Di Agostino Spataro
Scusate se insisto, ma stanotte (27 settembre 2012) non ho potuto prendere sonno dopo aver visto in Tv “Codice Matrix“, un film scientificamente ben supportato nel quale, per altro, si dimostra che se, l’11 settembre 2001, i servizi USA di controllo del traffico aereo avessero funzionato come si è visto in questa pellicola si sarebbe potuto evitare il disastro delle Torri gemelle. Ma questa è un’altra storia.
Andiamo alla trama del film che ruota attorno al tentativo (riuscito) di vanificare una pericolosa azione terroristica mirata a colpire, con una potente bomba sganciata da un aereo non identificato, una nave metaniera in avvicinamento alla costa orientale degli Stati Uniti per rifornire un impianto di rigassificazione sito in un’area ad alta densità abitativa.
Se la metaniera fosse esplosa- secondo l’esperto della squadra dell’antiterrorismo- si sarebbe formata una nube di gas estesa per un raggio di24 kmla quale, incendiandosi, avrebbe bruciato tutto quello che c’era al di sotto ossia diverse decine di migliaia di persone ignare del pericolo che le sovrastava.
Fiction, dirà qualcuno. Certo. Tuttavia, l’ipotesi prefigurata è considerata realistica da diverse personalità scientifiche ed esperti del settore. Tragicamente realistica.
Per altro, l’attacco terroristico è solo una delle minacce possibili che mettono a rischio la sicurezza di una nave metaniera e perfino di un impianto di rigassificazione. Gli esperti ne hanno elencate altre: dal sisma di forte intensità allo tsunami, dall’errore umano all’incidente.
Per avere un’idea delle conseguenze che anche una “piccola” nuvola di gas può provocare, basta vedere cosa è successo a Viareggio, di tre anni.
Come noto, nella stazione della città toscana, a causa di un incidente, fuoriuscì il contenuto di un vagone di gas (circa30 metri cubi) che produsse una nube micidiale tale da bruciare palazzi e diverse decine di persone, che dormivano nei loro letti, anche a oltre due km di distanza. Un modesto incidente, per quanto assurdo e terribile per le povere vittime e per i loro familiari.
Figurarsi cosa potrebbe succedere se esplodesse una nave metaniera che di metri cubi ne trasporta centinaia di migliaia o un impianto di rigassificazione (come quello che si sta per costruire a Porto Empedocle) che dovrebbe contenerne 8,3 miliardi.
Capirete che a fronte di uno scenario così apocalittico è difficile prendere sonno. Specie per chi, come me e altre centomila persone, vivono a pochi km da Porto Empedocle dove si sta per costruire un rigassificatore targato Enel.
L’unico che si farà in Sicilia giacché quello previsto a Melilli è stato annullato nei giorni scorsi.
Stranezze della vita o punti di vista differenti? C’è chi non dorme pensando ai possibili pericoli del rigassificatore e chi si è costruito una grande carriera politica reclamizzandone i suoi “benefici” effetti.
Come abbiamo visto e letto nel corso di questi anni, i problemi che pone questo tipo d’impianto sono tanti e tutti di gran peso. A cominciare dall’impatto che avrà sulla vicina Valle dei Templi che gli organismi e talune associazioni preposte alla tutela dei beni culturali hanno “dimenticato” di tutelare. Chissà perché?
Problemi gravi che bisogna affrontare invece che aggirare; senza pensare di usare, in un senso o nell’altro, il rigassificatore per rafforzare una posizione di partito, per prendere voti e, peggio ancora, per garantire interessi particolari più o meno meschini.
Oltre la politica e gli affari, si pone una grande questione civile, umanitaria direi, che riguarda la sicurezza, ossia la vita o la morte, del comprensorio centrale agrigentino.
Entro questo ” raggio della morte” (ossia a 30 km da Porto Empedocle) abitiamo oltre 100 mila persone che hanno tutto il diritto di sapere, da autorità competenti, indipendenti e di levatura internazionale (non certo dall’Enel e dai suoi supporter interessati), se e in quale misura questo pericolo esiste e/o può essere evitato al 100%.
Giacché se dovesse persistere qualche incertezza, vorremmo sapere, e vedere in faccia, chi si è assunta la tremenda responsabilità di avere autorizzato un mostro simile.
