Grandangolo – il giornale di Agrigento – diretto da Franco Castaldo nell’edizione 23 in edicola domani sviluppa, in assoluta esclusiva, le ultime vicende che hanno riguardato il gruppo imprenditoriale di Paolo Vivacqua, il ravanusano che aveva costruito un vero e proprio colosso imprenditoriale sfruttando il settore dei metalli, ucciso a Desio nel novembre scorso. Altre perquisizioni effettuate dalla Guardia di finanza hanno consentito di sequestrare ingenti somme di denaro, terreni, case, un elicottero, una pistola, e molto altro ancora.
Si sgretola l’impero della famiglia Vivacqua. Dopo gli arresti delle settimane scorse con la cattura anche dei tre figli dell’imprenditore ravanusano, Antonio, Davide e Gaetano Vivacqua nell’ambito dell’inchiesta “Metalli preziosi” promossa dalla Procura di Milano (il Pm, Bruna Albertini, vecchia conoscenza agrigentina), la Guardia di finanza di Gorgonzola agli ordini del tenente De Santis, ha provveduto, a fine maggio e inizio giugno, ad effettuare ulteriori sequestri di beni. Il bilancio dei beni sequestrati è impressionante: centinaia di milioni di euro tra contanti, titoli e assegni; decine di auto di lusso tra cui una Aston Martin (l’auto di James Bond, tanto per capirci) di 250 mila euro e auto da collezione; un elicottero, terreni, case ed immobili a decine. Un patrimonio ancora incalcolabile tanto è smisurato. E i sequestri sono avvenuti sia nel ravanusano che nel nord Italia, Brianza soprattutto e poi Campania e Sicilia. Ed anche in Svizzera. L’azione dell’autorità giudiziaria è stata implacabile. Sotto tiro anche i prestanome dei Vivacqua che hanno avuto sequestrate persino le abitazioni di residenza. Insomma, un’ecatombe che sembra non essere finita. Per i ravanusani ma anche per una decina di persone finite nell’inchiesta “Metalli preziosi” l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata all’emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, frode fiscale, riciclaggio e una serie di reati finanziari. Le indagini sono durate oltre un anno. In parallelo a questa vicenda si staglia quella di Paolo Vivacqua, l’imprenditore ucciso pochi mesi fa che era uno dei principali indagati. “Paolo Vivacqua – si legge nell’ordinanza – in qualità di amministratore e gestore di fatto di tutte le società coinvolte nell’inchiesta, coordinava e dirigeva tutta l’attività illecita del gruppo, impartendo ordini e direttive, distribuendo il lavoro e gli incarichi, tenendo i contatti con i vari istituti di credito gli Uffici postali di Seregno, Lissone e Carate Brianza ed altri presso i quali venivano prenotati ingenti importi in contante che si recava a prelevare personalmente ovvero tramite i suoi collaboratori-associati, in parte per darli in restituzione ad imprenditori del settore che utilizzavano le fatture false emesse dalle società”. Numerosi gli agrigentini coinvolti: i fratelli Mario ed Enzo Infantino, Calogero Licata Caruso e Giuseppe Biondo. Per due ravanusani, Giovanni Scibetta e Vincenzo Napoli, difesi dall’avvocato Ignazio Valenza, nei prossimi giorni l’interrogatorio in carcere a cura del Pm Albertini.
Ed ancora: un articolo-commento sulla sentenza che ha decretato la condanna del carabiniere Salvatore Rotolo per l’omicidio della compagna, Antonella Alfano soprattutto alla luce delle polemiche scatenate dall’avv. Gioacchino Genchi e la replica del procuratore capo della Repubblica di Agrigento, Renato Di Natale; l’intervistona di Diego Romeo è dedicata ad Amedeo Bruccoleri, titolare della libreria “Capalunga”. Inoltre il giornale affronta temi delicati come il progetto Terra vecchia; la situazione politica in vista delle elezioni regionali e il rigetto delle istanze del boss Lillo Lombardozzi che voleva tornare in libertà prima della scadenza delle sentenze di condanna.