Intervista ad Alberto Tomba
Genio e sregolatezza, amante delle donne e del buon vino: Tomba “la Bomba”, dieci anni di emozioni. Tecnico, potente, elegante e con classe da vendere. Persino il Festival di San Remo si interruppe per mandare in onda le Olimpiadi di Calgary del 1988, slalom seguito da 24 milioni di italiani. E’ sempre stato seguito con tanta passione e affetto, attraeva folle di 30.000 spettatori. Ha portato media e grandi sponsor allo sci italiano, col suo savoir faire da eterno giovane, passionale, carismatico. Con Tomba c’era sempre la notizia anche fuori dal circuito. Grazie a lui l’immagine dello sci é cambiata. Spesso protagonista del gossip anche grazie alla sua relazione con Martina Colombari. Cinque anni di fidanzamento bellissimi: lui lo sportivo più amato del Paese e lei Miss Italia 1991. Secondo alcuni il più grande sciatore di tutti i tempi, di atleti come Tomba ne nasce uno ogni secolo. Conclude la carriera nel 1998 con una vittoria in coppa del mondo a Crans Montana, la numero 50. Oggi Tomba svolge varie attività e molte di queste sono a scopo benefico. Ritratto di un mito.
RISULTATI PIU SIGNIFICATIVI (PALMARES) :
50 vittorie in Coppa del Mondo con 11 vittorie consecutive
89 volte sul Podio – 1 Coppa del Mondo – 8 Coppe di Specialità
3 medaglie d’oro e 2 medaglie d’argento alle Olimpiadi
2 medaglie d’oro e 2 medaglie di bronzo ai Mondiali
Alberto Tomba nasce a Bologna 19 dicembre 1966
Ultima discesa Crans Montana 1998
Si è ritirato dalle gare nel 1998
Ciao Alberto come stai?
«Bene».
Di cosa ti occupi ora e quali sono i progetti per il futuro?
«Dopo il ritiro dalle competizioni ufficiali sono rimasto legato al mondo della neve attraverso la partecipazione ad eventi sciistici internazionali ed ho sviluppato una serie di collaborazioni con i Comitati Olimpici Mondiali, uno su tutti quello di Torino 2006, ma anche Vancouver 2010 ed il comitato Coreano che si è aggiudicato le Olimpiadi Invernali per il 2018. Sto seguendo alcuni progetti per il rilancio di località sciistiche o creazione di vere e proprie realtà di sport d’alta quota, soprattutto nell’Est Europeo dove il movimento sciistico sta crescendo a vista d’occhio. Poi ci sono le esperienze televisive, come quella con Sky durante le Olimpiadi di Vancouver nel Febbraio 2010, un’esperienza che sicuramente ripeterò a Sochi nel 2014. Mi occupo personalmente della promozione dei valori dello sport e dello sci, attraverso attività di mentoring tra i giovani atleti. Anche le mie attività di charity sono parzialmente orientate allo stesso obiettivo: dal 1999 sono membro Fondatore della Laureus Academy & Sport For Good Foundation, un’Associazione internazionale composta dai più grandi atleti dello sport mondiale che si occupa di diffondere i valori e lo spirito sportivo in tutto il mondo (www.laureus.com). Inoltre sostengo alcune piccole Fondazioni italiane, dalla ricerca pediatrica, alla costruzione di strutture di aiuto, ed una serie di orfanotrofi basati nell’Est Europeo».
Dove è nata la passione dello sci e chi ha influito di più sulla tua vita?
«Ringrazio mio padre che ha fatto tanti sacrifici e da quando ero piccolo mi ha sempre seguito. Era lui a portarmi a sciare insieme a mio fratello che è solo di un anno più grande di me.
Scii ancora?
«Non è facile per me andare sulle piste, attiro ancora troppa gente e si “scalda la montagna”.
Esistono ancora dei pregiudizi nei confronti degli sciatori provenienti dalla pianura e non dalla montagna?