E che nessuno dei solerti o silenti sostenitori s’inalberi, si infastidisca di fronte alle preoccupazioni, alle legittime domande di sicurezza: di mezzo ci sono la vita nostra, dei nostri figli e nipoti; a nessuno piace rischiare di morire arrostito per far un favore a Enel.
Allarmismo? Personalmente, non abbiamo titoli per affermare una verità contro l’altra. Noi manifestiamo soltanto una grande preoccupazione, ampiamente condivisa, che nessuno, fino ad oggi, ha smentito in modo convincente.
Sarebbe giusto, prima di procedere, incaricare una commissioni di esperti indipendenti, competenti e di diversa formazione e nazionalità per dare una risposta responsabile, chiara e definitiva, al quesito che un po’ tutti assilla: il rigassificatore, le attività connesse di rifornimento e di trasporto sono a rischio zero?
La sicurezza è un insopprimibile diritto dei singoli e delle comunità ed è un dovere dello Stato garantirla. Se non si è sicuri, perché metterla a rischio solo per realizzare una lucrosa (per pochissimi) infrastruttura, pericolosa e superflua, che non servirà alla Sicilia e che, a pieno regime, darà meno di cento posti di lavoro altamente qualificati?
A queste e ad altre domande, visto che siamo in campagna elettorale, pensiamo debbano rispondere, con una presa di posizione chiara (favorevole o contraria), i vari candidati a presidente della Regione, i segretari dei partiti e i singoli candidati, anche per meglio orientarci nel voto che andremo ad esprimere il 28 ottobre.
Agostino Spataro
28 settembre 2012
Condivido le preoccupazioni del sig. Spataro.
Non esistono attività dell’uomo prive di rischio in assoluto. L’evento improbabile ma possibile, il “cigno nero” come lo definisce Nicholas Taleb nel suo bellissimo saggio, esiste sempre. Personalmente, nessuna commissione o ente indipendente potrà mai convincermi che sono stati considerati ed eliminati tutti i rischi possibili, probabili e improbabili.
Il Giappone era una nazione all’avanguardia nella produzione e gestione degli impianti nucleari ma tutti abbiamo assistito all’olocausto che ha colpito quel paese: terremoto e maremoto! In un altro settore, la finanza, la moderna economia aveva incantato il mondo con la promessa di aver eliminato ogni rischio, e siamo stati paracadutati nella peggiore crisi (forse ancora più grave di quella del ’29) dalla quale non capiamo come e quando uscirne (a nulla valgono le tesi rassicuranti dei nostri leader politici).
Detto questo, la questione rigassificatore presenta almeno tre diversi livelli dal quale esaminare il problema. Un primo livello è quello della politica energetica nazionale: siamo importatori netti di energia. Diversificare le fonti di approvvigionamento non è un male, lo diventa quando i territori interessati da impianti di stoccaggio o produzione vengono coinvolti marginalmente nel processo decisionale: soprattutto quando un territorio come quello agrigentino ha la fortuna di possedere beni che sono “patrimonio dell’umanità”.
Un secondo livello, che coinvolge l’intera regione, riguarda la proiezione del nostro futuro. In particolare, Agrigento e la sua provincia, non ha ancora capito cosà fare da grande. Abbandonata l’idea dell’industria pesante, anche per problemi di mancanza di infrastrutture idonee ad avvicinare i mercati globali, da oltre vent’anni discutiamo inutilmente di vocazione turistica del territorio. In questo girotondo di idee e white-paper, il mondo ci ha già sorpassato e noi siamo costretti ad inseguire. Molte aree del mediterraneo, con indicatori economici e sociali simili a quelli nostri, si sono presentati al grande pubblico prima di noi in buona forma e incominciano a raccogliere i frutti di scelte precise.
Al terzo e forse ultimo livello c’è la classe dirigente locale. Ora è inutile che io diventi l’ennesimo portavoce del malcontento generale, ma è pur vero che la sensazione sgradevole che i nostri rappresentanti non capiscano minimamente quali siano le poste in gioco è vera e presente, come è vero che domani sorgerà il sole.
D’altronde, la classe politica è anche una rappresentazione mediata della società civile nel suo complesso.