Programma generale degli eventi dal 21 luglio al 12 ottobre
A cura di Beniamino Biondi, Francesco Catalano, Lia Rocco, Tano Siracusa
E con la collaborazione di Francesco Siracusa per la selezione degli artisti
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Uzak
di Nuri Bilge Ceylan, Turchia, 2003
Il quarantenne Mahumt entra in crisi quando la moglie lo lascia. Suo cugino, Yusuf, si ritrova improvvisamente disoccupato dopo la chiusura della fabbrica dove lavorava. In una nevosa Istanbul, entrambi cercano la salvezza, ma le loro esistenze, così diverse (l’uno troppo nevrotico e urbano e l’altro troppo campagnolo e perditempo), cozzeranno mettendo alla luce apatie, paure, depressioni e compassioni, confusioni di queste due personalità così dissimili, ma che soffrono entrambe per lo stesso male.
Socialmente claustrofobico, girato in economia, lento, ma accuratissimo nei dettagli che delineano perfettamente i due caratteri così opposti, questo film intimo e intenso si è aggiudicato, a Cannes, il France Culture Award per il miglior cineasta straniero dell’anno e il Gran Premio della Giuria.
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Personale di Crizzo
Accostarsi alla pittura di Crizzo è cosa semplice: le tele operano sullo spettatore una immediata – quanto inquietante – fascinazione. Subito però si capisce che l’incontro con le immagini è impari, e non facile. Molte le ragioni.
I volti, gli atteggiamenti ostentano impassibilità: giocano ambiguamente mostrandosi quasi come statue – la scultura nella pittura. Non è un caso che Crizzo, nel suo lento e sicuro procedere verso il risultato pittorico, transiti attraverso il (o parta dal) bozzetto scultoreo. La figura si fa apprezzare – anche per i suoi valori tattili – per l’intero suo sviluppo nello spazio.
I soggetti non accennano ad alcun movimento: si offrono al nostro sguardo come pura, immota presenza.
Lo sguardo libero da pregiudizi (come quello dei bambini) varca la frontiera del piano pittorico e gusta la concretezza statuaria delle figure, la loro enigmatica frammentarietà.
La pittura di Crizzo è dentro il tempo, nel nostro qui e ora, ma ci trascina in un altro tempo che non si esprime, né si misura. Abitato da figure mutile, emergenti dal suolo, frammentarie o chimeriche.
Per Crizzo si può parlare tranquillamente di una pittura classica, e su molti distinti piani di lettura. Non è solo perché attinge al repertorio del Mito: Hypnos, Nyx, Orfeo, Dioskouros… A partire dalle fonti Crizzo congela il racconto, lo rapprende in una immagine significativa, ne condensa i tratti essenziali, ne rende visibile la necessità. E ciò è del tutto coerente col mito, che rifiuta ontologicamente il concetto stesso di tempo lineare, così familiare a noi mortali.
È classica la pittura di Crizzo perché si sottrae volontariamente al mutamento, alle cause, agli effetti. Instaura una distanza con noi che non riusciamo a colmare. È una pittura paradossale, che urta la nostra incredulità, e ci obbliga al ragionamento, o più semplicemente, al pensiero.
Nell’avvicinamento alle tele la pittura di Crizzo si manifesta ai nostri occhi per quello che è: una festa che celebra il dono della vista. Il condensarsi del colore, lo stratificarsi dei tocchi di pennello rivelano quello che si produce da sé, quando l’arte è il frutto di una ricerca autentica, che rifugge ogni maniera o mimesi: uno stile personale in cui si legge – cristallino – tutto il sincero impegno di un autentico artista.
Francesco Catalano
conduce: Beniamino Biondi
con l’intervento di: Francesco Catalano
SABATO 21 LUGLIO ore 19.30
Spazio culturale “Il Funduk”, via Santa Maria Dei Greci, 38(accanto alla chiesa)