Tutto ebbe inizio nel luglio del 2003, quando il discorso di Berlusconi al Parlamento europeo per inaugurare il semestre di presidenza italiana dell’UE fu oggetto di critiche severe da parte di Martin Shultz, allora capo della delegazione socialista tedesca all’assemblea di Strasburgo, il quale puntava il dito soprattutto contro l’alleanza con la Lega Nord. Berlusconi rispose con la celebre e infelice battuta del kapò cui seguì il silenzio dell’aula, la replica di Shultz e la solidarietà al collega espressa dall’allora presidente del Parlamento europeo, il liberale Pat Cox, il quale disse di deplorare “i termini offensivi rivolti al nostro stimato collega, onorevole Schulz”.
Oggi che Berlusconi si appresta a candidarsi per la sesta volta alla guida del governo e Shultz è presidente del Parlamento europeo, i destini dei due tornano ad incrociarsi. Il tenace politico renano, probabilmente, aspettava da quel fatidico luglio di nove anni fa l’occasione per servire a freddo la sua vendetta personale. Berlusconi, dal canto suo, ha trovato sulla sua strada un nuovo nemico europeo, secondo solo all’odiata Merkel e al desaparecido Sarkozy (strano a dirsi, ma in Francia chi perde le elezioni lascia il campo e non si ricandida più alla guida del paese). Nove anni dopo il veterano Martin, parlamentare europeo dal lontano 1994, ricopre una delle cariche più importanti dell’UE, è un punto di riferimento per gli europeisti più convinti e le sue opinioni non passano mai inosservate quando decide di dire la sua sulle questioni riguardanti l’Unione e non solo. Prova ne sia il veto posto al Barroso bis alla guida della Commissione, abbandonato solo dopo lunghe consultazioni al termine delle quali la posizione di Shultz ne è uscita rafforzata. La presidenza del Parlamento europeo non è arrivata per caso.
E così la vendetta, acre e pungente, è arrivata nella forma di una critica forte, una secca bocciatura all’ennesima discesa in campo di Berlusconi. Alla vigilia della consegna del Nobel per la pace all’UE, le parole di Shultz hanno ben poco di pacifico. Il presidente dell’Europarlamento ha detto a proposito di Berlusconi – del quale pare sentisse la mancanza – “e’ il contrario della stabilita’” ed il suo ritorno può essere una minaccia per l’Italia e per l’Europa ”che hanno bisogno di stabilita’ e ha definito il suo ritorno nell’agone politico “un gioco politico molto legato ai suoi interessi particolari”.
I fedelissimi del cavaliere non hanno fatto attendere le loro repliche, manifestando il loro disappunto per la mancanza di imparzialità di Shultz. Pare addirittura che alcuni europarlamentari del PdL abbiano invitato il Partito Popolare Europeo a chiedere le dimissioni di Shultz. Invito caduto nel vuoto, data l’assoluta assenza di reazioni da parte del PPE, e segno che il ritorno di Berlusconi crea non qualche imbarazzo anche nel centrodestra europeo. Cosa avrebbero fatto i socialisti europei se i il Presidente del Parlamento europeo avesse espresso gli stessi giudizi nei confronti si Hollande o di Bersani? C’è da credere che una qualsiasi reazione non si sarebbe fatta attendere.
La bomba di Shultz, peraltro, fa ancor più rumore di fronte ai silenzi di circostanza delle cancellerie europee, rotti dalle manifestazioni di solidarietà a Monti, dalle preoccupazioni per l’instabilità del governo italiano e dal dispiacere per la fine del governo del professore. Monti, in fondo, aveva messo d’accordo un po’ tutti: era apprezzato dalla Merkel e da Hollande – non proprio due che vanno d’amore e d’accordo – rassicurava i disciplinati e insofferenti paesi del nord Europa e dava l’esempio ai meno virtuosi membri meridionali. Le parole di solidarietà a Monti e di apprezzamento per l’operato del suo governo suonano come una critica diretta alla scelta del PdL di togliere il proprio sostegno alla squadra dei tecnici. Non a caso lo stesso Berlusconi ha fatto sapere, in una dichiarazione riportata sul sito del PdL, che “le reazioni eccitate e fuor di luogo di alcuni politici europei e di alcuni quotidiani stranieri alla notizia di un mio impegno rinnovato nella politica italiana risultano offensive non tanto nei miei confronti personali quanto per la libertà di scelta degli italiani”. Il cavaliere è oggi isolato più che mai in Europa. Le pressioni degli altri membri europei e dei mercati avevano portato alle sue dimissioni. Le reazioni all’annuncio della sua candidatura avranno delle sicure ripercussioni in campagna elettorale, a partire da un prevedibile attacco all’Europa e da una deriva antieuropea in linea con le posizioni della Lega.