«Ma quali pregiudizi? Siamo tutti atleti, con lo stesso obiettivo, da dove arrivi non conta…Se mai ce ne fossero stati ho dimostrato che anche quelli che arrivano dalla città o che si sono fatti le ossa sull’Appennino possono conseguire risultati importanti nello sci. Quando sono arrivato in squadra all’inizio non è stato facile legare con quelli “delle Alpi” diversi per carattere e cultura, ma poi quando hanno visto che facevo sul serio, che amavo la montagna e lo sci, allora sono stato completamente accettato».
Dove ti piaceva andare all’epoca, quali erano le piste più belle?
«Ci sono bellissimi posti in tutto il Mondo, ma le Dolomiti sono ineguagliabili, sono sempre le più belle».
Che differenze ci sono e in che cosa è cambiato lo sci attuale rispetto a quello dei tuoi tempi?
«Oggi si utilizza il carving, lo sci più corto che esiste da 10 anni, che però offre una sciata meno spettacolare e meno tecnica. Inoltre cambiano i tracciati ma non i calendari della Coppa del Mondo che sono sempre quelli da decenni. E’ da tempo che ci vorrebbe una svolta. Dall’anno prossimo proveranno a farla con i nuovi materiali, vedremo…».
L’origine del soprannome “Tomba la bomba” ?
«E’ nato con la vittoria di Calgary (1988). Mi hanno dato come soprannome La Bomba perché fa rima con il mio cognome e poi avevo una sciata potente, e quando vincevo “esplodeva la bomba”. Poi me ne hanno dati tanti altri…Albert-One era uno di quelli che mi piaceva di più.
Eri tecnico, potente ed elegante, quali erano le caratteristiche dello sci di Alberto Tomba ?
«Sì, tutti dicevano che era bello vedermi scendere.Riuscivo a fare una linea diversa dagli altri, più stretta e vicino al palo, rischiavo forse di più, ma poi si vedevano i risultati».
Hai vinto tutto, vanti ancora il record delle tre medaglie in tre edizioni diverse delle Olimpiadi Invernali…
«Sì, quello c’è ancora (ride)».
Che tipo di strategia adottavi per vincere le gare?
«Nella ricognizione di gara forse guardavo il percorso con un occhio diverso dagli altri, la traiettoria diversa delle linee. E poi scherzavo al cancelletto, negli attimi pieni di tensione prima della partenza, ero un estroverso, sapevo sdrammatizzare, forse grazie alle mie origini emiliane… Ho sempre cercato di animare l’ambiente dello sci, che è uno sport duro e scomodo, a 3000 metri di altitudine dove fa freddo e si parla poco».
La manche perfetta?
«Non ce n’è una in particolare. Calgary è stata forse la vittoria più serena per me perché ero un ragazzino e non avevo pressione addosso. Ma se devo scegliere dico le Olimpiadi di Albertville del 1992 e il Mondiale di Sierra Nevada del 1996, e anche qualche vittoria in Coppa del Mondo, quelle in cui recuperavo inaspettatamente.
Il momento più esaltante della tua carriera, le Olimpiadi di Calgary, quelle di Albertville o la vittoria in Coppa del Mondo?
«Ognuno ha il suo fascino, anche l’ultima vittoria in carriera nel 1998. Credo che il momento più esaltante sia stato ai Mondiali di Sierra Nevada, infatti molti Tomba Club ricordano quell’evento pieno di commozione, pianti e gioia. Non l’avevo mai vinto il titolo Mondiale prima per sfortuna, una volta perché ero malato, un’altra volta perché mancava la neve, lo inseguivo da tempo e riuscii a vincerlo nel 1996 con due ori».
Il rimpianto o la delusione più grande?
«L’infortunio alla clavicola nel 1989 quando caddi in Val-d’Isère in super G e persi la stagione».
Avresti continuato e potuto dare di più?
