Dopo il crollo di una porzione della campata centrale del viadotto ‘Verdura’ sulla strada statale 115 ‘Sud Occidentale Sicula’ a Ribera, in provincia di Agrigento, mentre la strada rimane interrotta costringendo gli automobilisti ad un percorso più lungo di poche decine di chilometri (ma che impone tempi di percorrenza di oltre 90 minuti viste le condizioni di questo sentiero da capre che ci si ostina a chiamar strada) si prospettano soluzioni in “tempo record” tali da battere il guinness dei primati del popolo delle tartarughe.
Ma, come dicevano i nostri saggi nonni, “chi va piano va sano e va lontano”…
E così il ripristino immediato del collegamento stradale mediante la posa di tubolari in acciaio, atti a garantire il deflusso delle acque e un intervento sull’alveo del fiume – soluzione considerata di estrema urgenza e accolta favorevolmente dagli Enti competenti – prevedono tempi di realizzazione stimati in circa 30-40 giorni.
Sarà anche vero quel che dicevano i nostri nonni, ma quello che non riusciamo a comprendere è il fatto che ai loro tempi per la sostituzione di un ponte in muratura con uno in ferro lungo trenta metri e largo 10 sulla Ventimiglia –Nizza – come mostrato nel video – vennero impiegate appena nove ore di lavoro.
Qualcuno potrebbe giustamente obiettare che un conto è il tempo necessario alla realizzazione di un progetto programmato con grande anticipo, altro il dover far fronte a un imprevisto.
Anche in questo caso a venirci incontro sono i nostri adorati nonni. Che dire infatti di quando, nell’immediato dopo guerra si riusciva in soli 74 giorni – di cui 32 sotto la pioggia- a ricostruire un ponte ferroviario di 270 metri, sul quale transitavano quotidianamente ben 130 convogli ferroviari?
Non prova vergogna la nostra classe politica a mantenere sul sito del Senato la cosiddetta “prova provata” del fatto che chi li ha preceduti oltre mezzo secolo fa mostrava di possedere una ben diversa capacità?
Forse no. E la spiegazione la possiamo trovare in fatti più recenti. Per esempio quando nel 2007 venne realizzata una bretella per “bypassare” il viadotto della Trignina crollato dieci giorni prima.
Senza voler pensare male ricordando che il Ministro delle Infrastrutture era Antonio Di Pietro e il viadotto crollato si trovava a pochi chilometri da Montenero di Bisaccia, il paese dello stesso Di Pietro, possiamo dire che ogni paese ha un suo santo protettore al quale affidarsi. E in questo caso il santo patrono realizzò un doppio miracolo: 1) tempi previsti di appena 15 giorni 2) si riuscì a realizzarlo in soli 10 giorni. Ad Agrigento, città dei due santi patroni, e alla sua provincia, non son rimasti neppure i cherichetti…
L’elenco dei miracoli in Italia e all’estero sarebbe troppo lungo per poterlo documentare in un solo articolo.
Ma una domanda sorge spontanea: la nostra classe politica dirigente, vista l’inettitudine a far “miracoli”, non potrebbe lasciare posto ai santi o ai nostri nonni, i quali, nonostante il motto “chi va piano va sano e va lontano”, non avevano previsto l’eternità e un tour turistico dell’intero universo?
gjm
e il presidente della provincia d’orsi cosa farà ora? dopo la tenda per l’aeroporto mai realizzato metterà la tenda per il viadotto?