23 Maggio 2024
Home Giacchino Nicastro: la sanità privata siciliana va potenziata, può creare migliaia di posti in Sicilia

1 thought on “Giacchino Nicastro: la sanità privata siciliana va potenziata, può creare migliaia di posti in Sicilia

  1. Egregio Candidato Nicastro, ho letto la sua proposta e la ringrazio per aver condiviso liberamente le sue idee. Io voglio fare altrettanto. Sono un elettore, keynesiano convinto ma non disprezzo gli scritti di Adam Smith, in particolare quanto quest’ultimo autore ci invitava a riflettere sulla natura dei sentimenti umanti.
    Non condivido la sua proposta.
    La voragine dei conti pubblici della sanità della Sicilia e della Lombardia, le cronache giudiziarie, mi offrono più di uno spunto di riflessione.
    Non si discute che gli imprenditori e gli addetti ai lavori della sanità privata, in alcuni specifici casi, siano più efficienti ed efficaci della sanità pubblica. L’onestà e la capacità professionali non sono causa-effetto della gestione privata o statale: sono, appunto, capacità del singolo.
    Il diritto alla salute e a cure mediche adeguate, appartiene alla categoria dei diritti universali da garantire a tutti gli uomini, indipendentemente dal loro reddito, nazionalità, religione o condizione sociale.
    A mio parere, lo Stato dovrebbe essere sostituito dai privati – a parità di costi per la collettività – solo in determinati casi, ad esempio: quando la copertura del servizio non può essere garantita dallo Stato per questioni legate alla geografia di un territorio, per garantire procedure sanitarie più rapide e snelle in modo da non ingolfare il servizio pubblico ed infine perchè la struttura privata usa metodi e strumenti ancora non presenti nella struttura pubblica territoriale di riferimento (anche per evitare i “viaggi della speranza”)
    Io non credo assolutamente che la proposta di potenziare la sanità privata sia nell’interesse di una comunità, anzi credo il contrario: se la Regione Sicilia troverà il modo di investire nella sanità somme maggiori a quelle già impegnate, lo deve fare esclusivamente nelle strutture pubbliche.
    Il privato, come vuole la stessa natura di impresa e impreditore, deve cercare solamente di occupare quegli “spazi della sanità” lasciati liberi dallo Stato e utilizzando il proprio capitale di rischio, al limite indebitarsi se crede che il tasso di remunerazione degli investimenti gli possa garantire la copertura di tutti i costi ed un normale profitto sostenibile nel tempo.
    A sua volta, lo Stato garantirà procedure burocratiche snelle, garantirà i tempi certi del pagamento delle prestazioni rese in regime di convenzione (sulla base dei migliori costi standard), vigilerà affinchè non esistano conflitti di interesse tra erogatori ed erogati.
    Dobbiamo evitare in tutti i modi possibili che nascano imprenditori della sanità così economicamente potenti da poter condizionare l’attività della pubblica amministrazione.
    E’ nella natura dell’impresa privata costruire monopoli, cartelli, accordi e tutto l’armamentario possibile per condizionare l’ingresso di altri operatori nel mercato di riferimento. Come è nella natura di uno Stato moderno arginare questa tendenza dell’impresa privata, attraverso le autorità di vigilanza e controllo sulla libera concorrrenza.
    Ben venga la proposta di creare azioni sinergiche con le strutture pubbliche, ma avendo in mente due obiettivi precisi: 1) affiancarsi e non sostituirsi allo Stato; 2) garantire la presenza del numero più alto possibile di operatori privati.
    Ripeto, devono essere evitati a tutti i costi la nascita di monopoli e cartelli tra operatori privati, capaci di catturare le autorità di vigilanza.
    Riguardo poi alla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore privato della sanità, non le nascondo il mio scetticismo.
    Se la sua idea è quella di aumentare il numero degli occupati attraverso l’aumento del numero degli operatori della sanità privata, questa idea è corretta: più imprese, più addetti.
    Ma ogni singola impresa assumerà solo e soltanto il numero di addetti che ogni singolo tasso di produttività permette.
    Se invece, la sua idea è quella di aumentare il numero degli addetti senza intervenire sul numero complessivo degli operatori attivi, attraverso ri-capitalizzazioni pubbliche o interventi sui prezzi delle singole prestazioni, alla prima crisi finanziaria del settore avremo nuovi iscritti alle liste di collocamento nello stesso numero dei nuovi occupati.
    Spero voglia chiarire meglio agli elettori le azioni concrete della sua proposta politica.

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