21 Dicembre 2024
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1 thought on “Linea 47 (gli manca tanto così) – di Ettore Zanca

  1. “Credevamo che il mondo si fermasse a Torino, tra le vie che costeggiavano tranquille la nostra vita. Un fiume senza piena, libri con finali previsti.”

    “Ma io con la vecchiaia ho imparato che il luogo dove si nasce non è mai collocato con certezza. Noi siamo qualcosa a sud o a nord non per noi stessi, ma per chi ci guarda.”

    “Non aveva nulla da perdere, perchè quando si ha tutto da perdere scappando, o resti e vinci, o muori. Ma se scappi sei morto da vivo per sempre.”

    “Perchè ho parlato con lei? Perchè caro giovane, lei può prendere in giro tutti, sorride, con la bocca, ma gli occhi mancano di qualcosa. Lei è malinconico, ha perso una parte di sè, qualcuno le ha potato un ramo che non era secco. E lei ne avrebbe fatto a meno.”

    Il finale è il messaggio di saggezza e speranza:
    “non c’è nulla di peggio che chiudere la porta quando tutti sono andati via. le risate, l’eco delle cose belle, si agita come un fantasma in casa. e non si sa se abbiamo fatto abbastanza per trattenere quei suoni, per farli nostri, per fare le canzoni che fanno bene alla nostra anima. E quando tra i suoni persi c’è quello di un amore importante, ci si deve incoraggiare da soli, mi creda , non c’è nulla di peggio che ascoltare la propria voce intenta a farsi coraggio da sola. Curi le sue ferite lei che è giovane e lasci andare ciò che non può trattenere, ma non resti mai seduto, zoppichi, stenti, si appoggi, ma provi a camminare. Adesso scendo, è la mia fermata.., scusi se l’ho annoiata.”

    Ancora una volta parli di vita. Una signora anziana che prende gli autobus per parlare con la gente perché nessuno ha interesse a parlare con lei. Lei che avrebbe tante cose da dire, da insegnare, da far comprendere. Esperienza tra tramandare.
    E quello che ha imparato da questo padre allora ostile con chi si recava dal sud nella ricca Torino per lavorare è che non ci possono essere pregiudizi, sentenze lanciate in aria come fossero verità assolute. Che tutti viviamo sotto uno stesso cielo e che nessuno è uguale all’altro.
    Quel sorriso della bocca che non corrispondeva allo sguardo spento, a lei, all’anziana signora non è sfuggito. E allora si. C’è solo bisogno di trovare il coraggio per curare le proprie ferite e andare avanti, anche zoppicando purchè non si getti la spugna e si rimanga seduti a pensare o forse ad aspettare.
    Bellissimo racconto, emozionante, coinvolgente, toccante. Un insegnamento di vita.

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