di Aldo Mucci
Nelle dichiarazioni programmatiche, il Presidente Monti ha lasciato intendere le linee dei provvedimenti allo studio, ”Revisione della spesa pubblica, ed il controllo dei costi della politica e degli organismi elettivi, ma anche sulle pensioni, con la riduzione delle ”disparita’di trattamento e privilegi” Al Senato il Consiglio di presidenza, ha deciso all’unanimità di mettere al bando, dalla prossima legislatura, l’attuale sistema di erogazione della pensione per i Senatori di Palazzo Madama dopo cinque anni di mandato.
Anche la Camera dei deputati, sta lavorando in tal senso.
In Sicilia, l’indennità prevista è determinata dalla legge regionale n. 44 del 30 dicembre 1965 in misura pari al trattamento previsto dalla legge n. 1261 del 31 ottobre 1965 per i Parlamentari nazionali. La determinazione dell’importo è rimessa al Consiglio di Presidenza dell’ARS.
Al Deputato viene trattenuta mensilmente una quota – l’8,60%, pari a 1.006,00 euro, più il 2,15% come quota aggiuntiva per la reversibilità, pari a 251,63 euro –, per il pagamento degli assegni vitalizi, come previsto da un apposito Regolamento interno.
In base alle norme contenute in tale Regolamento, il Deputato cessato dal mandato riceve il vitalizio a partire dal 65° anno di età, purché abbia svolto il mandato parlamentare per almeno 10 anni. Il quantum pesa sul bilancio della Regione Siciliana pari a 22 milioni di euro.
All’Assemblea regionale siciliana (erede del Parlamento Siciliano, unica assemblea regionale all’interno dello stato italiano a fregiarsi del titolo di parlamento) dicono che tutto cambierà.
Ci sarà da fidarsi? Non diamolo per scontato, (vedi ricorsi Onorevoli – i quali, pur di non rinunciare al vitalizio maturato come ex deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana hanno fatto ricorso alla Corte dei Conti.) d’altronde noi siciliani siamo i maestri del gattopardismo, all’insegna del tutto cambi perché niente possa cambiare.
Dovremmo cominciare con i politici agrigentini !!