Due ore e mezzo di interrogatorio che non ha convinto nessuno. Antonino Baio, 72 anni, imprenditore edile di Favara, ha ammesso di avere ucciso Calogero Palumbo Piccionello, 67 anni, suo compaesano e ricco imprenditore del settore slot machine. Ma non ha saputo fornire, in 150 minuti di duro faccia a faccia con il Gip del Tribunale di Agrigento, Luisa Turco e, soprattutto, il Pubblico ministero, Salvatore Vella, la benchè minima indicazione plausibile su movente e fasi dell’omicidio. Anzi, la vicenda si infittisce di più. Per il presunto assassino, che solo ieri ha confessato di avere ucciso “Lillu Picciuni”, dopo l’iniziale silenzio e un “muro contro muro” con gli investigatori, il movente sarebbe da ricercare in alcuni dissidi sorti negli ultimi mesi. Vicende banali che non vengono rivelate ma che banali restano. Assolutamente prive del benchè minimo appiglio per poter poggiare le fondamenta di un omicidio. Il racconto confuso dell’uomo ha fatto riferimento a dissidi sorti negli ultimi mesi che avrebbero indotto la vittima a parlare male in paese di “U zi Ntò”. Circostanza questa che avrebbe fatto infuriare l’anziano imprenditore che, al culmine dell’esasperazione per questo affronto subìto avrebbe armato la sua mano di un revolver calibro 38 con matricola abrasa, arma clandestina (che già è un’aggravante) per compiere la sua vendetta. Paradossalmente, i dubbi nutriti da investigatori e pubblico ministero sin da subito sono aumentati adesso con l’ammissione della colpa durante l’interrogatorio del presunto assassino. Baio non ricorda la dinamica, non ricorda quanti colpi ha sparato e non ricorda nemmeno le fasi immediatamente precedenti il delitto. Insomma, a parte la “sua” ricostruzione dei fatti, peraltro molto nebulosa, non rimane nulla di certo su movente e modalità dell’assassinio. Ed ogni sua dichiarazione contrasta con gli esiti sommari dell’autopsia. Il sospetto che dura sino ad ora è questo: “U zi Ntò” non sarebbe l’autore del delitto ed avrebbe ideato questa messa in scena per coprire le responsabilità di qualcuno. E di dubbi, i carabinieri del Reparto operativo guidati dal colonnello Leotta e dal capitano Pisciotta e della tenenza di Favara comandati del tenente Treleani, ne nutrivano tanti sin dal primo momento del fattaccio. Ed hanno esposto le loro argomentazioni al sostituto procuratore della Repubblica, Salvatore Vella che ha immediatamente dato seguito e sfogo ai sospetti investigativi. E’ stato disposto lo “Stub”, l’esame tecnico che consente di rilevare tracce di polvere da sparo nelle mani non solo per il presunto assassino ma anche per altre persone tra le quali il figlio di Antonino Baio. I particolari e le novità per certi versi clamorose nell’edizione 48 in edicola oggi di Grandangolo, il giornale di Agrigento, diretto da Franco Castaldo.