(Tratto da Grandangolo)
La Direzione Investigativa Antimafia di Agrigento ha sequestrato a Canicatti un patrimonio valutabile in oltre 5 milioni di euro. Il sequestro, eseguito ai sensi della normativa antimafia sull’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati, ha riguardato beni mobili ed immobili di pertinenza dell’indiziato mafioso Calogero Guarneri, sessantatreenne, imprenditore di Canicattì. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Agrigento Sezione Mp, su proposta avanzata dal Sostituto Procuratore Salvatore Leopardi della Procura della Repubblica di Palermo, con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Vittorio Teresi, sulla base delle risultanze info-investigative condotte dalla Sezione D.I.A. di Agrigento. Guarneri è stato arrestato nel marzo 2004, nell’ambito dell’operazione “Alta Mafia” che svelò un intreccio tra criminalità mafiosa e contesto politico-economico nell’agrigentino. Nel giugno 2004, il Tribunale di Agrigento, applicando la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di anni quattro, evidenziava, nella motivazione del provvedimento, la pericolosità sociale dell’uomo, qualificandolo quale capo della famiglia mafiosa canicattinese, dopo la cruenta uccisione del cugino Diego Guarneri classe 1950, avvenuta il 14/10/2000. A conferma del giudizio di pericolosità sociale, Guarneri veniva condannato dal Gup del Tribunale di Palermo, a seguito di giudizio abbreviato, con sentenza del 28/7/2005, alla pena di anni otto di reclusione, tra l’altro, per il reato di cui all’art. 416 bis C.p.. La Corte d’Appello di Palermo con sentenza dell’8.01.2007 rideterminava la pena in anni sei, divenuta definitiva in data 03.12.2007. I giudici hanno ritenuto, in virtù della sua partecipazione all’associazione mafiosa “Cosa Nostra”, che l’interessato aveva acquisito o, comunque, consolidato ed incrementato il proprio potere economico, ed il proprio patrimonio personale grazie alla forza di intimidazione esplicata dall’organizzazione e dai suoi partecipi. Oltre all’aspetto anzidetto, sulla pericolosità sociale del Guarneri, la Direzione Investigativa Antimafia è riuscita a dimostrare, sulla base di complesse ed articolate investigazioni di carattere tecnico-patrimoniale, la sperequazione tra i beni posseduti e nella disponibilità ed i redditi dichiarati e l’attività svolta, e cioè che l’intero patrimonio accumulato nel tempo dal proposto è stato frutto di attività illecita e di reimpiego nel settore economico legale degli arricchimenti illeciti della organizzazione mafiosa. Il provvedimento di sequestro, valutato in oltre 5 milioni di euro, ha riguardato immobili siti nelle province di Caltanissetta e Agrigento, in particolare: 24 terreni, per un’estensione di circa 40 Ha, comprendenti una fattoria con allevamento di ovini, equini, caprini e bovini; distese di frutteti, vigneti e seminativi; fabbricati ed il compendio dei beni relativi a 4 imprese operanti nel settore delle costruzioni, movimento terra e confezionamento di conglomerati cementizi, tutte con sede a Canicattì. Dagli accertamenti effettuati dalla D.I.A. emerge che la principale fonte di sostentamento di tutti i membri della famiglia del proposto è costituita da redditi derivanti dall’attività d’impresa nel settore del calcestruzzo, al centro dell’attività del Guarneri.