«Pensa che volevo vincere una medaglia d’oro nel 1988 e poi ritirarmi, ne ho vinte due e sono andato avanti per altri 10 anni fino al 1998».
Qual è stato l’avversario più forte che hai incontrato?
«Guarda ce ne sono stati tanti, magari ce ne fosse stato uno solo. Da Stenmark a Mayer compresi Zubriggen, Von Grünigen, Girardelli, Stangassinger, Sykora. Ogni anno ce n’era uno che usciva tipo Accola, l’exploit che ha fatto nel 1992 non sa neanche lui oggi come è successo».
Secondo te qual è stato il più grande sciatore di tutti i tempi?
«Il più grande di tutti è stato Ingemar Stenmark. E’ sempre stato il mio mito e quando, per qualche anno, ho potuto gareggiare con lui per me è stata un’emozione grandissima. Era uno sciatore incredibile ed è una persona fantastica. Siamo ancora molto amici, ci sentiamo spesso e quando l’incontro per me è sempre una grande emozione».
L’emergente Razzoli, emiliano come te, che ha vinto l’oro alle Olimpiadi di Vancouver 2010 potrebbe essere considerato il tuo erede?
«Glielo auguro! É un giovane e promettente ragazzo. Dopo il mio ritiro e quello della Compagnoni non è stato facile per la valanga azzurra, abbiamo vinto più noi da soli, che in tutta la storia dello sci. Ma lasciamo perdere i paragoni e celebriamo le vittorie di oggi».
Visto la tua esperienza che consiglio daresti ai giovani che vogliono seguire le tue orme?
«Di ascoltare più a se stessi e non agli altri perché lo sci è uno sport individuale. Va bene far tesoro delle critiche, ma poi bisogna seguire il proprio istinto. Poi di metterci tanta passione e voglia e fare quanta più esperienza possibile ».
Se tu non avessi fatto lo sciatore quale altra carriera avresti intrapreso?
«Da piccolo andavo matto per le moto da cross, mi piacevano i tuffi, le corse dei 100 metri, il salto in lungo, un po’ di tutto, ma sempre nell’ambito sportivo».
Altre passioni sportive?
«Il golf, ma ho lasciato quando ho finito la carriera. Preferisco fare sport di azione, che brucino calorie e che assomiglino un po’ allo sci».
Musica preferita?
«Musica italiana degli anni 70/80. Mi piace anche il country».
Genere di Film preferiti?
«Azione».
Letture preferite?
«Prediligo libri sui vini».
Hai il titolo di sommelier, ce l’hai ancora la collezione di vini?
«Si, nella mia cantina ho quasi 5000 bottiglie provenienti da tutto il mondo. Dopo il 1992 durante le trasferte ho iniziato a visitare le cantine e la mia passione è cresciuta sempre più…adesso vado un po’ meno, ma conoscere il vino è come l’arte : “impara e mettila da parte” ».
Piatto preferito?
«La pasta».
Ci sveli i segreti per mantenerti in forma?
«L’alimentazione é importante, cammino molto, corro all’aperto e nuoto. Solitamente non mi privo di niente però sto attento alle quantità e naturalmente bevo un bicchiere di vino con moderazione».
Il tuo luogo di vacanza preferito?
«Sicuramente il mare. Si sta bene in Spagna, a Formentera. La Sardegna è sempre bella e ultimamente ho scoperto la Puglia. Direi che in Italia non ci manca niente».
Abbigliamento preferito?
«Casual, jeans, pantaloni, maglione. Mi vesto elegante solo quando c’è una serata speciale».
Il tuo miglior pregio?
«La gente che mi conosce dice che sono “alla buona”, sincero e genuino».
E il tuo peggior difetto?
«A volte sono troppo disponibile, spesso anche con chi non lo merita…e me ne accorgo sempre troppo tardi…”
Una qualità che apprezzi nelle altre persone?