Un ultimo pensiero sulle parole avvelenate di Shultz. La maggior parte delle critiche espresse dai berlusconiani vertevano sul dovere, per una carica super partes, di astenersi dall’esprimere giudizi sulle vicende politiche di un paese membro. Shultz è stato accusato di ingerenza indebita nelle questioni di un paese democratico, venendo meno al ruolo di rappresentante di tutti i cittadini europei. Non c’è dubbio che le parole del Presidente dell’Europarlamento siano marchiate da un evidente astio personale risalente ai fatti del 2003. In tal senso la loro autorevolezza non può non risentirne. Una reazione più velata – alla Merkel per interdersi – sarebbe stata sicuramente più politicamente corretta. I toni delle parole di Shultz non sono del tutto condivisibili laddove sostiene che, negli anni del suo governo, Berlusconi abbia fatto solo i suoi interessi a scapito degli Italiani (si badi bene, non è il contenuto a non essere condivisibile, bensì il tono paternalistico con il quale uno dei maggiori leader europei dice agli Italiani che non ci hanno capito nulla e che rischiano di farsi prendere in giro ancora una volta).
Eppure colpisce che, dopo sessant’anni di integrazione europea, ancora si pensi che sulle questioni di famiglia gli “altri” non possano mettere bocca. Chi ragiona in questi termini dimostra di non aver ben compreso la realtà di un’Europa in cui le ultime frontiere rimaste sono quelle politiche e culturali. Ciò che succede in Italia o in Spagna interessa tutti gli altri paesi tanto quanto ciò che succede in Lombardia o in Sicilia interessa il resto degli Italiani. Laddove gli interessi dell’Europa siano messi in discussione è lecito, se non anche auspicabile, che qualsiasi cittadino europeo esprima il proprio parere. Ciò al netto della contenuto delle critiche, che può essere condivisibile o meno. Non sarebbe la prima volta, oltre tutto, che all’interno dell’UE vengono manifestate critiche riguardanti le vicende interne di un membro. E’ accaduto con l’Austria di Haider e sta accadendo con l’Ungheria di Orban. Ed era successo a più riprese allo stesso Berlusconi.
Quanto al fatto che tali posizioni vengano espresse da chi dovrebbe rappresentare tutti i cittadini europei, vale la pena di ricordare che costui è anche il principale rappresentante dell’istituzione europea a carattere maggiormente federalista ed è lecito che esprima i propri dubbi circa la possibile deriva antieuropea di uno dei membri fondatori dell’Unione. Il ritorno dell’alleanza con la Lega avvalora questi dubbi e ci riporta al 2003. Pare proprio che nulla sia cambiato.
Alessandro Polito
Alessandro Polito è nato a Reggio Calabria il 16 giugno 1986. Cresciuto ad Agrigento, nel 2007 ha conseguito la laurea in Scienze Storiche e Politiche e successivamente quella magistrale in Relazioni internazionali. Nel 2010 ha frequentato il prestigioso College of Europe a Varsavia, ottenendo un master in European Studies.
Ha svolto diverse esperienze in Italia e all’estero: uno stage al Ministero degli Esteri e al Parlamento europeo; ha lavorato come consulente presso il Ministero del Lavoro nell’ambito della gestione dei fondi strutturali. Attualmente segue uno stage presso la Commissione europea, nella Direzione Generale per l’Impresa.
Iniziamo bene. Berlusconi aveva portato l’Italia a essere la barzelletta del mondo, per poi lasciare a Monti il compito di far piangere lacrime di sangue agli italiani. A cosa sono serviti i nostri sacrifici? Dobbiamo tornare ad avere il presidente del cucù, delle escort e che verrà ricordato per le sue battute a Obama?
Sono semplicemente indignata.
Cinzia
Un breve ma significativo aggiornamento: Joseph Daul, capogruppo del PPE al Parlamento europeo, ha duramente criticato la scelta di far cadere il governo. Anche Mauro, europarlamentare del PdL ha criticato la scelta di far cadere Monti
Ormai da tempo parte degli Italiani assistiamo inermi alle vicende politiche sperando prima o poi qualcosa cambi. Queste mosse repentine dell’ex presidente del consiglio lasciano intendere come ancora una fetta della popolazione abbia gli occhi velati e sia pronta a sostenerne nuovamente la candidatura. Perché mai, altrimenti, la maggioranza degli esponenti del pdl non si sia instradata nella via imboccata della Meloni e da Guido Crosetto?
Forse bisognerebbe toccare il fondo con mano.. solo allora si cominceranno a guardare con serietà tutti questi episodi fino a oggi considerati con leggerezza.
Lo so, sembrerò drastico, ma a me, questa, sembra la triste realtà italiana.
Quanto alle critiche di Martin Shultz, queste, dato il precedente, ritengo che non dovevano essere espresse con questi toni, ma non per una questione istituzionale, quanto per l’effetto controproducente che potrebbero sortire.