inviando a Cipro un volo con un milione di euro destinato ai militari britannici. La situazione resta critica. Secondo indiscrezioni il Ministro delle Finanze cipriota, volato a Mosca, avrebbe proposto un accordo alla Russia in base al quale, in cambio di una tassazione compresa tra il 20 e il 30% sui depositi russi, unitamente alla cessione di due banche cipriote, verrebbe concessa ai russi una quota sulla futura società energetica cipriota e ulteriori garanzie su settori strategici quali quello del GAS.
Che l’Europa stia imboccando una strada che potrebbe condurla ad aumentare le disuguaglianze tra i vari Stati, acuendo le differenze socio-economiche e politiche anziché annullarle, è sotto gli occhi di tutti. Non sfugge peraltro che la proposta cipriota al Governo Russo è indicativa di un processo di sfaldamento della UE in cui uno Stato membro, non trovando risposte nelle istituzioni politiche ed economiche comunitarie, si vede costretto a barattare le proprie risorse energetiche per far fronte alle difficoltà.
Germania, Olanda e Finlandia zoccolo duro di questa Europa intransigente, sembrano non comprendere che le politiche dell’austerità e del rigore a tutti i costi stanno soffocando quei Paesi che già erano in forte crisi economica.
Al momento a Nicosia fuori dal parlamento i manifestanti raccoltisi numerosi inveiscono contro la Germania e la Merkel ricordandogli che i ciprioti non sono numeri ma persone.
Totò Castellana