«L’istruzione e la cultura. Io ho interrotto gli studi per lo sci, quindi tante cose le sto imparando adesso a 40 anni, visto che prima non ho avuto modo di approfondire».
Che cosa ti fa arrabbiare di più?
«La falsità degli altri e quando mi descrivono con aggettivi sbagliati solo per fare notizia».
Oltre all’impegno nel sociale, hai mai pensato di scendere in politica?
«Non mi piace la politica, proprio non fa per me».
Come la vedi la situazione politica italiana?
«Conosco Berlusconi da anni, è simpatico ed un amante dello sport. E del Presidente del Consiglio attuale Monti non posso parlare male visto che …ho vinto tante gare sui monti! (ride)».
La stampa ti ha spesso etichettato come un mondano, quanto c’è di vero o di falso?
«C’è la stampa che merita. Ci sono gli inviati che vengono fino in Giappone, in America, che conoscono l’atleta, quella sono bravi professionisti. Invece ci sono quelli che non conoscono lo sci e gli altri sport, e scrivono per riempire le pagine. A volte ho letto notizie totalmente inventate. Ai tempi delle gare oramai non faceva più notizia la vittoria ma il gossip, e alla fine è passata un’immagine di me piuttosto distorta e lontana dalla realtà.
E vero che hai ricevuto proposte per partecipare ai reality show come per esempio “L’isola dei famosi”?
«Sì, praticamente mi hanno contattato tutti i reality degli ultimi anni. Ma non fanno per me così come sono strutturati.Avevo proposto di fare un reality scegliendo direttamente il cast, avrei fatto partecipare solo sportivi che avrebbero dovuto cimentarsi in qualche gara e sarebbe stato più divertente e di livello».
É vero che hai rifiutato 1 milione di euro?
Ho rifiutato il motivo per cui mi avrebbero pagato. Io non venderei mai la mia intimità, a nessun prezzo.
Hai la fama del latin lover, hai avuto delle donne bellissime nella tua vita…
«Sono più quelle che non avete visto perché non le avete conosciute. Per me é importante riconoscere la donna che ti vuole bene per quello che sei al di là del nome».
Sei fidanzato?
«Ieri no, oggi neanche, domani forse».
Donna ideale?
«Dicono che noi uomini cerchiamo sempre una compagna che assomigli alla mamma, ma le generazioni cambiano in fretta e adesso è molto difficile trovare lo stesso tipo di carattere».
Hai mai ricevuto proposte di matrimonio?
«Si ne ho ricevute. Ma anche se credo nella famiglia, non ho nessuna fretta, il 40enne di oggi è un po’ come il 30enne di ieri… ».
Hai intenzione di avere dei figli?
«Al momento no, ma se poi incontro la persona giusta può anche succedere. Sai non é facile per me che ancora viaggio moltissimo, riuscire a gestire la mia vita sentimentale, perché poi se ti innamori la lontananza fa star male ».
Che cosa significa per te la libertà?
«É tanto, è tutto. Ti dà la possibilità di scegliere.
Leggendo la tua biografia sono successi alcuni episodi spiacevoli, quali “passaggi” vorresti cancellare?
«Niente, ognuno è stata una lezione di vita. Poi molti fatti sono stati un po’ ingigantiti, alla fine ho fatto un po’ di bravate, ma ero giovane ed inesperto, e certi sbagli mi sono serviti a crescere e a capire che ci sono anche persone che si approfittano del personaggio».
La coppa lanciata al fotografo?
«Sono stato assolto per quel fatto lo sai? Io i miei trofei li ho sempre lanciati al mio staff dopo le premiazioni. Quella volta lì mi è scivolata e gli ha sfiorato una mano. Gli ho chiesto scusa immediatamente e pubblicamente».
C’é una frase con la quale vorresti essere ricordato un giorno?
«Per me dal 1988 lo sci è solo questo: o vinco o salto. Se non fosse così non sarei stato Tomba “La Bomba”!!! ».
Davide Quaglio Cotti