Il commissariamento dell’Asp di Agrigento, in un articolo di Alida Amico su “Centonove” di questa settimana.
“ L’accusa, mossagli dall’assessore regionale alla sanità Massimo Russo, è di avere sforato il budget per l’anno 2010. Per cui adesso Salvatore Olivieri, insieme ad altri 3 colleghi – Salvatore Giuffrida di Messina, Giuseppe Calaciura di Catania e Franco Maniscalco di Siracusa – rischia di perdere la poltrona di direttore generale dell’Asp di Agrigento”…
“Abbiamo acquisito un bel po’ di carte – ha dichiarato lo stesso Lombardo – si tratta comunque di 4 dirigenti di altissimo livello, che hanno dovuto affrontare diversi problemi legati ai debiti delle aziende”…
Sforamenti nell’ordine di milioni di euro: 18 per Messina,16 per Catania , 4 per Agrigento e 900 mila euro riguardano Siracusa…
Ma secondo quanto affermato dal direttore generale Salvatore Olivieri – di origine catanese e ritenuto uno dei migliori manager dell’isola –, lo sforamento non sarebbe di 4 milioni, come riportano i giornali, ma di 1 milione e 200 mila euro.
Una cifra che in rapporto con i circa 700 milioni del budget, rappresenterebbe lo 0,01 per cento. ..
“Ma in questa cifra, confluiscono per lo più i costi della mobilità passiva infra regionale” spiega il direttore generale dell’Asp. I costi della mobilità agrigentina. “Se un paziente residente in questa provincia, vuole curarsi in una struttura pubblica o privata di Palermo o Catania, il conto poi lo paga l’Asp di Agrigento. Ma è una spesa a me non imputabile – aggiunge Olivieri – perché non posso controllare l’evento. Ognuno può andare a curarsi dove e quando vuole…”
Un dato: Nell’anno 2010, gli agrigentini che hanno scelto di farsi curare presso strutture sanitarie di altre province – oppure sono emigrati fuori dall’isola – sono stati tantissimi: con un esborso, per le casse dell’Asp di Agrigento, di circa 111 milioni di euro. ..
“Abbiamo dato nel 2010 circa 11 milioni all’Asp di Caltanissetta – calcola – perché la gente va lì a farsi operare. L’urologia, che è ancora zoppicante, la debbo attivare…” Dietro le cifre della “grande fuga” agrigentina, insomma, c’è soprattutto la latitanza di una intera classe politica locale, che per tanti anni se n’è letteralmente infischiata della salute collettiva…
Ad incentivare l’esodo degli agrigentini, anche il blocco delle assunzioni (comune a tutte le altre Asp siciliane), e che ha comportato in corsia, il valzer dei contratti semestrali a giovani medici (alimentando il precariato sanitario). Quando, nel settembre 2009, il direttore generale Olivieri arrivò all’Asp di Agrigento, c’era un ospedale, il più importante della provincia, il San Giovanni Di Dio del capoluogo, sul quale pendeva l’ordinanza di evacuazione (ed era sotto sequestro per rischio crollo). Mentre nell’altro ospedale di Sciacca, imperversava una gestione “fantasiosa”. “Ho dovuto accorpare 3 aziende sanitarie in una – racconta Olivieri – che è un’operazione molto complessa…”
Comunque, ha centrato tutti gli altri obiettivi, come gli riconoscerebbe anche l’Assessorato…
Un capitolo a parte, meriterebbe “Il tesoretto dei Vip”. Una parte dei fondi, li ha finora recuperati scovando un ingente patrimonio (palazzi e terreni sparsi in tutta Italia), ereditato dall’Asp, e per anni affittato dai suoi predecessori ai vip nostrani, a canoni irrisori…
A schierarsi dalla sua parte, Giovanni Giammanco e Giuseppe Roccaro, rispettivamente coordinatore provinciale e regionale del Tdm, che contestano l’ipotesi che da Palermo, arrivi un commissario all’Asp di Agrigento…
”E’ un provvedimento sbagliato – interviene Giuseppe Roccaro, profondo conoscitore della sanità agrigentina (15 anni fa ha fondato il Tdm) nonchè uno dei principali sostenitori del progetto di riforma sanitaria targata Russo – perché per abbattere l’entità della cosiddetta spesa per la “mobilità passiva”, l’Asp dovrebbe offrire servizi e strutture sanitarie di qualità. Che allo stato attuale, non è in grado di offrire…”
“Il dottor Olivieri – continua il coordinatore regionale del Tdm – è stato sicuramente il manager più operativo che abbiamo conosciuto negli ultimi 15 anni. Anche se ha ereditato un contesto difficile, con servizi sanitari, specialmente quelli territoriali, che sono i peggiori di tutta la Sicilia. Tant’è che nell’agrigentino, non avevamo nessuna struttura pubblica accreditabile sul territorio. Il commissariamento – paventa Roccaro – sarebbe deleterio, in quanto bloccherebbe il processo già avviato”…
Mentre Salvatore Pezzino, già presidente della Consulta pastorale sociale diocesana e tra i promotori di un “cartello” di associazioni e sindacati, che si batte per realizzare nei locali dismessi dell’ex ospedale S. Giovanni di Dio, una “Cittadella della salute”, è tranchant. “Per come questa discussione si sta sviluppando, sull’ipotesi di allontanamento del dottor Olivieri, mi sembra abbastanza indecente…
Secondo Pezzino, la brutta sensazione, è che si voglia tenere il dottor Olivieri a bagnomaria…”.
È di oggi (6 settembre)), la notizia della rimozione di Olivieri e del commissariamento dell’Asp agrigentina.
Paradossalmente, Lombardo comunque ha elogiato il lavoro dei quattro dirigenti sanitari. “Questi manager hanno ottenuto risultati strepitosi. Se partiamo dal deficit che hanno trovato, compresi molti debiti legati alle precedenti e in qualche caso disastrose gestioni dobbiamo esprimere loro una gratitudine impareggiabile. Alcuni di loro, nonostante sforzi e impegno si sono trovati di fronte a buchi di bilancio non dipendenti dalla loro capacità o volontà. Questo deficit è stato determinato nella mobilità e cioè dal fatto che i pazienti del loro territorio sono andati a farsi curare negli ospedali della stessa provincia e questi ospedali non hanno trasmesso il flusso e i numeri all’azienda che non ha potuto fare i conti e quindi aggiustarli. Purtroppo la legge che regolamenta il sistema sanitario prevede in questi casi la sostituzione”.